dal 734 al 743


734: il Wali Uqba ibn Alhachach al Saluli

Nel 734 Abd al Malik fu sostituito da Uqba ibn Alhachach a Saluli, designato dal suo potente protettore Ubayd Allah ibn al Habhab, governatore di Egitto e Ifriqiya. Questo Ubayd Allah ibn al Habhab aveva dato ordine ai suoi luogotenenti di Tangeri di trattare senza alcuna considerazione le tribù berbere la cui amministrazione era a suo carico.

I suddetti funzionari applicarono e persino peggiorarono le istruzioni ricevute, esigendo dai berberi le stesse imposte che venivano applicate solo ai contribuenti non convertiti all'Islam. Quindi Uqba ibn Alhachach al Saluli realizzò in Al Andalus una nuova riforma fiscale simile a quella a Tangeri nei confronti dei berberi.

Le radici della rivolta dei berberi del 740 si trovano nella reazione contro il predominio indiscusso dell'oligarchia che occupò la posizione di Wali di Al Andalus fino al 740. Un'altra causa della rivolta dei berberi fu l'esproprio di parte delle loro terre al fine di collocare i nuovi immigrati arabi. Si arrivò perfino a costringere i berberi a fornire giovani e belle ragazze, destinate all'harem del Califfo di Damasco. La politica di vessazioni esercitate verso i berberi dal governatore dell'Egitto Ubayd Allah ibn al Habhab, causò il sollevamento del berbero Maysara, che prese possesso di Tangeri nel 740.

Questa rivolta era non aveva origini solamente politiche, ma fu anche il risultato di un autentico scisma religioso venuto dall'Oriente. Era una sorta di protestantesimo musulmano che si radicò fortemente nelle masse berbere dell'Africa del Nord. Si chiamava “Jarichismo” e proponeva ai suoi adepti un compromesso tra princìpi egualitari e puritani, ritenendo che ogni credente, il cui atteggiamento morale e religioso era immune da ogni rimprovero, poteva aspirare a diventare capo supremo della comunità musulmana. Lo “Jarichismo” predicava un rigore fanatico e proclamava l'uguaglianza di tutti i musulmani, qualunque fosse la loro origine etnica.

Il governatore dell'Ifriqiya, dopo aver saputo della presa di Tangeri, ordinò a Uqba ibn Alhachach al Saluli di imbarcare le truppe di Al Andalus e andarere a liberare la città. Il Wali di Al Andalus fece una grande strage di berberi, ma senza riuscire a spegnere del tutto la ribellione. Maysara, il capo dei ribelli, fu ucciso poco dopo dai suoi sostenitori, che avevano scelto come loro capo Jalid ibn Hamid al Zanati. Questo, nel 740, inflisse una nuova sconfitta agli arabi, nella valle di Chelif: fu la disastrosa “battaglia dei nobili”.

Il Wali Uqba ibn Alhachach al Saluli, fervente musulmano, aveva scelto il governo di Al-Andalus perché sapeva che si sarebbe ritrovato in continue opportunità di lotta contro i politeisti. Le cronache ci dicono che conquistò Narbona, dominò la Galizia e prese Pamplona. Dominò tutta la penisola iberica tranne Peña Amaya, nelle Asturie. Continuò le incursioni nel Regno dei Franchi e venne sconfitto da Carlo Martello sul fiume Berre. Morì nell'anno 740 a Carcassonne.


741: il Wali Abd al Malik ibn Qatan al Fihri

Nel 740, a succedere a Uqba ibn Alhachach al Saluli ritornò Abd al-Malik ibn Qatan al Fihri, che aveva già ricoperto la carica di Wali di Al Andalus dal 732 al 734. Non si sa se sia stato nominato dal Wali precedente prima di morire, o se abbia preso il potere con un atto di forza. Quello che è certo che non fu nominato né dal governatore dell'Ifriqiya, né dal Califfo di Damasco.

La questione fu risolta direttamente sulla penisola iberica, dando così inizio a una nuova fase di autonomia di Al Andalus. Autonomia causata dall'isolamento dovuto alla grande rivolta berbera del 739 che colpì tutto il Nord Africa e tagliò le comunicazioni con il Califfato di Damasco.


mori di Spagna

Proprio le vicende di questa rivolta condizioneranno gli eventi successivi. Quando il Califfo di Damasco, consapevole degli eventi estremamente gravi, inviò il Generale Kulthum ibn Iyad al-Quxayrí con un enorme esercito con la missione di reprimere la rivolta di Ifriqiya.

Purtroppo le truppe del Califfo furono sconfitte nel 741 sulle rive del fiume Sebu e, durante gli scontri, trovò la morte anche il Generale Kulthum ibn Iyad al-Quxayrí. Gli subentrò come comandante delle truppe siriane suo nipote Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri.

La sconfitta dei siriani comportò anche la loro impossibilità di tornare incolume in Siria, così che Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri pensò di trovare rifugio in Al Andalus, ritenendo di trovare ospitalità presso il Wali Abd al-Malik ibn Qatan al Fihri.

Inizialmente Abd al-Malik ibn Qatan al Fihri rifiutò loro asilo in Al Andalus a causa dei rancori personali che nutriva nei confronti la dinastia degli Omayyadi, ma anche perchè temeva di essere sostituito. Contemporaneamente i berberi di Al-Andalus, ricevuta la notizia del trionfo dei berberi africani, si ribellarono contro gli arabi di Al Andalus: imitando il comportamento dei loro fratelli, scacciarono o uccisero gli arabi di Ylliquiya, di Astorga e tutti quelli della Cordgliera Centrale. Tutti gli arabi che vivevano lungo il confine furono uccisi o espulsi, eccetto quelli di Saragozza, perché erano molto numerosi.

Quando il fuggitivo Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri si presentò da Abd al-Malik ibn Qatan al Fihri, questo aveva da poco inviato contro i berberi di Al Andalus i suoi soltati, ma questi erano stati tutti sterminati, assieme agli arabi rimasti in quelle regioni, aggravando la situazione. Oramai il Wali di Al Andalus temeva che si verificasse quello che era successo agli arabi a Tangeri e, quando seppe dei preparativi che i berberi stavano preparando contro di lui, non vide miglior soluzione che cercare l'aiuto di quei famelici siriani che, guidati da Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri, stavano fuggendo da Tangeri ed ai quali consentì di sbarcare in Al Andalus.

Per i siriani, la prima cosa da fare era controllare il passaggio dello stretto e tagliare qualsiasi contatto tra i berberi di entrambe le sponde. Per risolvere il problema, Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri si precipitò a stabilirsi ad Algeciras.

Intanto la colonna berbera che si stava dirigendo a Cordova venne respinta dalle truppe di Al Andalus. Mentre ancora due colonne di berberi si erano concentrate in un numero incalcolabile e stavano assediando Toledo. Lì, sulle rive della Guazalete, affrontarono le truppe di Al Andalus comandate da Umaya e asseme alle truppe siriane di Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri. I siriani combatterono con tale coraggio che fecero indietreggiare i berberi, facendo un tale massacro che loro ribellione si concluse definitivamente.

Eliminato il pericolo e soffocata la rivolta, Abd al-Malik ibn Qatan al Fihri voleva evacuare i siriani dalla penisola. Ma sorsero subito gli attriti quando il Wali di Al Andalus chiese a Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri di trasferisi, assieme al suo esercito, in Ifriqiya. Il Wali lamentava la mancanza di navi e destinò al loro sbarco in Ifriqiya delle barche che, a piccoli gruppi li avrebbe trasportati a Ceuta. Indignato da quella proposta, Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri marciò con le sue truppe su Cordova e destituì il Wali di Al Andalus facendosi acclamare dalle sue truppe come nuovo Wali.


741: il Wali Baly ibn Bisr al Qusayri

Quando Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri si fece acclamare dalle sue truppe come Wali di Al Andalus, il deposto Abd al-Malik ibn Qatan al Fihri rimase a Cordova, mentre i suoi figli fuggirono, uno a Mérida e l'altro a Saragozza. "La situazione era confusa e la gente non sapeva a chi obbedire, gli ultimi siriani rimasti in Marocco, partirono da Ceuta e arrivano a Cordova dove, adirati per le privazioni subite, chiedevano vendetta. Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri cercò di opporsi ma, alla prospettiva di un ammutinamento, finì per cedere. Abd al-Malik ibn Qatan al Fihri fu giustiziato nel settembre del 741 e il suo cadavere venne crocifisso a sul parapetto di un ponte.

Quando i figli di Abd al-Malik ibn Qatan al Fihri seppero dell'accaduto, partirono per Cordova per affrontare i siriani. Abderramán ibn Habib e Abderramán ibn Alqama a Lakhmi, signore di Narbona, si affiancarono ai figli del Wali giustiziato e andarono ad attaccare Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri e i suoi compagni. L'esercito così composto, avrebbe raggiunto i 40-100.000 uomini.

Dopo la sua entrata in Al Andalus, Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri aveva fatto sbarcare in Al Andalus numerosi fuggitivi dal Marocco che non erano in grado di tornare in Siria, in questo modo aveva messo insieme un esercito di circa 12.000 uomini.

Lo scontro ebbe luogo a dodici miglia da Cordova, in un villaggio chiamato “Aqua Portora de la comarca de Huebo”. Nonostante la loro schiacciante superiorità numerica, il due fratelli soffrirono una sconfitta sanguinosa, inseguiti dai siriani. Ma Baly ibn Bisr ibn Iyad al Qusayri non potè goderee della sua vittoria perche, ritiratosi a Cordova, morì dopo una settimana, a causa delle sue ferite.