dal 882 al 892


882: Le Battaglie di Cellorigo

Le Battaglie di Cellorigo furono due battaglie che ebbero luogo nei pressi del Castello di Cellorigo, nell'882 e nell'883. Le due battaglie furono combattute tra le forze del Re Alfonso III di León e le forze dell'Emirato di Cordova sotto il comando di Muhammad ibn Lubb ibn Qasi. Entrambe le azioni si conclusero con una sconfitta dei musulmani.

Prima Battaglia di Cellorigo

Nell'882 Muhammad ibn Lubb ibn Qasi, il quale, come suo padre Lubb ibn Musa prima di lui, aveva sempre avuto buoni rapporti con i regni cristiani del nord, si alleò con le forze dell'Emiro Muhammad I di Cordova. L'Emiro mandò suo figlio Al-Mundhir ad unirsi a Muhammad ibn Lubb per fare delle incursioni lungo il fiume Ebro. Muhammad ibn Lubb, partendo da Saragozza, viaggiò lungo l'Ebro e devastò le valli attraversate da La Rioja che all'epoca appartenevano al Re di Saragozza, Isma'el ibn Musa, e al Re di Tudela, Fortun ibn Musa, entrambi i quali erano zii di Muhammad ibn Lubb.

Una volta arrivato a Cellorigo, Al-Mundhir tentò di prendere il castello, ma questo era difeso da Vela Jiménez, il primo Conte di Álava. L'attacco si concluse con molti feriti da parte di entrambi gli eserciti e le forze musulmane non riuscirono a prendere il castello. In seguito Al-Mundir raggiunse Pancorbo, un altro passo di montagna delle Obarenes. L'assalto al Castello di Pancorbo si prolungò per un certo numero di giorni e finì con un altro ritiro musulmano e molte vittime.

Dopo questo ritiro, il Re Alfonso III di León ordinò a Diego Rodríguez Porcelos e a Vela Jimenez di inseguire Muhammad ibn Lubb ibn Qasi e Al-Mundhir. Dopo essere stati attaccati diverse volte, i leader musulmani chiesero la pace.

Seconda battaglia di Cellorigo

Un anno dopo, nel 883, Al-Mundhir radunò un esercito sotto il comando di Almonder e Abuhalit. Dopo aver sconfitto i cristiani sotto le mura di Saragozza e dopo aver saccheggiato la città di Villamayor de Monjardín e diverse altre città della Navarra, Al-Mundhir partì ancora una volta per prendere il castello di Cellorigo, ma questa volta senza l'aiuto delle truppe comandate da Muhammad ibn Lubb ibn Qasi.

I risultati della campagna furono peggiori del tentativo precedente. Dopo essere stato respinto una seconda volta dai difensori a Cellorigo, Al-Mundhir marciò per tentare un secondo assalto al castello di Pancorbo e un altro a Castrojeriz. Entrambi i tentativi si conclusero con un completo fallimento e grandi perdite dalla parte musulmana. Umiliato, Al-Mundhir, prima di lasciare il Regno di Leon, inviato al Re Alfonso III un ambasciatore per un altro trattato di pace.


883: La ribellione di Umar ibn Hafsun

L'emiro Muhammad I si confrontò anche con i Fuqaha' (esperti di giurisprudenza islamica), che volevano giustiziare il giurista tradizionalista Baqi ibn Majlad per il semplice fatto che aveva usato troppo ragionamento personale nell'elaborazione delle loro sentenze. Dovette cedere loro la religione dello stato, costringendo gli alti funzionari mozarabici a islamizzarsi o dimettersi.


Umar ibn Hafsun

La rivolta di maggior sostanza nell'Emirato avvenne quando Umar ibn Hafsun, leader dei muladies di Al Andalus, si convertì al cristianesimo, erigendosi come campione dei mozarabes.

Nell'883 una spedizione comandata dal generale Hashim ibn al Aziz lo costrinse ad arrendersi, marciando su Cordova. Umar ibn Hafsun, entrato a far parte delle truppe di Cordova, partecipò alla campagna contro Álava, per poi tornare a ribellarsi, riprendendo la sua fortezza di Bobastro. Fu messo sotto assedio da Al-Mundhir, figlio dell'Emiro Muhammad I, che dovette togliere l'assedio nell'886 alla notizia della morte di suo padre.


886: La morte dell'Emiro Muhammad I

Durante il regno dell'Emiro Muhammad I, la Reconquista era progredta rapidamente dalla parte del Portogallo. Nell'868, il Conte Vimara Peres del Portogallo si era impossessato di Oporto e dell'area del fiume Duero, mentre Miño si ripopolava rapidamente. Otto anni più tardi il nobile Hermenegildo Gutiérrez recuperò Coimbra. Questi dati danno l'impressione che, lala morte di Muhammad I nell'886, la penisola iberica era terra di nessuno in balia dei colpi di mano di qualsiasi audace.


886: L'Emiro Al Mundir I

Nell'886 il principe Al Mundhir, figlio dell'Emiro Muhammad I, stava assediando il ribelle Umar ibn Hafsun nella sua fortezza di Bobastro, quando ebbe la notizia della morte di suo padre. Al-Mundhir che dovette togliere subito l'assedio per rientrare a Cordova e prendere possesso del trono dell'Emirato di Al Andalus.

Il nuovo Emiro ereditò un potere precario, circondato da pericoli. A Badajoz, Abderramán ibn Marwan al Yilliq rimase indipendente. In Aragona la famiglia dei Banu Qasi, parenti con i principi regnanti a Pamplona, dominava Saragozza, Huesca e Tudela ed erano diventati vassalli delle Asturie. Il Re Alfonso III delle asturie si mostrava sempre più audace. Si aveva l'impressione che, dalla morte dell'Emiro Muhammad I, nell'886, la penisola iberica era diventata terra di nessuno.

Ma, per l'Emiro Al Mundir I, il più grave pericolo era Bobastro, dominio del ribelle Umar ibn Hafsun. Il nuovo Emiro fu un degno rivale di Umar ibn Hafsun. Gli storici arabi ci raccontano che era coraggioso e generoso, crudele e inesorabile. Poco dopo la sua ascesa al trono fece giustiziare Hashim, il Visir preferito da suo padre, e perseguitò duramente la sua famiglia. Poi iniziò le campagne militari contro Bobastro. Nel 888 prese personalmente il comando delle operazioni: conquisto Archidona e la fortezza di Priego e fece giustiziare senza pietà tutti i prigionieri.


l'odalisca e la schiava (dipinto di Dominique Ingres)

L'emiro stava assediando la fortezza di Bobastro, quando Umar ibn Hafsun lo ingannò con uno stratagemma che gli valse un ricco bottino. L'emiro giurò di non levare l'assedio sino a quando non catturava il ribelle, ma si ammalò gravemente e morì il 29 luglio 888. Le cronache incolpano Abdállah, suo fratello ed erede, come responsabile della sua morte, in quanto pagò il chirurgo che lo uccise con un bisturi avvelenato.


888: L'Emiro Abdállah

L'Emiro Abdállah era figlio dell'Emiro Muhammad I e della sua concubina Assar. La sua ascesa al potere si verificò a causa della prematura e inaspettata morte di suo fratello, l'Emiro Al Mundhir I, nel 888, mente assediava la fortezza di Bobastro, quartier generale di Umar ibn Hafsun, il più grande ribelle contro l'autorità degli Omayyadi.

Gli storici arabi formulano apertamente l'accusa di omicidio di suo fratello, che concordò con il medico che curava le sue ferite. In ogni caso Abdállah non perse tempo e chiese il suo riconoscimento come nuovo Emiro a tutti quelli che partecipavano all'assedio di Bobastro. Poi partì per Cordova, trasportando a dorso di cammello il cadavere di suo fratello. Dopo i funerali del defunto Emiro, Abdállah convocò una seconda cerimonia di proclamazione.

Iniziò da quel momento il periodo noto come la “fitna”, la prima grande crisi del potere Omayyade di Cordova dalla momento sua fondazione. Questa situazione era dovuta all'emersione di numerosi focolai di ribellione che si opponevano al dominio degli Omayyade, di cui la più importante fu, senza dubbio, quella di Umar ibn Afsun dalla sua fortezza di Bobastro.


vita quotidiana di Al Andalus

Così i venticinque anni di governo dell'Emiro Abdállah furono caratterizzati da una grande instabilità politica interna e dall'assenza di una forte autorità del sovrano di Cordova, a tal punto che il potere effettivo dell'Emiro non superava i limiti del territorio di Cordova. In questo modo, la sua attività principale si concentrò nel cercare di mantenere il suo debole potere, piuttosto che combattere i ribelli.

Gli inizi della ribellione risalivano all'878, durante il regno di Muhammad I. Le ragioni principali erano dovute alle rivalità etniche, ma anche ai conflitti causati da problemi sociali e politici. I protagonisti dei vari focolai di ribellione erno principalmente i signori della guerra arabi o muladies.

Tra la moltitudine di situazioni di disordine e di ribellione che caratterizzarono l'epoca dell'Emiro Abdállah, occorrere distinguere tra piccoli poteri locali e quelli di una dimensione più rilevante. Il caso di Siviglia che, dall'889, fu la scena della disputa tra due grandi lignaggi arabi yemeniti, i Banu Hayyay e i Banu Jaldún.