dal 913 al 923


913: Abderramán III e i ribelli Fatimidi

Contemporaneamente l'Emiro Abderramán III decise di tenere sotto controllo il Nord dell'Africa, dove era emerso il nuovo e grave pericolo dei Fatimidi.

I Fatimidi erano adepti dello “Sciismo” e cercavano di unificare l'Islam sotto il loro credo. Il loro profeta o “mahdi” era Obaidala che guidava le tribù fanatiche affamate e disperate del Nord Africa. Obaidala era in contatto con il muladi Umar ibn Hafsun, che riconobbe la sua sovranità, e sue spie vagavano per tuaa Al Andalus. L'Emiro capì che era urgente porre fine all'autonomia dei principati musulmani che la debolezza degli Emiri precedenti aveva permesso e, soprattutto, sottomettere l'istigatore di tutte le ribellioni: Umar ibn Hafsun.

Quindi l'Emiro intraprese delle spedizioni che pacificarono le regioni di Caracuel e del Campo de Calatrava. La testa di Ibn Ardabulish, uno dei capi ribelli, inchiodata alla porta di Cordova, fu il suo primo trofeo di vittoria.


vita quotidiana di Al Andalus

Nel frattempo il giovane Emiro riorganizzo il governo che così raggiunse la massima efficienza. Il Visir dell'Emiro Abdállah I, Muza ibn Ziyad, che gli non aveva dimostrato sottomissione, fu condotto in prigione, dove aspettò per sette anni sua condanna a morte. Poi nominò come Visir Bach ibn Ahmed e gli affidò il comando della cavalleria.

Le vittorie continuarono con la sottomissione di nuclei ribelli. Nei primi giorni del 913, Bach ibn Ahmed sottomise Ecija, la posizione più avanzata di Umar ibn Hafsun verso Cordova. Al comando del suo esercito, l'Emiro sottomise la regione di Jaén e quella di Elvira, poi attraversò la Sierra Nevada e, dopo un assedio, riprese Juviles, e poi fece ritorno a Cordova. La campagna militare gli aveva fatto recuperare 70 roccaforti e più di 300 posti fortificati.

Ma l'Emiro riteneva che l'unificazione non era possibile, se non sbloccava le differenze di religione, piuttosto che le differenze di razza. Da qui la crudele intransigenza verso i cristiani. Questo criterio unificante, accoppiato con l'intransigenza religiosa, era più urgente per l'Emiro che la distruzione del castello dove Umar ibn Hafsun aveva trovato rifugio.


913: la conquista di Nájera e Calahorra

Nel 913 il Re García I di León raggiunse la sua frontiera orientale, nella Contea di Castiglia, e da qui avanzò nella Rioja conquistando ai musulmani le città di Nájera e di Calahorra e ponendo sotto assedio la città Arnedo. Poi, senza apparente motivo, le truppe di León si ritirarono, molto probabilmente per una grave infermità di García.


914: L'assedio della fortezza di Bobastro

Nella primavera del 914 l'Emiro condurre un'operazione per isolare la fortezza di Bobastro. In Algeciras, distrusse una flotta che portava cibo per ai leader cristiani e poi si diresse, attraversando la regione di Sidonia, verso Carmona. Nel frattempo Siviglia si arrese, mentre Carmona, dove il governatore nominato dall'Emiro si era ribellato, resistette fino al 917.

Una grande siccità impedì all'esercito dell'Emiro di continuare l'assedio del castello dove aveva trovato rifugio Umar ibn Hafsun, il quale, già vecchio, potè godere di alcuni anni di pace per poi morire. La sua morte gettò la penisola iberica in grande scompiglio. Con lui moriva la tradizione visigota in Al Andalus.


914: Il Re Ordoño II di León

Durante il Regno di García I di León, suo fratello Ordoño governava la Galizia. Nell'agosto del 913 Ordoño assaltò e conquistò ai musulmani la città di Évora, uccidendo il suo Wali e tutta la guarnigione di circa 700 uomini, per poi rientrare in Galizia con circa 4.000 prigionieri.

Nel 914, alla morte di suo fratello, il Re García I di León, Ordoño divenne Re di León, riunificando così la Galizia con il León.


917: La Battaglia di San Esteban de Gormaz

Il Re Ordoño II di León continuò la politica di espansione territoriale che era stata di suo padre il Re Alfonso III delle Asturie. Conquistò quindi la città di Mérida, e giunse nuovamente sino ad Évora.


Ordoño II di León
(dipinto di José María Rodríguez de Losada)

Nel 912 Ordoño II aveva ordinato il ripopolamento di San Esteban de Gormaz, una delle città di confine tra gli stati musulmani e quelli cristiani.

Nel settembre del 917, una volta saputo degli sforzi di Ordoño II per ripopolare e prendere il controllo della città, l'Emiro Abderramán III ne ordinò l'assedio. Alleatosi con Sancho I Garcés, Re di Pamplona, Ordoño II andò in aiuto alla città e sconfisse le forze musulmane. Il loro comandante fu catturato durante la battaglia e giustiziato per decapitazione. La sua testa fu esposta su bastioni della città come un avvertimento ai musulmani.

L'anno successivo Ordoño II strappò alla potente famiglia dei Banu Qasi le città di Calahorra e Arnedo, attaccando anche Nájera e Tudela. Nel 919 i musulmani attaccarono nuovamente San Esteban de Gormaz ma furono respinti. Nel 920 l'Emiro Abderramán III guidò personalmente un esercito che recuperò le città di Osma e San Esteban de Gormaz.


920: La Battaglia di Valdejunquera

bderramán III riuscì a pacificare il territorio di Al Andalus in soli due anni; allo stesso tempo, fece diverse incursioni contro i cristiani nel nord, che, approfittando delle dispute interne di Al Andalus, erano avanzati per il Duero.

Il più importante successo ottenuto dall'Emiro Abderramán III avvenne nel 920 quando penetrò in Navarra e sconfisse il Re Ordoño II di León e il Re Sancho I Garcés di Navarra nella “battaglia di Valdejunquera”, una cittadina nei pressi di Pamplona, dove furono catturati i Vescovi di Tuy e Salamanca. Molti sopravvissuti alla battaglia si rifugiarono nei castelli di "Muez" e di Viguera, dove vennero assediati, sconfitti e decapitati.

Il primo riferimento alla battaglia di Valdejunquera si trova nella “Chronicon di Sampiro”, un chierico leonese, scritta probabilmente nel 980. Secondo Sampiro, gli "Agarenes" (discendenti di Agar, cioè i musulmani), arrivati al Mois (Muez), minacciando il regno di Navarra, il cui Re Sancho I Garcés chiese l'aiuto del Re Ordoño II di León. Il Re di León incontrò i musulmani sotto il comando dell'Emiro Abderramán III a Valdejunquera e fu sconfitto.


martirio di San Pelagio di Cordova

Due dei suoi Vescovi, Dulcidio e Ermogio, furono presi prigionieri e trasferiti Córdoba. In cambio della libertà del Vescovo Ermogio, suo nipote Pelagio si offrì prigioniero ad Abderramán III, mentre il Re Ordoño II riscattò il Vescovo Dulcidio.

Dopo tre anni di prigionia, l'Emiro offrì a Pelagio la libertà in cambio della sua conversione all'Islam, ma il giovane declinò l'offerta, volendo rimanere fedele alla sua fede. La conseguenza fu che Pelagio venne sottoposto a tortura e fatto a pezzi con delle tenaglie di ferro. La chiesa commemora il 26 giugno San Pelagio di Cordova tra i suoi martiri della fede.

Dopo la battaglia di Valdejunquera, Ordoño II destituì il conte di Castiglia, Fernando Ansurez perché non si era presentato alla battaglia con le sue truppe, e lo sostituì con il fratello, di Gonzalo Fernandez, il conte di Burgos Nuño Fernández. Volendo inoltre punire l'offesa arrecata alla sua autorità dalla nobiltà castigliana fece convocare i nobili castigliani a Tejares. Tutti quelli che si presentarono furono arrestati e condotti a León, dove molti furono giustiziati.