EL CID AL SERVIZIO DEL RE ALFONSO VI DI CASTIGLIA E LEÓN


La leggenda della “Jura de Santa Gadea”

L'inaspettata morte di Sancho II ha fece passare il trono al fratello Alfonso, che rapidamente tornò da Toledo per occuparlo.

Le leggende del XIII secolo ci hanno trasmesso la famosa immagine di un severo Rodrigo che, assumendo la voce dei diffidenti vassalli di Sancio II, costrinsero Alfonso a giurare nella Chiesa di Santa Gadea (o Águeda) di Burgos che non aveva niente a che fare con la morte di suo fratello; una mossa audace che avrebbe fatto guadagnare a Rodrigo la duratura inimicizia del nuovo monarca.

Risale al 1236 un passo letterario che ci descrive il famoso episodio della “Jura de Santa Gadea”. Secondo lo storico Martínez Diez il passo è “privo di qualunque fondamento storico o documentale”.

L'episodio viene di seguito così riassunto:

Il disgusto in Castiglia fu generale. La maggior parte dei castigliani osava appena incolpare solamente la Principessa Urraca della morte di Sancho II; ma altri, meno timidi, accusavano direttamente Alfonso VI.


la “Jura di Santa Gadea”
(illustrazione di Justo Jimeno perla rivista “La España Medieval”)

I costumi e le leggi di tutti i tempi condannavano chi cercava di prendere un trono con la violenza, e Alfonso non poteva certo andare a regnare in Castiglia senza subire la ripugnanza di vassalli leali al Re defunto. I costumi giuridici del tempo non lo consentivano.

Tuttavia, i castigliani, non trovando persona di stirpe reale più adatta ad occupare il trono vacante, visto che l'inetto Re Garcia di Galizia o il Re di Aragona o il Re di Navarra potevano essere loro graditi, convennero di ricevere Alfonso VI come loro Signore, ma a condizione di giurare che non aveva partecipato alla morte di suo fratello il Re Sancho II di Castiglia.

Alfonso VI giurò nella chiesa "giuratrice" di Santa Gadea di Burgos: i Vangeli collocati sull'altare e le mani del Re sui Vangeli, perché, per essere valido, il giuramento andava fatto toccando qualcosa di sacro. Poi El Cid Campeador chiese al Re di giurare di non aver partecipato alla morte del Re Sancho II e Alfonso VI, assieme ad altri dodici cavalieri penitenti, risposero il sacramentale: “Si, lo giuriamo”.


la Jura de Santa Gadea (dipinto di Marcos Giráldez de Acosta)

Allora El Cid Campeador lanciò quindi quella che, in termini giuridici si chiamava, “la confusione”: “Perché se Voi mentite giurando, preghiamo Dio che che vi ammazzi un traditore che sia vostro vassallo, come pure Vellido Dolfos lo era del Re Sancho II”. Il Re e i dodici cavalieri penitenti accettarono la maledizione rispondendo “Amen”; ma, nel pronunciare questa parola solenne, il re Alfonso VI cambiò colore.

Per tre volte El Cid Campeador richiese il giuramento, e per tre volte lo ricevette; poi baciò la mano del Re che lo accolse come vassallo e lo onorò con distinzioni speciali, guadagnandosi per questo il partito degli intransigenti.

Da allora, El Cid Campeador e i suoi castigliani furono fedeli vassalli del Re Alfonso VI di Castiglia e León, che ritornò considerare l'idea dell'Impero


El Cid Vassallo del Re Alfonso VI

In realtà la “Jura di Santa Gadea” è solo una leggenda; nessuno aveva richiesto ad Alfonso VI tale giuramento e inoltre El Cid, che apparve regolarmente a Corte, godeva della fiducia di Alfonso VI, che lo nominò giudice in due distinte cause asturiane nel 1075.


Il matrimonio tra El Cid e Jimena Díaz

Il Re Alfonso VI fece quanto il possibile per guadagnarsi la fiducia dell'alfiere di suo fratello, forse pensando che il suo prestigio gli avrbbe fatto avere anche la fiducia degli indomabili castigliani: il Re lo ricoprì di incarichi di rilievo e gli offrì in moglie Doña Jimena Díaz (tra il luglio del 1074 e il 12 maggio 1076), figlia di Diego Rodríguez, Conte di Oviedo e nipote del Re Alfonso V di León. Un matrimonio di tale rango era una delle aspirazioni di tutti i nobili di basso rango, e questi ci rivela che El Cid era ben situato a Corte.

Dalla moglie, El Cid ebbe tre figli: Diego Rodríguez, Maria Rodríguez (che sposò il Conte di Barcellona Ramón Berenguer III) e Cristina Rodríguez (che sposò il Principe Ramiro Sánchez di Pamplona).

Alfonso VI tentò di consolidare la riconciliazione tra castigliani e leonesi portando El Cid Campeador con lui in un viaggio nelle Asturie. Il Re stava andando in pellegrinaggio presso la cattedrale di Oviedo, per adorare le famose reliquie racchiuse in un'arca che ora stava per essere aperta ed esaminata in sua presenza durante la Quaresima del 1075.

Negli ultimi giorni di Quaresima, il Re disbrigò alcune cause legali e in alcune di queste nominò El Cid come giudice, il che dimostra che El Cid non era solamente esperto delle usanze giuridiche della sua terra, ma giudicò una questione asturiana, che si atteneva alle leggi del Fuero, quando appunto i castigliani si distinguevano dai leonesi non disciplinati dal Codice visigoto, ma piuttosto dalla consuetudine germanica e hispano-romana.

Il 28 luglio dello stesso anno, un privilegio reale diretto al“fedelissimo Roderico Didaz”, rese El Cid Campeador libero dalle sue eredità, che quindi convertì le sue terre in un vera Signoria del Vivar: “in modo che non entri nel Vivar, o in altro terreno, i crediti o altro benefico del Re …. tutta la loro eredità intatta senza alcun tributo, li possiede Rodrigo Díaz così come i suoi figli e nipoti


L'annessione della Rioja

Il 4 Luglio 1076 il Re Sancho IV Garcés di Navarra fu ucciso a tradimento, vittima di un complotto di suo fratello minore Ramon e sua sorella Ermesinda, con l'aiuto di vari nobili di corte.

Questo era in altro fratricidio che giunse a favore del Re Alfonso IV, favorito dalla fortuna. Infatti i navarresi rifiutarono la corona al fratricida e non pensarono al figlio del defunto o all'altro fratello del Re, il Principe Ramiro.

Preferirono non creare un nuovo Re, ma scelsero di unire il Regno di Navarra ad un Regno esistente. Pamplona, con la parte settentrionale venne riconosciuta al Re Sancho IV Ramírez di Aragona, mentre la parte meridionale, La Rioja, venne riconosciuta al Re Alfonso VI.

In occasione dell'annessione della Rioja si vide confermata la predilezione che il Re Alfonso VI aveva per l'importante nobile castigliano García Ordóñez. Egli lo nominò Conte di Nájera gli fece fare il matrimonio più illustre che poteva essere con la sorella del Re assassinato, la Principessa Urraca di Navarra, Signora di Alberite e altri villaggi nella stessa Rioja; un matrimonio politico che tendeva a mantenere ben salda la regione appena annessa.

I due coniugi vissero nella capitale dei loro Stati con un fasto quasi reale. Così García Ordóñez non solo superò di gran lunga lo splendore ufficiale del Cid, ma andò a occupare la prima posizione a Corte, fra tutti i nobili castigliani.

Tuttavia, il Conte di Nájera non aveva ottenuto la predilezione del Re Alfonso VI per aver fatto qualcosa di notevole rispetto al Cid, né fece qualcosa di importante nel resto della sua lunga vita.


La missione a Siviglia


Al Mutamid di Siviglia
in una miniatura medievale

Allo stesso tempo in cui il Re Alfonso VI si era intitolato “Imperatore di tutta la Spagna” voleva rendere più efficace il suo dominio sui Re di Taifa musulmani.

Il padre di Al Mutamid, Re della Taifa di Siviglia, pagava il tributo a Re Ferdinando I di León e ora suo figlio Al Mutamid pagava il tributo al Re Alfonso VI, il quale, ogni anno mandava un'ambasciata a Siviglia per raccogliere il tributoe, verso la fine del 1079, Alfonso mise El Cid Campeador a capo dell'ambasciata.

El Cid raggiunse Siviglia in un brutto momento: Al Mutamid di Siviglia era sotto la minaccia dal suo nemico Abdallah, Re della Taifa di Granada.

Il giovane Abdallah, convinto da Al Mamun, il defunto Re di Toledo fautore della politica imperiale di Alfonso VI, si era sottomesso a pagare il tributo all'”Imperatore di tutta la Spagna”.

Per raccogliere questo tributo erano giunti a Granada il Conte García Ordóñez di Nájera, Diego Perez i fratelli Lope e Fortuño Sanchez, vassalli di Alfonso VI, a capo dei quali c'era il Conte di Nájera.


il Re alfonso VI conquista Toledo
(azulejo nella Piazza di Spagna a Siviglia)

Mentre Rodrigo era a Siviglia, Re Abdallah di Granada, assecondato dagli ambasciatori castigliani, ebbe la strana idea di molestare Al Mutamid di Siviglia proprio nel momento in cui stava pagando il tributo al Cid.

Visto che Al Mutamid di Sivigliaera sotto la protezione di Alfonso VI proprio a causa del pagamento del tributo che era andato a riscuotere El Cid, quest'ultimo pensò che fosse suo dovere proteggere la Taifa di Siviglia e così scrisse al Re di Granada e Conte García Ordóñez di Nájera, chiedendo loro quale considerazione avessero del Re Alfonso VI, visto che volevano attaccare il Re di Siviglia.

Ma loro, fiduciosi nella moltitudine del loro esercito, non solo ignorarono l'appello del Cid, ma lo gettarono nel ridicolo ed entrarono nella la terra di Al Mutamid distruggendo e rubando tutto ciò che potevano.


La battaglia di Cabra

El Cid Campeador si mise al comando del piccolo esercito di Al Mutamid di Siviglia per incontrare gli invasori, bloccarli e intraprendere con loro una dura e lunga battaglia vicino al castello di Cabra.


il castello di Cabra oggi

Il Re della Taifa di Granada soffrì le perdite maggiori, e alla fine, sia mori che cristiani fuggirono, lasciando prigionieri García Ordóñez, Diego Perez e Lope Sanchez e molti altri cavalieri, che però furono rilasciati tre giorni dopo senza il pagamento di alcun riscatto.

Al suo ritorno a Siviglia, El Cid Campeador fu ricoperto di doni da Al Mutamid, il quale ne inviò ancora altri al Re Alfonso VI, accompagnati da un trattato di pace.

Poi El Cid intraprese il ritorno in Castiglia. Ma a Burgos, se l'umiliazione di García Ordóñez poteva piacere al popolo, non fu molto gradita al Re Alfonso VI, che aveva tanta predilezione per il Conte di Nájera.

La vittoria del Cid Campeador suscitò l'invidia di molti nobili leonesi, che accolsero male la notizia che Rodrigo avesse battuto il Conte García Ordóñez, così che si cominciò a mormorare contro di lui davanti al Re.

El Cid fu ingiustamente accusato persino di aver trattenuto per se una parte del tributo di Al Mutamid. Queste ed altre maldicenze, fecero cadere in disgrazia Rodrigo; il Re doveva prendere una decisione esemplare secondo gli usi di quel tempo: così bandì El Cid Campeador.