La Battaglia del Lago Ghiacciato

L'espansione dei Cavalieri Teutonici in Russia venne fermata da Alexander Jaroslavic Vsevolodovic, un potentissimo principe russo chiamato Alexander Nevskij dopo la sua vittoria contro gli svedesi, avvenuta il 15 luglio 1240 alla foce del fiume Neva.


Alexander Nevskij

Tra il 1239 ed il 1240 i Mongoli avevano oramai conquistato Kiev e subordinarono la Galizia e la Volynia. Nacque così l'Impero mongolo noto come il Kanhato dell'Orda d'Oro, che si estendeva dal fiume Irtysh al Danubio ed agli Urali e Nord Caucaso. La Rus' di Kiev oramai era disintegrata in tanti Principati tributari dell'Orda d'Oro. Novgorod, per ragioni poco chiare, non era mai stata saccheggiata dai Mongoli.

Da quel ribollire di tensioni etniche, emerse Alexander, Granduca di Vladimir-Suzdal, saggio ed abile politico; ardito combattente e audace protagonista dell'epica Battaglia della Neva del 1240; suggestivo modello del santo e guerriero.


Jaroslav II Vsèvolodovich

Alexander Jaroslàvich (figlio di Jaroslàv) Vsèvolodovic nacque a Pereslavl'-Zalesskij il 30 maggio del 1220, figlio del Granduca di Vladimir-Suzdal, Jaroslav II Vsèvolodovich e della principessa Feodosia di Halic.

Suo fratello maggiore, Feodor Jaroslàvich, erede al titolo ed ai privilegi di Granduca di Vladimir-Suzdal, morì precocemente all'età di soli quindici anni ed Alexander si trovò così Principe della Grande Nòvgorod e decimo principe di Vladimir-Suzdal.


Aleksander Nevskij

Sposò la principessa Aleksandra Brjacislàvna di Potolsk, da cui ebbe quattro figli, di cui l'ultimogenito fu Daniìl Aleksàndrovich di Mosca, il quale fu santificato dopo aver fondato nel 1260 quella dinastia che rese la Moscòvia una importante Nazione dell'Europa rinascimentale. Nessuno meglio di Alexander può rappresentare la figura classica del “santo guerriero”, tipologia forse lontana dalla sensibilità contemporanea.

La sua avventura era cominciata il 15 luglio 1240, quando si trovò a dovere respingere un massiccio attacco degli svedesi che erano appena sbarcati alla confluenza dei fiumi Neva e il suo sbocco Izhòra (vicino all'odierna San Pietroburgo), ed invasero la prospera Grande Novgorod, i cui abitanti custodivano assai gelosamente i suoi privilegi di città indipendente.


elmo di Alexander

Alexander, in questo frangente, invocata la protezione di Dio, chiamò a raccolta il suo piccolo esercito e si rivolse ai soldati con queste parole: “Dio non è nella forza ma nella verità. Alcuni confidano nei principi, altri nei cavalli, ma noi invocheremo il Signore Dio nostro!”.

La notte che precedette lo scontro, sulla riva della Neva, un soldato di nome Filippo ebbe una visione: i santi principi martiri Boris e Gleb, a bordo di una barca, si avvicinarono all'accampamento russo; allora San Boris si rivolse a San Gleb pronunciando queste parole: “Fratello Gleb, andiamo ad aiutare il nostro pari Alexander!”.


Alexander, principe di Novgorod

Il giorno successivo Alexander attaccò e sconfisse l'esercito svedese appena sbarcato riportando una schiacciante vittoria sugli Svedesi lungo la Neva, nonostante la superiorità numerica di questi ultimi. La battaglia passò alla storia col nome «La Battaglia della Neva». Da quel momento il giovane Alexander ricevette il soprannome di “Nevskij”, cioè “della Neva”, luogo della battaglia.

La vittoria di Alexander nella Battaglia della Neva bloccò sul nascere il tentativo svedese di invasione della Russia su vasta scala ed ebbe una tale rilevanza politica che l'invidia dei Boiardi crebbe talmente che costrinsero Alexander a lasciare Novgorod e recarsi in volontario esilio nella sua Isba sul lago Plesrceevo dove, ignorando l'invito a servire nell'esercito del Grande Kan, egli preferì rimanere a disposizione del suo popolo e dedicarsi alla pesca.


la battaglia del lago Peipus

Intanto, i Cavalieri Teutonici avevano già conquistato quasi tutta la Prussia, sottomettendo il popolo dei Pruzzi e costringendolo al battesimo nel nome della Chiesa di Roma. Stavano inoltre dilagando in tutto il territorio russo; avevano conquistato le vicine Izborsk e Poskov e catturato il Principe Vjaceslav cui imposero il battesimo; avevano reso Koporjè sede delle operazioni militari ed erano ormai poco lontani dalla stessa Novgorod.


fortezza teutonica di Koporyè

Oramai a Novgord regnava la disperazione: le campane avevano raccolto il popolo atterrito. Mentre i Boiardi e mercanti si offrivano di pagare il tributo all'Ordine Teutonico pur di evitare spargimenti di sangue, gli artigiani ed i contadini erano invece decisi a resistere in difesa della vita e della libertà.

Con la minaccia di invasione da parte dell'Ordine Teutonico le autorità di Novgorod furono costrette a richiamare Alexander dal suo esilio nella sua Isba sul lago Plesrceevo.

Ritornato nella primavera del 1241, con l'appoggio degli artigiani e dei contadini, raccolse in breve tempo un esercito popolare, a dispetto dei Boiardi e dei mercanti che avrebbero voluto invece scendere a trattative con i Cavalieri Teutonici. Organizzò quindi la resistenza all'avanzata dei Cavalieri, avvalendosi anche dell'aiuto di due valorosi comandanti di Novgorod: Vasili Buslaj e Gavilo.


Alexander in battaglia

Nell'aprile del 1242 Alexander guidò l'esercito di Novgorod contro i Cavalieri Teutonici, scacciandoli dal suolo russo e sbaragliandoli nella battaglia sui ghiacci del lago Peipus.

Il Principe russo inflisse una dura sconfitta ai Cavalieri Teutonici di Livonia, costringendoli a ritirarsi e ad indirizzare i loro sforzi verso la Curlandia e la Semgallia.

Il Lago Peipus (o lago dei Ciudi) è situato in un angolo di un territorio posto sul confine che separava i popoli Baltici dalla Russia. Più ad est la linea di separazione era determinata da una regione di paludi, acquitrini e grandi fiumi che durante i freddi inverni proponeva un paesaggio desolatamente ghiacciato e uniformemente bianco.

La battaglia ebbe luogo il 5 aprile del 1242 sulla sponda russa del Lago Peipus. In quella zona del lago, che non supera la profondità di 30/50 centimetri, le canne della palude formavano un muro impenetrabile e si protendevano ampiamente anche verso le acque più profonde. Nel contesto di questa battaglia i contendenti erano i Crociati guidati da Hermann von Buxhoeven, Principe-Vescovo di Dorpat ed alcuni Cavalieri Teutonici di Livonia, contro l'esercito russo con a capo Alexander Nevskij, che aveva ripreso Pskov e Karpoje prima di tentare di muoversi nella direzione del lago Peipus. Il grosso dell'esercito dei Cavalieri Teutonici di Livonia era ancora in Curlandia, dove i Curi si erano ribellati, e solo un piccolo numero di Cavalieri partecipò alla Battaglia.


guerrieri russi attaccano i Crociati

Pare che inizialmente ci fu un cedimento dell'esercito russo guidato da Alexander Nevskij, che fu costretto alla fuga sulla crosta ghiacciata del lago. Ma questa fuga, anche se dettata dalla necessità, alla fine si trasformò in una formidabile tattica di guerra. L'euforia della vittoria fece perdere ai Crociati la corretta valutazione degli eventi, così che inseguirono gli avversari in fuga i quali, una volta giunti sulla riva opposta del lago ghiacciato di Peipus e con i piedi sulla terra ferma, si prepararono a difendere la posizione e contrattaccare.

Le cronache dell'epoca ci informano che l'intento dei crociati era quello di uccidere lo stesso Nevskij. Sull'argomento esistono due versioni dell'accaduto, una da parte russa nella “Cronaca di Novgorod” e una dalla parte crociata nella “Cronaca Rimata di Livonia”.

La Cronaca di Novgorod recita: «Fu di sabato, all'alba, che le due armate si scontrarono, e ci fu una spaventosa carneficina, e il fracasso delle lance e il loro infrangersi e il cozzo delle spade che si urtano con violenza quando esse si mossero sul mare ghiacciato, e non si poteva vedere il ghiaccio, perché era coperto di sangue».

La Cronaca Rimata di Livonia recita: «Ciononostante essi decisero di attaccare i russi. Questi ultimi avevano molti arcieri, e la battaglia iniziò con il loro audace assalto contro gli uomini del re. Le bandiere dei Fratelli (i Cavalieri Teutonici) sventolavano rapidamente tra gli arcieri, e le spade furono udite mentre facevano a pezzi gli elmi. Molti da entrambe le parti caddero morti sull'erba».

Sembra che a fare la differenza siano stati proprio gli arcieri, a cui fa riferimento la “Cronaca Rimata di Livonia”, di probabile origine turca o mongola; la battaglia fu intesa ma breve e lo scontro avvenne sulla linea di costa piuttosto che sul ghiaccio e secondo le tattiche militari dell'epoca i Crociati si resero immediatamente conto di essere circondati.

La “Cronaca Rimata di Livonia” ammette la sconfitta dei Crociati: «quindi l'esercito dei Fratelli fu completamente circondato, poiché i Russi avevano così tante truppe che vi erano sicuramente sessanta uomini per ogni cavaliere tedesco».

I Crociati si ritirano disordinatamente fuggendo sul lago ghiacciato verso la riva Livone. La sconfitta dei Crociati concluse i tentativi di invasione degli occidentali nell'ortodossa Repubblica di Novgorod e negli altri territori russi per tutto il secolo successivo.


la battaglia del lago Peipus

La battaglia fu un duro colpo per i tedeschi con circa 400-500 Cavalieri morti. Il fallimento totale della Crociata contro Novgorod costrinse i Crociati a restituire le terre che avevano conquistato; inoltre l'ormai frustrato Vescovo Hermann von Buxhoeven fu costretto a rivolgere la sua attenzione, piuttosto che verso i russi, alla cristianizzazione dei pagani lituani e delle terre baltiche.

La sconfitta non comportò perdite territoriali per i Cavalieri Teutonici. Venne confermato che la frontiera tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa, che corrispondeva grosso modo al confine dell'Estonia e della Livonia con la Rus' (le frontiere più antiche esistenti in Europa), si stabilizzarono tra il fiume Narva, il lago Peipus e la Letgallia. Presumibilmente questa battaglia consolidò in fatto che l'Ordine Teutonico di Livonia era dipendente da quello di Prussia, perché i vecchi Cavalieri Porta Spada, molti dei quali erano in battaglia, restarono quasi tutti uccisi e quelli rimasti non ebbero più alcuna influenza nell'Ordine Teutonico.


il santo Alexander Nevskij

La vittoria sul lago Peipus fu decisiva per salvare la Russia dalla dominazione occidentale. Quando i tatari invasero la Russia, Alexander Nevskij collaborò con loro stringendo rapporti di amicizia.


il santo Alexander Nevskij

Nel 1246 venne nominato Granduca di Kiev e, nel 1251, Granduca di Vladimir. In tale veste egli si impegnò per unificare i granducati della Russia settentrionale. La lunga serie di successi e di vittorie trasformarono il saggio principe Alexander Nevskij nell'eroe russo più amato e popolare, paladino della Chiesa Ortodossa.

Le guerre, le incessanti attività e i lunghi viaggi minarono però la salute di Alexander. Tornando da un lungo viaggio in oriente alla capitale dell'Orda d'Oro mongola e sentendo la morte avvicinarsi, decise di vestire l'abito monastico presso il monastero di Gorodec, assumendo il nome di Alessio. In quel monastero, il 14 novembre 1263, a 43 anni, Alexander Nevskij morì.

Nel 1547 fu canonizzato dalla Chiesa Ortodossa Russa, che lo commemora il 23 novembre, giorno della sua sepoltura, ed il 30 agosto, giorno della traslazione delle sue reliquie a San Pietroburgo.


l'Ordine di Alexander Nevskij

Il Santo Aleksander Nèvskij, protettore e patrono dell'esercito russo, fu onorato nel 1772 dallo Zar Pietro I il Grande con l'istituzione dell'”Ordine Imperiale di Sant'Alexander Nevsky”.


decorazione dell'Ordine Imperiale
di Sant'Alexander Nevskij

L'introduzione dell'Ordine Imperiale di Sant'Alexander Nevsky venne pianificata dallo Zar Pietro I il Grande, il quale non riuscì però a portare a compimento quest'opera, che venne proseguita dalla Zarina Caterina I di Russia che firmò il decreto di approvazione dell'ordine il 21 maggio 1725.

Originariamente veniva concesso per onorare i cittadini russi che avessero servito la patria con onore e devozione attraverso il servizio politico o militare. L'Ordine era considerato uno dei più alti assieme a quello di Sant'Andrea ed a quello di Vladimiro. Esso venne abolito nel 1917 con la rivoluzione bolscevica.


l'ammiraglio Ushakov

L'Ordine era destinato a quei comandanti che, in gravi situazioni e nonostante la preponderanza numerica e materiale del nemico, riuscivano comunque vittoriosi.

Tra le maggiori personalità di rilievo che ottennero questa onorificenza si ricordano l'Ammiraglio Naum Sinyavin, il Generalissimo Aleksandr Danilovich Menshikov, il Maggiore Generale Alexander Suvorov, il Generale Nikolay Adlerberg, il Generale Mikhail Kutuzov e l'Ammiraglio Fyodor Ushakov (canonizzato dalla chiesa ortodossa).


decorazione dell'Ordine
di Aleksander Nevskij

Dopo l'abolizione del 1917, l'Ordine venne ricreato il 29 luglio del 1942 dall'Unione Sovietica, eliminando la parola “Imperiale” e il titolo di “Santo” secondo l'etica comunista stalinista; esso veniva dato come onorificenza prevalentemente militare e fu largamente concesso durante la Seconda Guerra Mondiale, sempre con il medesimo significato che già il regime zarista attribuiva alla figura di Alexander Nevsky.

La decorazione consiste in una stella con un medaglione riproducente il profilo di Newsky il cui nome è riportato intorno. Sotto il medaglione è posto uno scudo contenente una falce ed un martello. Il medaglione è circondato da foglie di alloro e dalla stella (nella parte superiore) spuntano due asce medioevali. Sino al 1989, l'Ordine venne conferito ad oltre 42.000 militari di cui 70 generali stranieri e ufficiali, e ad oltre 1.470 militari.

L'Ordine di Alexander Nevsky è stato mantenuto dalla nuova Federazione Russa, con l'abrogazione della simbologia comunista dalla sua decorazione. Il 7 settembre 2010 lo stemma dell'Ordine è stato modificato rendendolo più simile a quello esistente prima della rivoluzione comunista. E' divenuto una decorazione puramente civile e non è mai stato assegnato.


LA STORIA DELLE CROCIATE LE CROCIATE DEL NORD LA STORIA DELLA RECONQUISTA
I CAVALIERI DEL SANTO SEPOLCRO I CAVALIERI DI SAN LAZZARO I CAVALIERI OSPITALIERI
I CAVALIERI TEMPLARI I CAVALIERI TEUTONICI I CAVALIERI DI SAN TOMMASO I MONACI CISTERCENSI
I CAVALIERI PORTASPADA I FRATELLI DI DOBRZYN L'ORDINE DI SANTIAGO L'ORDINE DI CALATRAVA
L'ORDINE DI ALCANTARA L'ORDINE DI MONTESA L'ORDINE DEL CRISTO L'ORDINE DI SAN BENEDETTO DI AVIS