Il termine “Reconquista”, designa il lungo periodo di tempo (sec. VIII-XV) nel corso del quale i regni cristiani della Penisola Iberica reagirono, dapprima, all'invasione dei musulmani del 711 e, successivamente, andarono riconquistando i territori perduti, fino a espugnare nel 1492 il Regno di Granada, ultimo regno musulmano della Penisola Iberica.

Tradizionalmente, il termine "Reconquista", frutto della visione romantica della storia, si è venuto ad assimilare all'idea di una grande crociata nella penisola iberica, intessuta di episodi eroici, che si concluse con il recupero del territorio spagnolo dal dominio islamico.

L'idea di "Reconquista" presuppone una precedente “conquista”, nel senso che si sviluppa nel riprendere ciò che era stato conquistato.

Ovviamente la Reconquista ebbe fasi alterne e lunghi periodi di stasi, né ebbe sempre il carattere di “guerra religiosa” che le conferirono, negli ultimi anni, i Re Cattolici; al contrario, furono frequenti i casi di alleanza occasionale fra musulmani e cristiani, in lotta contro i rispettivi correligionari: emblematico fu il caso del Cid Campeador del quale parleremo più avanti.

Nelle linee generali, la Reconquista si può distribuire in quattro periodi:
1) resistenza dei piccoli regni cristiani pirenaici (Asturie, Navarra, Aragona, Marca Ispanica) contro la schiacciante supremazia del Califfato di Cordova, fino al 1031 quando questo crollò travolto dalle lotte intestine che, lungi dall'esaurirsi, agevolarono alquanto la Reconquista cristiana;
2) offensiva dei maggiori regni cristiani (Castiglia, Aragona, Navarra e Portogallo) che li portò a riconquistare quasi tutta la penisola verso la metà del sec. XIII e ha il suo culmine nella battaglia di Las Navas deTolosa (1212);
3) lunga stasi dovuta alle discordie fra i regni cristiani (sec. XIII-XV);
4) guerra di Granada (1481-92) a opera di Ferdinando II d'Aragona e Isabella di Castiglia.

Il lungo periodo della Reconquista rappresenta uno dei momenti fondamentali della storia e della cultura della Penisola Iberica. Settecento anni di coabitazione tra musulmani e cristiani in un Paese diviso in regni dai confini fluidi, hanno facilitato un profondo processo che impedì che le opposte religioni divenissero un ostacolo insuperabile all'influenza reciproca delle culture.

La superiore civiltà degli Arabi si impose ben presto tra i cristiani. Né l'avanzare della Reconquista eliminò il fenomeno, perché i nuclei mozarabi, i mudéjares e le comunità aljamas continuarono a svolgere la loro funzione di agenti dell'influenza islamica che dalla Spagna si propagò in Francia, Provenza e Italia. Accanto all'arte, occorre ricordare l'influenza, talora fondamentale, della scienza (dalla matematica alla medicina) e del pensiero arabi sull'Europa medievale.

Le principali fonti storiche adottate per la redazione di questo elaborato, sono le cosiddette “Cronache Asturiane”, fatte redigere dal Re Alfonso III delle Asturie e Leon (866-910). Ma l'utilizzo di queste fonti presenta molte difficoltà, poiché queste costituiscono un buon esempio di come elaborare il passato per giustificare il presente; infatti i cronisti, scrissero le “Cronache Asturiane” in modo artefatto, solo ingraziarsi il monarca Alfonso III, che cercava solo una giustificazione ideologica per recuperare i territori sotto il dominio musulmano ed avere così la supremazia sulle altre potenze cristiane della penisola iberica.

Le “Cronache Asturiane”, scritte soprattutto per legittimare la Reconquista, furono elaborate con idee di chiare radici Isidoriane, a cui si aggiunsero le speranze religiose e politiche nate negli ambienti cristiani di Al Andalus.

Riferendoci alla Spagna dei Visigoti, occorre prendere in considerazione che il Recaredo (586-601), abiurando l'Arianesimo e abbracciando la fede cattolica, fu acclamato dai Vescovi riuniti nel III Concilio di Toledo (589) per aver portato il Regno Visigoti alla Chiesa Cattolica, compiendo così la missione di principe cattolico. Lo storico Juan de Bíclaro lo ritenne un nuovo Costantino, artefice del ritorno della pace alla Chiesa, anche se fu il Vescovo Isidoro di Siviglia (San Isidoro) ad essere il vero responsabile dei fondamenti cattolici del Regno dei Visigoti.

Prima dell'avanzata musulmana ai molti Visigoti che ancora adottavano l'Arianesimo, fu imposta la scelta di resistere o di abbracciare la fede cattolica; e la seconda opzione fu la più diffusa, ma la meno sentita, visto che molti cristiani accolsero con favore la protezione del potere musulmano, e molti aristocratici visigoti, quasi immediatamente, abbracciarono la religione dei dominatori, non solo per mantenere i loro privilegi, ma anche per aumentarli, come accadde con la famiglia del Conte Cassius o Qasi, che diede vita alla stirpe muladí dei Banu Qasi della Valle del Ebro.