dal 730 al 734


730: il Wali Abderramán al Gafiqi

Tra marzo ed aprile del 930, Abderramán ibn Allah al Gafiqi ritornò ad essere Wali di Al Andalus in sostituzione di Muhammad ibn Abdállah al Ashjai. Secondo alcuni storici il nuovo Wali era stato nominato dal governatore dell'Ifriqiya, mentre altri sostengono che a nominarlo era stato direttamente il Califfo Hisam ibn Abd al Malik.

Abderramán ibn Allah al Gafiqi, secondo gli arabi, fu “uomo pietoso, di bel comportamento durante il suo governo, effettuò numerose incursioni contro i cristiani e fu equo nella distribuzione del bottino”. Le fonti arabe ci segnalano due campagne militari: una nel 731 e l'altra, per lui fatale, nel 732.

Intanto nel 730, Munuza, il governatore berbero del nord della penisola iberica, aveva interrotti il suo passato di crudeltà verso i cristiani con una tregua e un'alleanza con suo suocero Oddone d'Aquitania, sigillato con il suo matrimonio con Lampagia. Ma la tregua durò poco: nel 731 Munuza reimpostò il dominio arabo sulla Cerretanya; per poi penetrare nel Languedoc, ottenendo molto bottino.


732: la Battaglia della Garonna

L'anno seguente, visto che tutta Al Andalus era sotto controllo, Abderramán ibn Allah al Gafiqi decise di devastare la terra dei Franchi. Dopo aver riunito un grande esercito, attraversò i Pirenei passando dalla Navarra, ed entrò in Aquitania dirigendosi speditamente verso Bordeaux, che venne conquistata al primo assalto, dopo aver sconfitto le truppe che erano a difesa della città.

Continuando nella marcia verso nord, dopo la vittoria di Bordeaux, puntarono verso la città di Tours e della sua ricca basilica, dedicata a San Martino di Tours, per depredarla.

Continuando la sua avanzata, Abderramán ibn Allah al Gafiqi incontrò il grosso delle truppe del Duca d'Aquitania lungo il corso della Garonna, molto probabilmente vicino alla confluenza con la Dordogna. Oddone fu definitivamente sconfitto, la maggior parte delle sue truppe fu annientata e dopo ciò le truppe di Abderramán ibn Allah al Gafiqi, prima di proseguire la loro marcia verso nord, si diedero al saccheggio e all'incendio di tutte le chiese di Bordeaux; poi proseguirono verso Tours.

In un primo momento, pur di contrastare la politica espansiva del “maggiordomo di Palazzo” Carlo Martello (figlio di Pipino il Breve), il Duca sconfitto si alleò coi Mori e aprì loro la strada per il nord. Successivamente, però, Oddone il Grande raggiunse un accordo con Carlo Martello, e nella decisiva Battaglia di Poitiers del 10 ottobre 732, l'esercito carolingio, formato da "Germani e Gepidi" guidati da Carlo Martello e l'esercito di Oddone si scontrò con l'esercito di Abderramán ibn Allah al Gafiqi vicino a Poitiers (attuale dipartimento francese di Vienne) in un luogo conosciuto ancora come "Moussais la Bataille".


732: la Battaglia di Poitiers

L'esercito di Oddone e Carlo Martello attese i Mori in mezzo alla confluenza di due fiumi, il Clain e il Vienne. La prima linea era composta dalla fanteria pesante intervallata da piccoli reparti di cavalleria; altri cavalieri si erano posizionati sui lati esterni della seconda linea, lasciando il vuoto nella parte centrale. Alla sinistra dello schieramento, molto arretrato e nascosto in un bosco, vi era Oddone insieme alla sua cavalleria.

I Mori, guidati dal Wali Al Andalus, il Generale Abderramán ibn Allah al Gafiqi, invece erano schierati con la cavalleria leggera che formava l'ala sinistra; la parte centrale composta interamente da fanti ed arcieri; l'ala destra, anche questa formata dalla cavalleria leggera, era schierata su una collina poco distante. Dietro ad ognuna delle ali erano schierate le truppe addette ai trasporti con i loro dromedari: i Mori infatti sapevano che l'odore pungente di questi animali poteva far imbizzarrire i cavalli dei franchi.

Dopo che gli eserciti si furono fronteggiati con delle scaramucce, cominciò la vera e propria mischia, dall'alba al tramonto: i Mori si lanciarono all'attacco per primi facendo partire la cavalleria leggera che investì i fanti cristiani con pioggia di giavellotti, per poi ritirarsi ed attendere l'attacco del nemico.

La linea di condotta di Carlo Martello fu quella di non cadere nella tattica avversaria. Ordinò dunque che i suoi guerrieri non cadessero nella tentazione dell'inseguimento del nemico in apparente fuga. Quando gran parte della cavalleria dei Mori era all'attacco, all'interno delle fila cristiane Carlo Martello diede il segnale che fece attaccare, dal bosco in cui era nascosta, la cavalleria di Ottone che caricò il fianco destro della Cavalleria moresca travolgendolo e mettendolo in fuga.

Subito dopo cominciò l'avanzata della fanteria cristiana che travolse tutto ciò che le si poneva di fronte. I fanti del Generale Abderramán ibn Allah al Gafiqi, privi di corazza, non potevano reggere il corpo a corpo con i fanti cristiani pesantemente armati. Nello scontro, che durò fino al tramonto, trovò la morte anche il Wali di al Andalus, il Generale Abderramán ibn Allah al Gafiqi, ucciso da un colpo d'ascia infertogli dallo stesso Carlo Martello. Era l'8 ottobre del 732.

Il giorno dopo i Franchi respinsero un altro attacco. Ignoravano la morte di Abderramán ibn Allah al Gafiqi e si aspettavano un'altra offensiva la mattina successiva. Poi un loro esploratore trovò vuoto l'accampamento nemico, ma la paura che fosse uno stratagemma per farli cadere in un'imboscata, fece desistere i Franchi da qualsiasi tentativo di inseguimento. Si divisero il bottino lasciato dai Mori nel campo e tornarono alle loro terre.


732: il Wali Abd al Malik ibn Qatan al Fihri

Abd alMalik ibn Qatan al Fihri (nome completo: Abd al Malik ibn Qatan ibn Isma'il ibn Unays ibn Abd Allah ibn Yahwan ibn Amur ibnn ibn Habib ibn Amr ibn Sayban ibn Muharib Fihr) era un aristocratico di nobile famiglia. ma la sua condotta era tutt'altro che immacolata. Fonti storiche sia arabe che occidentali convergono nel presentarlo come incapace, fatuo, petulante, tirannico e parziale nelle sue decisioni. Cronologicamente, il governo di Abd al Malik fu successivo a quello di Abderramán ibn Allah al Gafiqi e precedente a quello di Uqba ibn Alhachach al Saluli, due figure che poterono godere di favorevole apprezzamento, il che contribuisce ad accentuare i i commenti negativi su Abd al Malik.


Mori di Spagna VIII secolo

La più grande preoccupazione di Abd al-Malik fu l'economia; si lamentava dei guai economici di Al Andalus dicendo che “lo Stato è così bisognoso di denaro come la medicina del paziente”. Il suo desiderio di aumentare le entrate dello Stato si manifestò con una politica generale di tasse più alte, senza però avviare dei programmi di sviluppo economico, promuovere l'agricoltura, l'espansione dei seminativi dissodare terreni aridi, asciugamento di paludi, canali d'irrigazione, o la creazione di nuovi mercati.

Ma i motivi fiscali non sembrano essere stati determinanti, poiché Abd al Malik non fu fermato per aver tiranneggiato i cristiani ma per la sua incompetenza militare. Infatti nel 733 aveva organizzato la sua prima spedizione militare. Le sue truppe, partendo da Narbona, raggiunsero il fiume Rodano e lo risalirono, giungendo in Burgundia, dove, non trovando valida opposizione, si dedicarono al saccheggio e dopo alcune settimane rientrarono in Settimania.

L'anno successivo il Wali organizzò una spedizione per la conquista di Pamplona, dove molto probabilmente il Duca Oddone d'Aquitania, aveva inviato un contingente di rinforzo. Una parte dell'esercito del Wali pose l'assedio alla città, mentre il resto dell'esercito attraversò i Pirenei e si inoltrò in Guascogna dove, dopo aver ottenuto una prima vittoria, fu duramente sconfitto da un esercito formato di soli Guasconi. Abd al-Malik riuscì a salvarsi e a fare rientro in al-Andalus. Per questa rovinosa sconfitta, ma anche a causa del suo dispotismo nel governare, Abd al-Malik fu destituito nel corso del 734 e venne sostituito da un nuovo Wali.