EL CID PRINCIPE DI VALENCIA


La battaglia di Quart

La conquista di Valencia fu un successo clamoroso, ma la situazione era tutt'altro che sicura. Da una parte c'era la pressione degli Almoravidi, che non scomparvero mentre la città era nelle mani dei cristiani.


guerrieri Almoravidi

Quando seppe che Valencia era stata conquistata da El Cid, Yusuf ibn Tashfin, capo degli Almoravidi, ordinò di reclutare a Ceuta circa 4.000 cavalieri e da 4.000 a 6.000 soldati appiedati, al cui comando mise suo nipote Muhammad ibn Tashfin, affinchè intraprendesse una spedizione per recuperare la città.

Faceva parte di questo esercito Almoravide la guardia imperiale, costituita in parte da schiavi negri, soldati di cavalleria o fanteria ben equipaggiati e che si distinguevano per il loro coraggio e lealtà, e potevano organizzarsi ancge come arcieri.

Inoltre l'esercito Almoravide aveva alcune centinaia di guerrieri di cavalleria pesante di Al Andalus, con caratteristiche simili alla cavalleria cristiana, e includeva anche qualche corpo di balestrieri. In totale, l'esercito Almoravide arrivava ad un massimo di 10.000 uomini.

I contingenti Almoravidi sbarcarono sulla penisola iberica tra il 16 e il 18 agosto del 1094. Passando da Granada cinque giorni dopo, si unì a loro una parte della guarnigione del governatore di questa provincia e l'esercito regolare della ex Taifa di Granada, e successivamente giunsero le truppe delle Taifas di Lérida, Albarracín, e forse anche qualche cavaliere di Segorbe e di Jérica. Le truppe arruolate in Al Andalus, anche se scarse, erano molto ben accolte per la loro conoscenza dell'arte della guerra cristiana e le caratteristiche di una guerra d'assedio.


la penisola iberica nel 1095 (in rosso il Principato di Valencia)

Una volta riunito a Ceuta, l'esercito Almoravide attraversò lo stretto con numerosi viaggi, in quanto la flotta si componeva solo di un centinaio di navi. Quando tutti erano sbarcati ad Algeciras, iniziarono una marcia di circa 750 km attraverso Malaga, Granada e Murcia, dove arrivarono 22 giorni dopo. Poi presero la via interna per Villena o Alcoy e da lì verso Játiva. Infine il 15 settembre 1094 l'esercito Almoravide si accampò nella pianura tra Quart de Poblet e Mislata, a circa cinque chilometri da Valencia, e iniziarono l'assedio poco prima dell'inizio del Ramadan.


Rodrigo Díaz de Vivar
(dipinto di José Ferre Clauzel)

Già all'inizio di settembre, quando El Cid seppe che l'esercito Almoravide era diretto a Valencia, aveva cominciato a prendere delle misure adeguate a resistere all'assedio. Aveva fatto revisionare e riparare le mura della città e ad aveva fatto costruire nuove difese con la tecnica del pisè a protezione della periferia e delle porte della città. Si preoccupò anche di fare scorta di viveri e armi e arruolare quanti più soldati possibile, cristiani e musulmani, invitando i signori della zona ad unirsi al suo esercito.

Anche se la stima delle forze del Cid non sono certe, ammontavano, tra cristiani e musulmani, da 4.000 a 8.000 combattenti. La metà dell'esercito era composto da guerrieri di cavalleria pesante e l'altra metà erano soldati appiedati che comprendevano arcieri e balestrieri.

El Cid cercò anche di evitare il rischio di una ribellione interna, visto che Valencia aveva circa 15.000 abitanti e nella città era consistente una fazione pro Almoravide. Per questo motivo, El Cid confiscò tutte le armi ed espulse dalla città chiunque era sospettato di mostrare simpatia per gli Almoravidi.

Più tardi, quando già era sotto assedio, si liberò anche delle “bocche inutili” facendo uscire dalla città le donne e i bambini musulmani, inviandoli al campo degli Almoravidi.

Ma tra le qualità più apprezzate del Cid c'era la sua capacità per la guerra psicologica. Qui Rodrigo Díaz usò diverse strategie. Propagó la minaccia che avrebbe ucciso tutti i musulmani rimasti a Valencia, se gli Almoravidi avessero assediato la città, così, con il terrore, mantenne in uno stato di sottomissione la popolazione che avrebbe potuto collaborare con il nemico e, con questa misura, sollevò anche il morale del suo esercito.

Per rafforzare ulteriormente il morale dei suoi soldati, El Cid, conosciuto anche per le sue facoltà per l'ornitomanzia, divulgò il pronostico che la vittoria sarebbe stata la sua. Non deve dimenticarsi infine la capacità del Cid di arringare efficacemente i suoi uomini.


guerrieri almoravidi

Tuttavia, il più efficace atto di guerra psicologica del Cid fu quello di diffondere la falsa notizia che sarebbero giunte in soccorso le truppe di Pedro I d'Aragona e di Alfonso VI. La divulgazione di tale notizia non solo rafforzò il morale degli assediati, ma seminò disordini nel campo nemico che, aggiunte alle difficoltà logistiche e all'inattività durante il Ramadan, generò dapprima dissenso, diffidenza e impazienza e, infine defezioni tali che indebilirono il nemico.

Concluso il Ramadan, gli Almoravidi iniziarono le ostilità il 14 ottobre al suono di trombe e tamburi, urlando, saccheggiando e distruggendo i frutteti e i quartieri al di fuori delle mura della città, accompagnando i loro attacchi quotidiani col lancio di frecce oltre le mura.

Tuttavia, gli effetti della falsa notiza diffusa dal Cid che era imminente arrivo delle truppe di Alfonso VI aveva già causato la defezione di diverse truppe Almoravidi, con la conseguenza che il sud e il sud-ovest di Valencia non era sotto attacco.

Muhammad ibn Tashfin, pieno di disprezzo per gli assediati, credeva senza dubbio nel successo dell'assedio e non pensava che l'esercito di Valencia non aveva paura perché aveva al comando l'invincibile Campeador.

El Cid, dopo aver sopportato una settimana di molestie da parte dell'esercito degli Almoravidi, decise di attaccare il 21 ottobre del 1094.

Durante la notte uscì dalla città con il grosso del suo esercito e, stando il più possibile alla larga dell'esercito Almoravide per non essere scoperto, si fermò alle spalle della retroguardia del nemico in modo che, una volta lanciato l'attacco da quel punto, gli Almoravidi avrebbero pensato che erano arrivati dalla Castiglia i rinforzi del Re Alfonso VI.

All'alba un altro gruppo più piccolo di cavalleria cristiana lasciò la città, simulando un impetuoso attacco. In realtà si trattava di uno stratagemma per attirare la cavalleria Almoravide, la quale si mise ad inseguire il piccolo gruppo di cavalieri cristiani.

Quindi El Cid e gli altri cavalieri irruppero nell'accampamento nemico e piombarono sulla tenda di Muhammad con tanto entusiasmo, che il nipote di Yusuf ibn Tashfin fu il primo a darsi alla fuga.

Un pianto prolungato si diffuse tra i musulmani mentre l'accampamento veniva invaso. Tutti correvano in ogni direzione pazzi di paura. Lo storico arabo Ben Alcama scrisse;“i musulmani già non hanno combattuto, non hanno fatto altro che fuggire”.


El Cid Campeador esce dalla città

E questo panico descritto dallo storico arabo, è confermato dai chierici de El Cid in un diploma dove si ricorda questa vittoria, dicendo che “è stata realizzata con incredibile velocità e basse perdite di cristiani”.

Molti furono i prigionieri catturati in battaglia, nell'inseguimento e nelle tende nell'accampamento, dove una parte dell'esercito si arrese. Un documento scritto in Aragona negli anni seguenti, assicura che El Cid catturò tutto l'esercito Almoravide; così è scritto in uno strano latino misto a un antico dialetto aragonese: “Facta hec carta in anno quot venerunt illos almorábides ad Valencia, et arrancavit illos Rodiric Didaz, et présot tota lur almehalla”.

Con il bottino catturato, tutti diventarono ricchi; venne raccolta una tale quantità di cavalli, muli, armi, vestiti, cibo, oro, argento e tesori inenarrabili. Questa vittoria diede a El Cid un po' di respiro, e così poté dedicarsi a nuove conquiste negli anni successivi, così che nel 1095 caddero il castello di Olocau e il castello di Serra


La battaglia di Bairén

Già nel 1094, al fine di garantire i confini settentrionali del suo dominio e con l'obiettivo finale di sconfiggere gli Almoravidi, El Cid aveva stipulato un'alleanza con il Re Pedro I d'Aragona.

In base a tale alleanza, le forze congiunte del Cid e del Re di Aragona nel dicembre del 1096 partirono per il castello di Sierra de Benicadell, per portare un rifornimento di armi e cibo.

Già nel 1094, al fine di garantire i confini settentrionali del suo dominio e con l'obiettivo finale di sconfiggere gli Almoravidi, El Cid aveva stipulato un'alleanza con il nuovo Re Pedro I d'Aragona.

In base a tale alleanza, le forze congiunte del Cid e del Re d'Aragona nel dicembre del 1096 partirono per il castello di Sierra de Benicadell, per portare un rifornimento di armi e cibo. Il castello, da dove si poteva controllare l'accesso a Valencia da sud, era stato catturato dal Cid nell'ottobre del 1091.


El Cid alla sua ultima battaglia (dipinto di Gilberto Gomes)

Saputo che le forze cristiane alleate del Cid e del Re Pedro I d'Aragona si stavano recando al castello, Muhammad ibn Tashfin, comandante delle forze Almoravidi, raggiunse Xàtiva da dove poteva intercettare le forze cristiane. Per tutto il gennaio del 1097, da quella posizione, minacciò e tormentò le forze cristiane, che, tuttavia, riuscirono a raggiungere il castello di Sierra de Benicadell per rifornirlo e poi ritornare a Valencia. Durante la loro marcia, El Cid e il Re d'Aragona si accamparono a Bairén, una località situata a cinque chilometri a nord di Gandía.

Gli Almoravidi riuscirono a prendere la vicina collina di Mondúver, da dove iniziarono a molestare il campo cristiano. Inoltre, il generale Muhammad ibn Tashfin era riuscito a far giungere sulla spiaggia vicina una flotta di navi, sia Almoravidi che di Al Andalus, da dove arcieri e balestrieri colpirono le forze cristiane in un fuoco incrociato.

La situazione sembrava disperata, ma El Cid, arringate le sue truppe, una mattina ordinò loro di effettuare una carica frontale e attaccare le forze Almoravidi, rompendo il loro centro.

A metà giornata l'attacco era in pieno svolgimento. Gli Almoravidi, presi alla sprovvista dal coraggioso e disperato attacco, fuggirono dal loro accampamento in totale disordine. Il caos della loro fuga portò molti soldati Almoravidi ad annegare nel fiume che attraversava il loro percorso o in mare mentre cercavano di raggiungere la sicurezza della flotta Almoravide.

L'esercito cristiano poté concludere la battaglia con una grande quantità di bottino saccheggiato al campo Almoravide, dopodiché poté continuare, in tutta sicurezza, la sua marcia verso la città di Valencia.

Questa vittoria gli permise di continuare con le sue conquiste, così che alla fine del 1097 il Campeador vinse ad Almenara e 24 giugno 1098 riuscì ad occupare la poderosa fortezza di Murviedro, che rafforzò notevolmente il suo dominio nel Levante.


La Battaglia di Consuegra

Un'ossessione di Yusuf ibn Tasufin era quella di prendere il centro della penisola e, sbarcando in Al Andalus per la quarta volta, nel 1097, preparò una spedizione via terra per Toledo.

Vista l'inarrestabile avanzata di Yusuf ibn Tasufin, Alfonso VI decise di sfidarlo a Consuegra, ma la carenza di truppe lo costrinse a chiedere rinforzi a El Cid Campeador, il quale inviò i suoi soldati al comando del suo unico figlio, Diego Rodriguez.

Diego Rodriguez arrivò con i rinforzi ma, poco dopo, cadde un'imboscata dagli Almoravidi. Diversi soldati caddero in battaglia, molti tornano a Valencia e i pochi rimasti marciarono con Diego Rodriguez sino a Consuegra.

Riunite le sue forze al castello di Consuguera, Alfonso VI ne fece rinforzare le mura e aspettò gli Almoravidi che presto sarebbero arrivati.


statua di Diego Rodriguez
esposta a Brugos

Alfonso VI mette nominò l'esperto Alvar Hànez come comandante della cavalleria, e incaricò il Conte García Ordóñez, con la sua cavalleria, di proteggere Diego Rodriguez.

Poi la fanteria cristiana si diresse contro gli Almoravidi, supportata da un contingente di cavalleria. I cristiani riuscirono a rompere le prime fila degli Almoravidi, ma le ali formate da cavalieri, circondò i cristiani.

Alfonso VI ordinò la ritirata durante la quale il Conte García Ordóñez non aiutò Diego Rodriguez, circondato dagli Almoravidi, il quale cadde morto.

Alfonso VI si rifugiò all'interno del castello, un baluardo inespugnabile in cima alla collina. Per sette giorni, senza acqua e cibo, e con solo poche centinaia di uomini, Alfonso VI resiste all'assedio dei Mori che tentavano di scalare le mura. L'ottavo giorno gli Almoravidi, soffocati dal caldo e temendo l'arrivo dei rinforzi cristiani, tolsero l'assedio e si ritirarono.

Alfonso VI perse molti uomini, ma uno spiccava su tutti: Diego Rodriguez, figlio di El Cid, il cui coraggio, la dedizione e la morte si commemora ogni anno dal 1997 a Consuegra.

Yusuf ibn Tasufin non riuscì ad aprire un passaggio verso la Marca Superiore, dove resistevano le Taifas di Albarracín e di Alpuente, e la maggior parte delle Taife della valle del fiume Ebro, con capitale a Saragozza, Lérida e Tortosa.


El Cid, Principe di Valencia

Nel 1097, El Cid mandò il suo unico figlio maschio, Diego Rodríguez, a combattere al fianco di Alfonso VI contro gli Almoravidi; il 15 agosto del 1097 le truppe del Re Alfonso VI furono sconfitte nella battaglia di Consuegra e nel disastro perì il giovane Diego Rodríguez, l'unico figlio maschio del Cid Campeador.

Poco dopo, Ibn Ayixa, figlio del Califfo Almoravide, sconfisse Álvar Fáñez vicino a Cuenca e poi si diresse verso Valencia. Sulla strada per la città, in Alcira, incontrò un migliaio di uomini del Cid e li annientò quasi completamente.

El Cid vendicò duramente la morte di suo figlio e il disastro di Alcira conquistando l'inespugnabile fortezza di Almenara, chiudendo così le strade a nord di Valencia e, nel 1098, infine, conquisrò definitivamente l'imponente città fortificata di Murviedro (Sagunto), consolidando in tal modo il suo dominio su quella che in precedenza era stata la Taifa di Valencia.


bassorilievo sulle mura di Valencia che rappresenta l'ingresso de El Cid nella città

Sempre nel 1098 El Cid consacrò la nuova Cattedrale di Santa Maria, riformando quella che prima era la Moschea di Valencia. Vi insediò un Vescovo cluniaciense, Jerónimo de Perigord, in sostituzione del vecchio Metropolita Episcopale mozarabico.

Stabilitosi definitivamente a Valencia, si alleò anche con il Conte Ramón Berenguer III di Barcellona, al fine di fermare insieme la spinta Almoravide. Le alleanze militari furono rafforzate dai matrimoni. Poco prima di morire aveva accasato le sue figlie con alti dignitari: la figlia Cristina con il Principe Ramiro Sánchez di Pamplona e la figlia Maria con il Conte di Barcellona Ramón Berenguer III.


La Morte del Cid

El Cid Campeador, sopraffatto da tanti anni di costante tensione, morì nella città di Valencia tra il maggio e il luglio del 1099; secondo lo storico Martínez Diez il 10 luglio. Così finì la vita di una delle figure più importanti del suo tempo, ma poi iniziò la leggenda.

Aveva stabilito la sua Corte nell'Alcázar di Valencia circondato dai suoi fedeli consiglieri i nipoti Álvar Fáñez e Pedro Bermúdez, i suoi vassalli Muño Gustioz, Martín Antolínez, Alvar Salvadórez e Martín Fernández; i cavalieri di Aragona del Portogallo come Martín Muñoz de Montemor, ed anche i principali mori che avevano seguito il suo partito.

Doña Jimena Díaz, vedova di El Cid Campeador cercò di mantenere questo stato di cose e ci riuscì per altri due anni con l'aiuto di suo genero Ramón Berenguer III. Nell'autunno del 1101, Mazdali, uno dei grandi guerrieri africani, pose l'assedio alla città di Valencia.


Jimena Díaz, moglie El Cid Campeador
(illustrazione di Justo Jimeno perla rivista “La España Medieval”)

Dopo sette mesi Doña Jimena chiese aiuto al Re Alfonso VI, che presto intervenne facendo togliere l'assedio, ma, vista la difficoltà a mantenere la piazza, nel maggio 1102 ordinò l'evacuazione di Valencia.

Doña Jimena prese la strada per la Castiglia portando con se le ossa del Cid Campeador. Valencia tornò ad essere musulmana per un secolo e mezzo, fino a quando non giunse a liberarla un Principe Aragonese che brandiva la stessa spada dell'eroe castigliano.

Rodrigo Díaz era stato sepolto nella Cattedrale di Valencia, quindi non era la sua volontà di essere sepolto nel Monastero di San Pedro di Cardeña, dove furono trasferite le sue spoglie quando Valencia fu abbandonata nel 1102.

Nel 1808, durante la guerra d'indipendenza, i soldati francesi profanarono la sua tomba, ma l'anno seguente il Generale Paul Thiébault ordinò di depositare i suoi resti in un mausoleo nel “paseo del Espolón”, un viale alberato di Burgos; nel 1826 i resti del Cid furono nuovamente trasferiti e tornarono a Cardeña, ma nel 1842 vennero trasferiti ancora e portati alla cappella della Casa Concistoriale di Burgos.

Dal 1921 si trovano accanto a quelli di sua moglie Jimena nella Cattedrale di Burgos. Nella stessa città, nel museo di Burgos, è custodita la spada di El Cid, la Tizona (un tempo in mostra al Museo del Ejército di Toledo, città famosa per la tradizione storica della produzione di spade).