dal 842 al 848


842: Il Re Ramiro I delle Asturie

Alla morte del Re Alfonso II delle Asturie, avrebbe dovuto salire al trono delle Asturie Ramiro I di Galizia, figlio del Re Vermudo I delle Asturie e della Regina Uzenda Nunilona, il quale era stato scelto come suo successore dal Re Alfonso II delle Asturie, che non aveva discendenti diretti.


il Re Ramiro I delle Asturie

Ma, in quel momento, Ramiro era lontano dalle Asturie, in particolare a Bardulia, in Castiglia, per sposarsi. Questa assenza venne sfruttata dal nobile Nepociano, cognato del Re Alfonso II, il quale cercò di usurpare la Corona delle Asturie.

Nepociano raccolse le sue truppe, composte per la maggior parte da asturiani e baschi, e cercò di opporsi alle truppe di Ramiro I. Lo scontro ebbe luogo nella città di Cornellana, vicino al fiume Narcea. Tuttavia le truppe di Nepociano si rifiutarono di combattere fuggirono; anche Nepociano si diede alla fuga, ma fu catturato, accecato e rinchiuso in in un monastero in una località sconosciuta; mentre Ramiro I venne incoronato Re delle Asturie.

In contrapposizione alla relativa calma con l'esterno, i problemi all'interno del Regno delle Asturie si accentuarono. La problematica ascesa al trono di Ramiro I, causò diverse ribellioni dei nobili. Le cronace dell'epoca ci raccontano due di tali rivolte. Pinolo, un capo dei ribelli, fu condannato a morte assieme ai suoi sette figli. Aldroito, un altro capo dei ribelli, fu condannato ad essere accecato. Il Re Ramiro I delle Asturie agì duramente anche contro i “Magoni”, dei seguaci di una religione pagana ancora molto radicata nella popolazione.


844: L'invasione dei Normanni

Nell'844 Al Andalus si svegliò alla realtà in un modo brutale e inaspettato: dopo alcune schermaglie a Lisbona, Cadice e Sidonia, 80 navi Normanne raggiunsero Siviglia. I suoi abitanti, abbandonati dal loro governatore, cercarono di resistere, ma la loro debole opposizione si concluse il 1 ottobre.

I Normanni entrarono in città mettendola a ferro e fuoco, uccidendo ogni essere vivente, uomini e bestie che erano sul loro percorso e vi rimasero per tutta la giornata, per poi tornare alle loro navi la mattina successiva.

L'Emiro Abderraman II, che già aveva avuto notizia della loro presenza sulle coste di Al Andalus, subito inviò delle truppe a Siviglia, senza attendere che l'esercito fosse assemblato, così che piccoli distaccamenti dovevano arrivare nei giorni successivi. Queste truppe attaccarono gli invasori, provocando alcune vittime e catturando quattro navi che furono bruciate dopo aver tolto il prezioso bottino che trasportavano. Ma i Normanni, non solo non furono annientati ma, con perdite più o meno insignificati, poterono lasciare senza difficoltà Al Andalus e continuare le loro avventure sull'Atlantico.

La reazione rapida dell'Emiro servì comunque a far sì che i Normanni che Al Andalus non era una facile preda. Dopo la disavventura di Siviglia, Abderramán II prese delle misure affinché non si ripetessero eventi come questo, uno dei quali fu la costruzione delle mura di quella città.


844: La battaglia di Clavijo

Nell'anno 844, durante il Regno di Ramiro I delle Asturie, nella provincia de La Rioja ebbe luogo la mitica “Battaglia di Clavijo”. Durante la battaglia, le truppe asturiane sconfissero un contingente di truppe dell'Emiro Abderramán II. Secondo la leggenda apparve l'Apostolo Giacomo il Maggiore che, montando su un cavallo bianco e portando una bandiera dello stesso colore in mano, aiutò le truppe cristiane contro i Mori. Tuttavia, l'esistenza di una tale battaglia non figura nelle cronache cristiane o arabe del tempo


San Giacomo nella battaglia del Clavijo (dipinto di Juan Carreño de Miranda)

Questi eventi influirono a favore del Regno delle Asturie, visto che Abderramán II, oltre a fronteggiare gli invasori Normanni, doveva affrontare anhe dei problemi interni del suo Emirato, causati dalle continue ribellioni di Musa ibn Musa della famiglia dei Banu-Qasi, e quindi non era in grado di attaccare il Regno delle Asturie; così che il Re Ramiro I delle Asturie potè godere di diversi anni di pace che gli consentirono di ripopolare la città di León.


la battaglia del Clavijo (anonimo del XV secolo)

Tuttavia il ripopolamento durò poco tempo: Abderramán II, una volta soffocate le ribellioni interne del suo regno e una volta espulsi i Vichinghi dal suo territorio, nell'846 inviò nelle Asturie un esercito sotto il comando di suo figlio Muhammad I e costrinse i cristiani ad evacuare la città di León, che fu bruciata e rasa al suolo dai Mori.


844: Il Conte Sunifredo I di Barcellona

Dopo che Carlo il Calvo ebbe catturato e fatto giustiziare Bernardo di Settimania, affidò a Sunifredo, Conte d'Urgell e di Cerdagna, le Contee di Barcellona, Girona, Osona, Besalú, Béziers, Narbona e Nîmes,

Sunifredo I faceva parte della nobiltà della Contea di Barcellona che, tra l'826 e l'827, si era ribellata a Bernardo di Settimania unendosi Aissò, sostenitore del primo Conte di Barcellona, Berà.

Nel dicembre dell'847 Sunifredo I di Barcellona siglò un trattato di pace con l'Emiro Abderramán II. Alla fine dell'848 Guglielmo di Settimania, figlio di Bernardo di Settimania, si alleò con il Re Pipino II di Aquitania e attaccò le Contee della marca di Spagna, uccidendo Sunifredo I e impadronendosi della Contea di Barcellona.


844: Il Conte Galindo Aznárez d'Aragona

Il regno di Galindo Garcés durò sino all'844, anno della sua morte. Non avendo figli, la Contea d'Aragona passò a suo zio Galindo Aznárez.

Divenuto conte di Aragona, Galindo Aznárez si sottrasse sempre più all'influenza dei Franchi, stringendo alleanza con la famiglia dei Banu Qasi, e mantenendo quella coi Re di Pamplona.

Galindo Aznárez morì nell'867, lasciando il titolo di Conte di Aragona al figlio Aznar II Galíndez.


844: Abderramán II e i Banu Qasi

I cronisti hanno evidenziato la pace che regnava all'interno dei confini di Al Andalus nei trent'anni di governo di Abderramán II e sottolineano che solamente i problemi nella Marca Superiore con uno dei Banu Qasi, Musa ibn Musa e nella Marca Inferiore con i ribelli di Mérida, disturbarono la tranquillità del suo regno. Questo non è interamente accurato, perché sembrano dimenticare che Toledo non si sottomise fino al 937 e anche in alcune zone di confine ci furono alcuni disordini, come accadde a Murcia, nelle sierre di Ronda e Algeciras, e nell'Algarve o nelle Isole Baleari.


guerrieri Omayyadi

Tuttavia, è non meno vero che queste rivolte furono di poca entità e che Toledo, dopo la sua conquista, non tornò a causare altri disturbi nella vita di Abderramán II; furono quindici anni di pace, qualcosa senza precedenti nella storia dei rapporti tra Toledo e l'Emirato Omayyade.

All'inizio del Regno di Abderramán II le tre Marche di confine erano ancora in uno stato di permanente resistenza al potere centrale. La Marca Superiore era dominata da una serie di gruppi familiari sia indigeni (Muladi) che arabi che si disputavano il dominio della zona, con la partecipazione, quasi sempre secondaria, di altri due protagonisti, i signori cristiani di Pamplona e i governatori inviati dagli Omayyadi. Al tempo dell'Emiro Abderramán II, la famiglia dominante nella Marca Superiore era quella dei Banu Qasi, con a capo la figura più importante di tutta la storia della famiglia, Musa ibn Musa, che si faceva chiamavate “tertium regem in Spania” (terzo re di Spagna). Questo personaggio, fratellastro di Iñigo Arista, Signore di Pamplona, inizialmente era fedele all'Emiro ed aveva partecipato alle campagne dell'839 contro Álava e la Castiglia e, nell'842, contro Pamplona.

Ma in questa ultima campagna contro Pamplona, si rovinarono le relazioni e l'Emiro inviò immediatamente un suo uomo di fiducia, Al Harit ibn Bazi, per risolvere il problema. Ma, mentre inizialmente Al Harit ibn Bazi riuscì a espellere i Banu Qasi da Borja e Tudela, Musa ibn Musa si alleò con García Íñiguez di Pamplona, figlio di Iñigo Arista, e insieme tesero una trappola sd Al Harit ibn Bazi e lo fecero prigioniero nella battaglia di Palma, vicino a Calahorra. L' Emiro Abderramán II II non era disposto a subire questo affronto e negli anni seguenti condusse tre spedizioni contro Musa ibn Musa e i suoi alleati di Pamplona, causando grandi distruzioni in territorio nemico.

L'ultima di queste spedizioni, condotta dal principe Muhammad nell'844, convinse Musa ibn Musa ad accettare la pace e sottomettersi all'Emiro, ma il patto non durò molto tempo, visto che in due occasioni, nel 846-847 e 849-850 Musa ibn Musa tornò a ribellarsi, per depore le armi non appena l'esercito dell'Emiro appariva nelle vicinanze. Poco prima della morte di Abderramán II, Musa ibn Musa partecipò alla battaglia di Albelda, nei pressi di Viguera, dove ottenne la vittoria contro le forze di Guascogna.

Nella Marca Media la ribellione era solo a Toledo, che subì ripetutamente una repressione molto violenta, in contrasto con i continui tentativi di pacificazione che gli Omayyadi avevano applicato ai rivoltosi della Marca Superiore. Gli abitanti della città, la maggior parte muladíes, videro più volte le truppe dell'Emiro devastare le loro case, ma questo non li scoraggiava e alla prima occasione tornarono alla loro persistente disobbedienza.