1099: la conquista di Gerusalemme
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1099: il massacro di Gerusalemme

I cristiani erano entrati in Gerusalemme un venerdì alla stessa ora in cui Gesù Cristo era morto sulla croce. Questo momento memorabile avrebbe dovuto infondere nei loro cuori sentimenti di misericordia ma, infuriati per le minacce e gli insulti dei musulmani ed amareggiati per i mali che avevano sofferto durante l'assedio, riempirono Gerusalemme di sangue e lutti.

Presto la carneficina divenne generale e coloro che erano scampati al ferro dei soldati di Goffredo di Buglione e di Tancredi d'Altavilla, correvano davanti ai Crociati che volevano annegarli nel loro stesso sangue. Gerusalemme non aveva alcun rifugio per i vinti: i musulmani vennero massacrati nelle strade e nelle case; alcuni tentarono di sfuggire alla morte gettandosi dai bastioni, altri corsero a rifugiarsi nei palazzi, torri e moschee, dove speravano di sottrarsi al giudizio dei cristiani.

I Crociati poi entrarono nella Moschea di Omar dove si erano rifugiati molti musulmani e rinnovarono il massacro. In mezzo al più orribile tumulto, non si sentivano altro che gemiti e grida di morte; i vincitori camminavano sui mucchi di cadaveri per raggiungere coloro che cercavano invano di fuggire. All'interno e sotto il portico della moschea, il sangue raggiungeva le ginocchia.

Nel mezzo della carneficina, i cristiani di Gerusalemme, ai quali i Crociati erano venuti a spezzare le catene, arrivarono correndo incontro ai vincitori ed offrirono loro il cibo che erano riusciti a nascondere ai musulmani. Alla vista dei loro fratelli che avevano liberato, i pellegrini ricordarono che erano venuti innanzitutto per venerare la tomba di Gesù Cristo.

Goffredo di Buglione, che si era astenuto dal bagno di sangue dopo la vittoria, lasciò i suoi compagni e, seguito da tre servi, andò a piedi nudi e disarmato nella Chiesa del Santo Sepolcro. Ben presto la notizia di questo atto di devozione si diffuse nell'esercito cristiano e subito tutte le vendette e tutte le furie si placarono; i Crociati si spogliarono dei loro abiti coperti di sangue e, guidati dal clero, si incamminarono insieme, a piedi nudi e capo scoperto, verso la Chiesa della Resurrezione.

Quando l'esercito cristiano era ben raccolto attorno al santuario, cominciò a calare la notte. Il silenzio regnava nelle piazze della Città Santa; si sentivano solo i canti di penitenza. I Crociati mostravano una devozione così forte che sembrava che fossero venuti a prendere d'assalto Gerusalemme solo per pregare.

Il pio zelo dei cristiani fece sospendere la carneficina, ma alcuni capi ritenevano necessario, per incutere il terrore nei musulmani, uccidere tutti quelli che avevano difeso Gerusalemme, invece che tenerli prigionieri. Si prevedeva inoltre l'arrivo di un esercito egiziano e la paura di una nuova minaccia chiuse il loro cuore alla pietà. Nel loro consiglio venne proposta la condanna a morte per tutti i musulmani che erano rimasti in città.

Il fanatismo prevalse: tutti i nemici che erano stati risparmiati alla carneficina e tutti coloro che erano stati salvati nella speranza di un ricco riscatto, furono uccisi. Né il pianto delle donne, né le grida dei bambini, né il luogo in cui Gesù Cristo aveva perdonato i suoi carnefici, poterono placare l'ira dei vincitori.

Tale era la frenesia di vendetta che la carneficina fu così grande che si potevano vedere cadaveri ammucchiati, non solo nei palazzi, templi e strade, ma anche nei luoghi più solitari e nascosti. Quei Crociati la cui anima non si era chiusa al sentimento generoso, non riuscirono a fermare la furia dell'esercito che intendeva vendicare la propria religione insultata.

300 musulmani che si erano rifugiati nella Moschea di Omar vennero sacrificati il giorno dopo la conquista, nonostante le preghiere di Tancredi, che aveva innalzato la sua bandiera per sospendere il massacro nel rispetto delle leggi dell'onore e della cavalleria.


il saccheggio di Gerusalemme

I musulmani che si erano rifugiati nella fortezza di David furono gli unici a scampare alla carneficina. Raimondo di Saint Gilles e Tolosa accettò la loro resa, anche se questo atto di umanità sembrò così strano alla maggior parte dei Crociati.

La carneficina proseguì fino alla settimana successiva. Alcuni storici ritengono che il numero dei musulmani uccisi a Gerusalemme fu di oltre 70.000. Anche gli ebrei non vennero risparmiati: la sinagoga dove si erano rifugiati venne incendiata e tutti morirono tra le fiamme.

Tuttavia, i cadaveri accatastati dappertutto ed il sangue che colava nelle strade e nelle moschee, potevano dar luogo ad una pestilenza. I capi diedero l'ordine di ripulire la città e la furia ed il desiderio di vendetta dei soldati cristiani si placò.

Alcuni prigionieri musulmani che erano scampati alle spade dei vincitori solo per cadere in una terribile schiavitù, vennero incaricati di seppellire i corpi straziati dei loro amici e fratelli. Vennero aiutati in questo doloroso incarico dai soldati di Raimondo di Saint Gilles e Tolosa che erano entrati a Gerusalemme per ultimi e che, avendo avuto solo una piccola parte di bottino, ancora cercavano tra i cadaveri dei nemici.

Presto la città di Gerusalemme prese un nuovo aspetto. Nello spazio di pochi giorni erano cambiati gli abitanti, le leggi e la religione. Prima della conquista, i Crociati avevano concordato che ogni soldato sarebbe rimasto proprietario della casa o edificio in cui sarebbe entrato per primo: una croce, uno scudo, o qualsiasi altro segno posto sulla porta, sarebbe stato il segno del suo possesso.

Questo diritto di proprietà venne rispettato anche dai soldati desiderosi di saccheggiare e improvvisamente il più grande ordine venne a regnare in una città che era appena stata liberata dagli orrori della guerra.

Parte dei tesori presi agli infedeli venne utilizzata per soccorrere i poveri e gli orfani e per decorare gli altari di Gesù Cristo. Le lampade, i candelabri d'oro e d'argento ed ricchi ornamenti che erano nella moschea di Omar, divennero bottino di Tancredi il quale condivise queste immense ricchezze con Goffredo di Buglione, che aveva scelto come suo Signore.

Poi i Crociati, non appena allontanarono il loro sguardo dai tesori guadagnati con il loro valore, poterono godere di una vittoria per loro ancora più importante: era la Vera Croce di Cristo. I cristiani intrappolati nella città la avevano trafugata ai musulmani durante l'assedio.

La sua vista provocò il più vivo trasporto tra i pellegrini: erano così felici che sembrava che vi avessero visto sopra inchiodato il corpo di Gesù Cristo. La sfilarono in trionfo per le vie di Gerusalemme e poi la rimisero nella Chiesa della Risurrezione.


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