1162: il Regno di Amalrico I
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1162: l'incoronazione di Amalrico I

Nel 1162, alla morte di Baldovino III, suo fratello Amalrico divenne il nuovo Re di Gerusalemme. Si temeva in quest'ultimo un'avarizia disastrosa per il popolo, un'ambizione pericolosa per il Regno, un orgoglio insopportabile per i signori e baroni.


Auger de Balben
Gran Maestro dei Cavalieri di San Giovanni

Questi difetti erano esagerati dall'odio e soprattutto dalle pretese segrete di alcuni pretendenti alla corona di Gerusalemme. Questi suggerirono di cambiare l'ordine di successione al trono e scegliere un Re che, nei giorni di pericolo, più di Amalrico meritava l'amore e la fiducia dei cristiani.

Stava per scoppiare una guerra civile, quando Auger de Balben, Gran Maestro dei Cavalieri di San Giovanni, affermò che il diritto di successione era la salvaguardia del regno, aggiungendo che “chi vuole cambiare l'ordine stabilito, vuole, come il traditore Giuda, consegnare il Salvatore del mondo ai suoi nemici”.

I suoi discorsi, supportati dalla presenza delle truppe che si erano unite ad Amalrico per difendere la sua causa, riportarono la pace e la concordia, così che il fratello di Baldovino venne incoronato Re di Gerusalemme.


incoronazione di Almarico I

Amalrico, non appena salito al trono, indirizzò tutti i suoi impegni verso l'Egitto, indebolito dalle proprie divisioni e dalle vittorie dei cristiani.

Il califfo del Cairo aveva rifiutato di pagare il tributo che doveva ai vincitori di Ascalona ed il nuovo Re di Gerusalemme si mise alla testa del suo esercito, attraversò il deserto, portò il terrore delle sue armate sulle rive del Nilo e, procedendo di conquista in conquista, non fece ritorno nel suo regno se non dopo aver costretto gli egiziani a pagare il tributo per la pace.

1163: la guerra civile in Egitto

L'Egitto era a quel tempo teatro di una guerra civile. Da molto tempo Al-Adid, il Califfo Fatimide del Cairo, chiuso nel suo harem, non era più come quei guerrieri da cui derivava la sua origine. Spossato dalla mollezza e dai piaceri, aveva abbandonato il potere ai suoi Visir. Questi si disputavano sul campo di battaglia il diritto di governare sul popolo egiziano.

Dal 1121 al 1162 si erano succeduti sette Visir; ciascuno di questi, per far trionfare la sua causa, invocava di volta in volta l'aiuto dei potenti vicini, così che sulle rive del Nilo tutto era una gran confusione di alleanze.

Nel 1163, lo schiavo Shawar, che nel mezzo di queste rivoluzioni era salito dall'umile condizione di servo a quella di Visir, era stato sconfitto e sostituito da Dirgham, un ufficiale delle milizie egiziane. Shawar, costretto a fuggire, si rifugiò a Damasco dove chiese aiuto a Norandino, promettendogli un notevole tributo se gli avesse fornito delle truppe per proteggere il suo ritorno in Egitto.

Norandino accolse le preghiere di Shawar e decise di inviare sulle rive del Nilo un esercito comandato da Shirkuh, il più abile dei suoi generali. Il Visir Dirgham non tardò ad essere informato dei progetti di Shawar e dei preparativi che stava facendo Norandino. Così chiamò le armate dei cristiani di Palestina alle quali, giurando di dare loro i suoi tesori, chiese che lo aiutassero a mantenere il suo potere.


Al-Adid, il Califfo Fatimide del Cairo

Mentre il Re di Gerusalemme, sedotto da questa promessa, raccoglieva il suo esercito, Shawar, accompagnato dalle truppe di Norandino, attraversò il deserto ed arrivò in Egitto. Dirgham, che gli andò incontro, fu sconfitto dai Siriani del generale Shirkuh e perse la vita in battaglia.

Presto la città del Cairo aprì le porte al vincitore. Shawar versò fiumi di sangue nella capitale per garantire il suo trionfo, ricevendo tra la costernazione generale persino le congratulazioni del Califfo.

Tuttavia non tardò ad insorgere la discordia tra il generale di Norandino, che ogni giorno alzava il prezzo dei suoi servigi e Shawar, che Shirkuh accusava di tradimento e di ingratitudine. Il nuovo Visir Shawar tentò invano di allontanare i musulmani Siriani: riceveva solo minacce, tanto che alla fine la città del Cairo si trovò ad essere assediata proprio dai suoi liberatori.

A questo punto l'ultima speranza del Visir era nei guerrieri cristiani; così che fece al Re di Gerusalemme le stesse promesse che aveva fatto a Norandino. Amalrico, che voleva entrare in Egitto a qualsiasi costo, iniziò a difendere Shawar, impiegando lo stesso esercito che il Visir Dirgham aveva chiamato per combattere Shawar. Amalrico, una volta arrivato sulle rive del Nilo, riunì le sue truppe a quelle del Visir e assediò il generale Shirkuh che si era ritirato nella città di Bilbays.

Il generale di Norandino per tre mesi resistette a tutti gli attacchi dei cristiani ed egiziani uniti e quando il Re di Gerusalemme gli offrì la pace, per tutta risposta Shirkuh gli chiese il pagamento dei costi della guerra.

Ma, dopo una trattativa in cui aveva mostrato tutto l'orgoglio di un conquistatore, Shirkuh lasciò Bilbays minacciando ancora i cristiani, e ricondusse il suo esercito a Damasco, carico di bottino.

1164: la battaglia di Harim

Mentre Amalrico proseguiva la sua guerra in Egitto, le province di Antiochia e di Tripoli si trovarono esposte agli attacchi di Norandino. Minacciati da questo temibile nemico, i cristiani avevano più volte implorato l'aiuto dell'Occidente.


l'arrivo di nuovi Crociati

La Palestina vide arrivare per la quarta volta il Conte di Fiandra, mai stanco di attraversare i mari per combattere gli infedeli; per visitare e difendere i luoghi santi giunsero anche i guerrieri di Poitou e di Aquitania; alla loro testa c'erano il Conte Ugo VIII di Lusignano e Goffredo, fratello del Duca d'Angoulême. Ugo VIII di Lusignano portava con sé i due figli, Goffredo, già famoso per il suo coraggio, e Guido, che la fortuna dovrà successivamente innalzare al trono di Gerusalemme.

Aiutati dai Crociati appena giunti, i guerrieri cristiani di Palestina intrapresero diverse spedizioni contro i musulmani. In una di queste spedizioni, Norandino venne sorpreso e battuto intorno a Tripoli, in un luogo che le cronache chiamano “Boquée”.

Gli autori arabi riportano la preghiera che il Sultano di Damasco inviò al Dio di Maometto dopo la sconfitta per la quale si lamentava di essere stato abbandonato dal suo esercito. La sua lettera, che venne letta nei pulpiti delle moschee, suscitò l'entusiasmo dei soldati dell'Islam e tutti gli Emiri della Siria e della Mesopotamia accorsero sotto la Sua bandiera.


Raimondo III, Conte di Tripoli

Norandino ritornò sul territorio di Antiochia e, il 12 agosto 1164, prese la fortezza di Harim. Non lontano dalla fortezza fu combattuta una grande battaglia in cui i cristiani furono sconfitti e molti dei loro capi catturati.

Tra questi, c'era Raimondo III, Conte di Tripoli, che i musulmani chiamavano il “Satana dei Franchi” e Boemondo III, Principe di Antiochia, che venne imprigionato ad Aleppo, la stessa città dove il suo predecessore Rinaldo di Chatillon era stato tenuto prigioniero per molti anni. Dopo questa vittoria, i musulmani si impadronirono di Paneas e fecero varie incursioni in Palestina.


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