1147: la Crociata di Luigi VII
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Mentre i Crociati tedeschi si riunivano a Ratisbona, la città di Metz fu il punto di incontro in Francia. Le strade che portavano a queste due città per diversi mesi erano piene di pellegrini. Molti si incontravano anche nei porti delle Fiandre e in Italia, dove raggiungevano la flotta pronta a partire per l'Oriente.


Luigi VII (dipinto di Emile Signol)

Il Pontefice aveva raccomandato ai baroni ed ai cavalieri di non portare né cani né falchi da caccia perché, abbandonando il lusso dei loro castelli, accettavano di prendere le vesti della penitenza. Si sperava così che tutti i guerrieri seguissero l'esempio e che nel corso del santo pellegrinaggio sotto le bandiere della croce, la lussuria e la dissolutezza non si mostrassero insieme al pentimento ed alla pietà!

La sfida più grande era quella di trovare il denaro per sopportare le spese della guerra. Coloro che per una disabilità o per situazioni particolari, restavano in Europa, contribuivano con le loro offerte alle spese per la Crociata. A quel tempo, un gran numero di credenti che morivano senza aver visto Gerusalemme, lasciavano in eredità una somma per i pellegrinaggi d'Oriente. Tutti questi doni erano considerevoli, ma non erano sufficienti a mantenere un grande esercito. Per ottenere altro denaro, Luigi VII fu costretto a chiedere dei prestiti e ad aumentare le tasse.

Con l'avvicinarsi della sua partenza, Luigi VII si recò a Saint-Denis a prendere la famosa orifiamma che i Re di Francia portavano in battaglia. Il Re, inginocchiato davanti all'altare, implorò la protezione del Santo Apostolo di Francia e quella dei suoi pii antenati i cui resti riposavano nello stesso luogo.


Luigi VII si mette in marcia

Il Papa, che era venuto a Saint-Denis, mise il regno di Francia sotto la protezione della Chiesa ed offrì a Luigi VII la bisaccia ed il bastone, segni del suo pellegrinaggio. Dopo la cerimonia, Luigi partì, accompagnato dalla regina Eleonora e da gran parte della sua corte.

L'Abate Sugerio lo abbracciò e pianse, non potendo trattenere le lacrime. Per il dolore causato dalla partenza del Re, la gente rivolse al cielo delle preghiere per il buon esito della sua spedizione contro gli infedeli e soprattutto per il suo ritorno tra i suoi sudditi. Luigi VII lasciò Metz alla testa di 100.000 pellegrini e marciò verso Costantinopoli, dove si doveva incontrare con gli altri soldati di Cristo.

1147: il percorso dei francesi

Durante il loro viaggio i Franchi si rivelarono meno dirompenti dei tedeschi e furono trattati meglio dai popoli che trovarono sul loro cammino. Quando arrivarono in Ungheria, il popolo di questo paese li accolse come fratelli e la presenza di Luigi VII ovunque ispirava rispetto.

In ogni città che attraversavano, i Crociati incontravano gli ambasciatori dell'Imperatore di Costantinopoli che si inchinavano davanti Re di Francia e lo elogiavano nei modi più fantasiosi. Ma, con l'avvicinarsi dei Franchi, Manuele I Comneno cominciò a tremare nel suo palazzo. I grandi dell'Impero Bizantino andarono, su suo ordine, alle porte di Costantinopoli per ricevere il monarca francese che, informato dei timori dell'Imperatore, per tranquillizzarlo, andò al palazzo imperiale senza scorta.


Luigi VII

Nel loro primo colloquio, i due Principi si testimoniato reciproca amicizia. Il Re di Francia venne ricevuto dallo stesso Imperatore, che gli andò incontro e lo abbracciò. I due Principi avevano circa la stessa età e differivano solo per gli usi e per l'abbigliamento. Si sedettero su due troni uguali e conversarono per mezzo di un interprete. Manuele chiese al Re quali erano le sue intenzioni, aggiungendo che lui desiderava solo ciò che Dio voleva e gli permetteva tutto pur di fargli effettuare il suo pellegrinaggio.

Durante il soggiorno dei Crociati francesi a Costantinopoli, l'Imperatore Manuele non risparmiò nessuno sforzo per ottenere l'affetto di Luigi VII e dei suoi baroni. Gli piaceva mostrare loro il lusso della sua corte e le meraviglie della sua capitale e visitò persino il campo di pellegrini promettendo loro tutto l'aiuto necessario.

Tuttavia rimaneva l'odio profondo tra Bizantini e Latini; mille circostanze lo potevano far aumentare e nulla lo poteva estinguere o almeno addolcirlo. I Crociati Franchi ritenevano che le manifestazioni di amicizia di Manuele prima o poi si sarebbero trasformate in tradimento e, quando l'Imperatore chiese ai baroni di giurargli fedeltà e rimettere nelle sue mani le città bizantine che sarebbero state riconquistate dalle armate Crociate, proposero nel Consiglio di Luigi VII di catturare Costantinopoli.


Luigi VII arriva a Costantinopoli

In Consiglio, Godefroy de la Rochetaillée, Vescovo di Langres disse:
“Avete sentito? I Greci ci propongono di riconoscere il loro Impero e di sottometterci alle loro leggi: così la debolezza dovrebbe comandare la forza, la codardia il coraggio!
Ma cosa ha fatto questa nazione? Che cosa hanno fatto i suoi antenati per mostrare così tanto orgoglio?
Per non parlare delle insidie che si sono moltiplicate sul nostro cammino. Abbiamo visto i sacerdoti di Bisanzio, mescolando il disprezzo all'oltraggio, purificare con il fuoco gli altari dove i nostri sacerdoti avevano celebrato.
Ora ci stanno chiedendo ora di disconoscere i nostri giuramenti d'onore. Non è il momento di vendicare il tradimento e respingere gli insulti
Per troppo tempo Costantinopoli è stata una barriera sgradita tra noi ed i nostri fratelli in Palestina e finora i Crociati hanno dovuto soffrire più a causa dei loro amici traditori che per i loro nemici. Noi dobbiamo infine aprirci un libero cammino verso l'Asia.
I Greci, si sa, hanno lasciato cadere nelle mani degli infedeli la tomba di Gesù Cristo e tutte le città cristiane d'Oriente. Costantinopoli, senza dubbio, sarà presto preda dei turchi e dei barbari e, per la sua vile debolezza, un giorno ai turchi si apriranno le porte dell'Occidente.
Gli Imperatori di Bisanzio non sanno difendere le loro province e non vogliono che qualcuno le difenda al posto loro. Hanno sempre fermato il generoso impegno dei soldati della croce e, ancora una volta, questo Imperatore ci offre il suo sostegno; in realtà vuole giocare i Latini e derubarli delle loro conquiste nel Principato di Antiochia ed inoltre vuole offrire gli eserciti cristiani ai Saraceni.
Facciamo in fretta ad evitare la nostra rovina per colpa di questi traditori, non lasciamo dietro di noi una città insolente e gelosa che cerca solo il mezzo di distruggerci. Dal momento che la guerra che facciamo è santa, non vi sembra giusto utilizzare tutti i mezzi per avere successo?
La necessità, la patria, la religione ci comanda di fare ciò che vi propongo. Gli acquedotti che forniscono acqua alla città sono in nostro potere e ci offrono un modo semplice per sottomettere la sua popolazione. I soldati di Manuele non possono sopportare la vista dei nostri battaglioni. Una parte delle mura e delle torri di Costantinopoli sono crollate davanti a noi, come per una sorta di miracolo. Sembra che Dio stesso ci chiami nella città di Costantino e che ci abbia aperto le sue porte come aveva aperto ai nostri padri quelle di Edessa, Antiochia e Gerusalemme”.


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