EL CID SIGNORE DELLA GUERRA


Il secondo esilio del El Cid

Poi Rodrigo iniziò ad avere uno strano comportamento, non adatto per un inviato del Re: iniziò a raccogliere per sé, sia a Valencia che nei restanti territori levantini, i tributi che prima venivano pagati ai Conti catalani o al Re di Castiglia.

Tale atteggiamento suggerisce che, durante la sua permanenza alla Corte di Alfonso VI, El Cid aveva pattuito una situazione di indipendenza in cambio della difesa degli interessi strategici della Castiglia sul fianco orientale della penisola.


il castello di Aledo

Prima della fine del 1088, ci fu un nuovo scontro tra Alfonso VI ed El Cid. Il Re aveva conquistato la fortezza di Aledo, da dove poteva minacciare le Taifas di Murcia, Granada e Siviglia con continue incursioni e saccheggi. Poi le Taifas di Al Andanus chiesero nuovamente l'intervento degli Almoravidi di Yusuf ibn Tashufin, che assediò la fortezza di Aledo nell'estate del 1088.

Il Re Alfonso VI partì in soccorso della fortezza di Aledo e ordinò a Rodrigo Díaz di mettersi in marcia per unirsi alle sue forze, ma El Cid, che pure si diresse verso la fortezza di Aledo, non riuscì ad incontrare il suo Re.

Fu un mero errore di coordinamento, visto che a quel tempo le comunicazioni erano difficili, o una disobbedienza deliberata de El Cid, i cui piani non coincidevamo con quelli del suo Re? Non lo sapremo mai, ma il risultato fu che il Re Alfonso VI ritenne inammissibili le azioni del suo vassallo e tornò a punire El Cid con un nuovo esilio e l'espropriazione di tutte le sue proprietà, cosa che veniva fatta solo in caso di tradimento.


Le prime conquiste del Cid

E' da questo momento che El Cid divenne un signore della guerra indipendente, intervenendo nel Levante guidato solo dai suoi interessi personali e non per conto del Re Alfonso VI.

All'inizio del 1089 El Cid cominciò con la conquista di quella che era stata la Taifa di Denia, a quel tempo appartenente ad Al Mundir di Lérida e la cui protezione era affidata, mediante il pagamento di un tributo, al Conte Berenguer Ramón II di Barcellona. Spaventato, Al Mundir inviò subito un'ambasciata a negoziare la pace.


la fortezza di Murviedro

Poi, a metà del 1089, Rodrigo si avvicinò alla fortezza di Murviedro (oggi Sagunto), costringendo Al Qádir, che governava Valencia e le principali fortezze della regione per conto del Re Alfonso VI, a pagare il tributo direttamente al lui per garantirsi la sua protezione.

A metà dello stesso anno El Cid minacciò il confine meridionale della Taifa di Lérida di Al Mundir, e del Conte Berenguer Ramón II di Barcelona, stabilendosi nella primavera del 1092 nella Burriana, a poca distanza dal passo della Morella (nella provincia di Castellón).

Al Mundir, vista la minaccia dei suoi domini e temendo la rottura del trattato di pace stabilito con El Cid, chiamò in aiuto il Conte Berenguer Ramón II di Barcelona, le cui truppe si trasferono a sud in cerca de El Cid.


La battaglia di Tévar

A Tévar, una pineta situata tra Monroyo e Morella, avvenne la battaglia tra le truppe di Al Mundir di Lérida, comandate dal Conte Berenguer Ramón II di Barcellona, contro la mesnada del Cid. Ancora una volta El Cid vinse la battaglia che, per la seconda volta, si concluse con la cattura Conte di Barcellona.

L'esercito del Cid era in inferiorità numerica, così decise di scegliere il campo, e le sue truppe si fermarono all'ingresso di una valle in una zona boschiva di montagna, la pineta di Tévar, allora parte del Taifa di Lérida. L'esercito nemico marciava sotto il comando del Conte Berenguer Ramón II di Barcellona.

Il Conte di Barcellona ordinò che un contingente dei suoi cavalieri salisse durante la notte sul monte dove era accampato l'esercito del Cid, così da poter attaccare a sorpresa alle spalle. El Cid, a sua volta, nella stessa notte aveva ordinato ad alcuni dei suoi uomini di fingere una fuga e rifugiarsi tra la gente del posto, per dare loro false informazioni sui suoi piani.

L'attacco improvviso al segnale del Cid contro una parte dell'esercito di Berenguer Ramón II, insieme agli uomini che avevano dovuto scalare la montagna per raggiungere il campo del Cid, causò una frammentazione delle truppe di Barcellona.

Molti degli uomini si dispersero dal grosso delle truppe Berenguer Ramón II e furono sorpresi in un'imboscata dalle truppe musulmane al servizio del Cid.

All'alba, i cavalieri del Conte di Barcellona che erano andati sulla montagna per tendere l'agguato al Cid, piombarono sul suo campo. Ma le truppe del Cid erano preparate a rispondere, mentre il resto dell'esercito del Cid era disceso rapidamente a valle per attaccare il grosso delle truppe del Conte di Barcellona.

Al primo attacco, il centro dell'esercito Berenguer Ramón II andò in frantumi, ma il Cid cadde da cavallo si ferì. Finalmente la mesnada del Cid ottenne la vittoria decisiva, catturando molti nemici, tra i quali il Conte di Barcellona e i principali nobili al suo seguito, come Giraldo Alamán, Conte di Cervellón, Diosdado Bernaldo, Visconte di Tarragona, e ancora Ramón Mirón, Ricardo Guillén, Raimundo de Barbarán e Dorea de Castellvell.

Anche il bottino fu molto importante: vasi d'oro e d'argento, abiti di tessuto prezioso, cavalli di battaglia, merci, muli e tante armi da guerra, che i suoi soldati portarono al Cid, ferito nella sua tenda.

Pochi giorni dopo, El Cid negoziò il rilascio degli aristocratici in cambio di un riscatto, secondo la “Historia Roderici” pari a 80.000 marchi d'oro, c orrispondenti all'incredibile quantità di circa 18.700 chili di metallo prezioso. Poi El Cid si ritirò in un luogo vicino a Saragozza, dove rimase per due mesi in attesa che le sue ferite guarissero.


El Cid Campeador alla battaglia di Tévar
(illustrazione di Justo Jimeno perla rivista “La España Medieval”)

Questa vittoria sicuramente rafforzò la posizione dominante de El Cid nella zona di Levante, perché prima della fine dell'anno, probabilmente nell'autunno del 1090, il Conte di Barcellona e il caudillo spagnolo stabilirono un patto con cui il Conte rinunciava ogni intervento in questa zona, lasciando a Rodrigo la libertà di agire a suo piacimento.

All'inizio El Cid si limito a continuare a percepire il tributo di Valencia e controllare alcune fortezze strategiche che gli permettevano di dominare il territorio, cioè a mantenere il protettorato che esercitava dal 1087.


L'Impero degli Almoravidi


ritratto di Yusuf ibn Tashfin

Nel frattempo, il Re Alfonso VI di Castiglia e León si vide per la terza volta in grave pericolo perché, nell'estate del 1090, Yusuf ibn Tashfin sbarcò nuovamente ad Algeciras.

Nel settembre depose il Re della Taifa di Granada; un mese dopo gli Almoravidi occuparono la Taifa di Malaga, mentre Tarifa venne occupata nel dicembre.

Nello stesso anno Yusuf ibn Tashfin pose l'assedio a Toledo (1090). Il Re Alfonso VI con l'aiuto del Re Sancho IV Ramírez d'Aragona, difeso vigorosamente Toledo e il Califfo Almoravide dovette ritirarsi senza successo.

Cordova cadde nel marzo del 1091 e, prima della fine dell'anno, cadde la Taifa di Almeria. Continuando la sua avanzata, Yusuf ibn Tashfin occupò Aledo e Murcia, e nel 1092, la Taifa di Denia gli aprì le porte.

Più a nord, El Cid fermò l'avanzata degli Almoravidi per alcuni anni, anche se alcune truppe riuscirono ad entrare a Valencia nel 1092 che però fu ripresa dal Cid il 15 giugno 1094.

Nel frattempo gli Almoravidi continuavano ad avanzare occupando la Taifa di Jaén. Quando assediarono Siviglia, Alfonso VI inviò un esercito agli ordini di Álvar Fáñez, ma questo soffrì una sconfitta e Siviglia fu presa dagli Almoravidi.

Nel 1094 l'Impero Almoravide aveva riunificato tutti i Regni di Taifa come protettorati sotto l'autorità centrale di Marrakech e deposto tutti i Re, tranne Al Musta'in II, Re della taifa di Saragozza, che aveva buone relazioni con gli Almoravidi, grazie alle quali il suo Regno di Taifa rimase indipendente.

Tuttavia, i cristiani continuarono la loro avanzata. Nel 1089 cadde Monzon, nel 1091 Balaguer e nel 1096 Huesca. Per cercare di contrastare il Regno di Aragona, Al Musta'in II di Saragozza continuò a pagare una pesante parias al suo patrono, il Re Alfonso VI.


Il Re Alfonso VI contro El Cid

Nel 1092 El Cid, come base delle sue operazioni, ricostruì la fortezza di Peña Cadiella (oggi, La Carbonera, nella sierra de Benicadell). Oramai il Re Alfonso VI, aveva perso la sua influenza a Valencia, sostituita dal protettorato del Cid.

Per riprendere il controllo del Levante, il Re Alfonso VI si alleò con il Re Sancho Ramírez di Aragona e con il Conte Berenguer Ramón II di Barcellona, ottenendo anche il sostegno delle flotte navali di Pisa e di Genova.

Nell'estate del 1092, il Re d'Aragona, il Conte di Barcellona e la flotta pisana e genovese attaccarono la Taifa di Tortosa (che pagava il tributo a El Cid), e successivamente si indirizzarono verso Valencia.


cavalieri spagnoli dell'XI secolo

Alfonso VI, nel frattempo, aveva raggiunto Valencia per conto suo e lì doveva aspettare che si riunisse l'alleanza multipla contro El Cid. Ma il ritardo delle flotte navali di Pisa e di Genova che dovevano sostenerlo e gli elevati costi dell'assedio, costrinsero il Re ad abbandonare le terre di Valencia senza ottenere nulla.

Rodrigo Díaz, che era a Saragozza (l'unica Taifa che non gli pagava il tributo) per cercare l'appoggio di Al Musta'in II, fece delle rappresaglie in territorio castigliano mediante una vigorosa campagna di saccheggi a La Rioja.

Dopo questi eventi, nessuna forza cristiana poté opporsi al Cid, e solo il potente Impero degli Almoravidi, allora all'apice della sua potenza militare, poteva fargli fronte. Fu allora che El Cid passò definitivamente dalla politica di protettorato all'altra di conquista.

In effetti la terza e definitiva venuta degli Almoravidi in Alandalus, nel giugno del 1090 aveva cambiato radicalmente la situazione ed era chiaro che l'unico modo per mantenere il controllo della costa orientale della penisola di fronte la potenza nordafricana passava attraverso l'occupazione diretta delle principali piazze della zona.

Quindi El Cid fece l'ambizioso passo di superare l'idea di creare un protettorato sulle distinte fortezze della regione, sostenuto dal recupero del tributo delle vicine Taifa (Tortosa, Alpuente, Albarracin, e altre città fortificate del Levante), e decise di conquistare la città di Valencia per stabilirvi una signoria ereditaria, non sottoposta a un Re cristiano.