1212: La battaglia di Las Navas de Tolosa

La Battaglia di Las Navas de Tolosa del 16 luglio del 1212, fu il risultato di una Crociata organizzata in Spagna dal Re Alfonso VIII di Castiglia, dall'Arcivescovo di Toledo Rodrigo Ximénez de Rada e dal Papa Innocenzo III, contro gli Almohadi di Al Andalus che avevano sconfitto il Re di Castiglia alla battaglia di Alarcos del 1195 e spostato il confine sui monti di Toledo, minacciando la città di Toledo e la Valle del Tago.


la battaglia di Las Navas de Tolosa (dipinto di Francisco de Paula Van Halen)

Quando seppe della preparazione di una nuova offensiva Almohade, il Re Alfonso VIII di Castiglia, avendo fatto diverse alleanze con i regni cristiani della penisola, con la mediazione del Papa, e la scadenza delle varie tregue firmate con gli Almohadi, decise di preparare un grande scontro con le truppe Almohadi condotte direttamente dal Califfo Muhammad al-Nasir.

L'esercito castigliano era composto dalle truppe al comando del Re Alfonso VIII di Castiglia e di Don Diego López de Haro e costituivano il grosso delle truppe cristiane con 50.000 uomini.

Le truppe di Sancho VII di Navarra, Pietro II d'Aragona e del Portogallo ammontavano complessivamente a circa 20.000 uomini; le truppe portoghesi non avevano la presenza del loro Re.


la battaglia di Las Navas de Tolosa (dipinto di Victor Morelli)

Partecipavano alla Crociata anche le truppe degli Ordini Militari di Santiago, di Calatrava, del Tempio e di San Giovanni. Circa 30.000 Crociati, per lo più francesi, risposero alla chiamata di Papa Innocenzo III, che a sua volta era stato contattato dall'Arcivescovo di Toledo, Ximénez de Rada. Tra di loro vi erano i Vescovi di Narbonne, Bordeaux e Nantes.

Come il Re del Portogallo, non partecipò alla guerra neanche il Re Alfonso IX di León; pur desideroso di andare in battaglia, Alfonso IX di León fece sapere al Re Alfonso VIII di Castiglia che avrebbe partecipato volentieri se la Castiglia restituiva i territori che appartenevano al León.


Sancho VII di Navarra e la “Guardia Nera” (arazzo di Francisco Aznar)

Così, Alfonso VIII di Castiglia chiese la mediazione del Papa per evitare qualsiasi attacco del León durante la Crociata. Innocenzo III accettò e minacciò di scomunicare chiunque avesse osato violare la pace, mentre gli spagnoli combattevano contro i musulmani. Quindi il Re Alfonso IX di León acconsentì a inviare le truppe di cavalieri di León, Galizia e Asturie.

L'esercito cristiano aveva certamente una dimensione rispettabile, ma il gran numero di truppe convocato dal Califfo Muhammad al-Nasir lo fece sembrare piccolo. La dimensione dell'esercito dei musulmani è stata esagerata dalle cronache cristiane, arrivando a parlare da 300.000 a 400.000 uomini, ma oggi si tende a considerare il loro numero in oltre 120.000.


Sancho VII di Navarra e la “Guardia Nera” (dipinto di Horace Vernet)

In prima linea c'era la fanteria leggera marocchina reclutato nell'Alto Atlante; dopo di questi c'erano i volontari di Al Andalus, meglio armati dei marocchini e incaricati di fermare le fila nemiche.

L'esercito Almohade era dietro i volontari di Al Andalus, con la potente cavalleria africana che copriva i fianchi. La maggior parte di loro proveniva dall'Africa nord-occidentale, ma non mancavano guerrieri provenienti da ogni angolo dell'Islam, attratti dalla chiamata alla guerra santa.

Dopo la cavalleria Almohade, c'erano gli arcieri a cavallo turchi conosciuti come Agzaz. Questa unità di mercenari d'elite era giunta in Spagna dopo la guerra che gli Almohadi del Nord Africa avevano fatto contro gli Ayyubidi di Egitto.

Alla fine, intorno alla tenda personale del Califfo Muhammad al-Nasir, c'era la “Guardia Nera”, composta da fanatici soldati-schiavi provenienti dal Senegal. Grandi catene e pali li tenevano tutti insieme e ancorati a terra, così che non avevano altra scelta che combattere o morire. Dalla sua tenda il Califfo arringava le sue truppe, vestito interamente di verde (il colore dell'Islam), con una copia del Corano in una mano e una scimitarra nell'altra.

Nelle fila musulmane abbondavano leader religiosi e santoni; anche nelle fila cristiane c'era una gran quantità di monaci e sacerdoti, e tutti invitavano le loro parti a una lotta implacabile.

Il Venerdì 13 luglio del 1212 gli eserciti cristiani arrivarono a Las Navas, e piccole scaramucce si verificano durante il Sabato e la Domenica seguente. Il lunedi 16 luglio attaccarono. I volontari di Al-Andalus e i soldati berberi del Nord Africa, cercarono di rallentare lo scontro frontale per indebolire l'unione delle truppe cristiane.

La seconda linea dei castigliani, comandata da Diego López II de Haro, e gli Ordini militari formavano il centro; a destra i navarresi e le milizie urbane di Avila, Segovia e Medina del Campo e, alla sinistra, gli aragonesi.

Dopo una carica della prima linea delle truppe cristiane, gli Almohadi, che doppiavano ampiamente il numero dei cristiani, eseguirono la stessa tattica che anni prima aveva dato loro tanta gloria. I colontari e arcieri di avanguardia sumularono una ritiata per poi contrattaccare al centro con il grosso delle loro forze d'elite.

Poi la cavalleria leggera Almohade, equipaggiata con l'arco, provò a circondare gli attaccanti. Le truppe di López de Haro iniziò a ritirarsi, perché le loro perdite erano molto elevate; non fece la stessa cosa López de Haro che, con suo figlio, rimase stoicamente con Núñez de Lara e gli Ordini Militari.

Vista la rititata di molti cristiani, i loro Re, al comando dei loro cavalieri, iniziarono la carica. Questo atto alimentò nuova forza nel resto delle truppe e fu determinante per l'esito della battaglia.

Le ali della milizia cristiana caricarono le ali dell'esercito Almohade. Quando il Re Sancho VII di Navarra apprese che la milizia cristiana stava per raggiungere la palizzata che circondava la tenda del Califfo Muhammad al-Nasir, si mise al comando di 200 cavalieri di Navarra e, insieme a loro, attraversò l'ultima difesa del Califfo, la “Guardia Nera”, i cui soldati erano ancorati al suolo con delle catene, per dimostrare che non sarebbero mai fuggiti.


Sancho VII di Navarra e la “Guardia Nera” (dipinto di Marceliano Santa María)

La macellazione all'interno della palizzata del Califfo fu terribile. L'ammucchiata di difensori e attaccanti nel recinto e la consapevolezza che qui si stava decidendo la sorte della battaglia, spronò gli uni e gli altri ed esprimere il massimo valore.

Sul campo di battaglia gli arcieri musulmani non potevano agire correttamente, trovandosi coinvolti nel tumulto. La carneficina dei musulmani fu tale che, dopo la battaglia, i cavalli non potevano muoversi, visto il campo pieno di cadaveri.

L'esercito di Al-Nasir si disintegrò. Nella terribile confusione ognuno cercò la propria sicurezza con la fuga. Fuggendo precipitosamente a Jaén, il Califfo lasciò ai cristiani un enorme bottino di guerra. Di questo bottino si conserva lo stendardo del Califfo nel monastero di Las Huelgas a Burgos. E' considerato il migliore ricamo Almohade attualmente in Spagna.

In seguito a questa battaglia, terminò l'egemonia musulmana nella penisola iberica e la Reconquista prese un nuovo impulso che, nei successivi 40 anni, portò significativi progressi dei regni cristiani che conquistarono quasi tutti i territori meridionali.