1113: l'approvazione papale


Papa Pasquale II

I racconti dei crociati amorevolmente assistiti resero famosi quei monaci in tutta Europa e il 15 febbraio del 1113, Papa Pasquale II inviò al Fratello Gerardo la Bolla “Pie postulatio voluntatis” con la quale nominava Gerardo Sasso “maestro e prevosto dello xenodochion di Gerusalemme” approvava l'istituzione dell'Ospedale, ponendola sotto la protezione della Santa Sede, e trasformava la comunità dei frati in un nuovo Ordine religioso, concedendo ai suoi membri di eleggere propri “Maestri”.

La chiesa di Roma decretò, dunque, la nascita dell'“Ordo Fratum Hospitalariorum Hierosolymitanorum” (Ordine dei Fratelli dell'Ospedale di Gerusalemme) noto come Ordine di San Giovanni di Gerusalemme.

Con la citata bolla papale di Papa Pasquale II del 1113, furono riconosciuti all'Ordine, e sottomessi al suo Maestro, anche gli ospedali già fondati da Gerardo in Europa , e specialmente a S. Gilles di Provenza, e ad Asti, Pisa, Bari, Otranto, Taranto, Messina, gli rimangano sottomessi.


la Bolla “Pie postulatio voluntatis”

Questa Bolla fu confermata nel 1120 dal Papa Callisto II. Gerardo in quel frattempo aveva fatto erigere una magnifica chiesa sotto il titolo di San Giovanni Battista, e intorno alla quale stabili questi ampli spedali, i cui frati dovevano un giorno riempiere il mondo colla gloria del loro nome, de' servigi e delle virtù.

Ormai ufficializzata, l'opera di Fratello Gerardo divenne un'Organizzazione Internazionale di beneficenza, riconosciuta dalle più alte autorità civili e religiose dell'epoca che poteva parlare a voce alta e chiara in nome dei più deboli.

Per provvedere ai bisogni dei migliaia di poveri che frequentavano l'Ospedale di Gerusalemme ed ai fratelli che ne dipendevano, Fratello Gerardo inviò dei questuanti ai quattro angoli del mondo cristiano: “Tendendo abilmente le sue braccia verso numerosi paesi, raccolse da tutte le parti i fondi destinati a nutrire i suoi”.

L'esempio di coraggio dei fratelli di San Giovanni che, dall'epoca di Fratello Gerardo non esitarono a rischiare la loro vita per scortare i pellegrini sulle strade di Gerusalemme, si diffuse a macchia d'olio e presto si videro sbocciare qua e là dei gruppi di religiosi “armati” di ferro e fede.

Questa eccezionale fioritura di monaci-soldati, si conquistò il rispetto di tutti. Nell'Ospizio diretto dal Fratello Gerardo si potevano trovare Cavalieri, servi, armi e cavalli.

Per sopperire ai bisogni delle migliaia di poveri che facevano ressa nell'Ospedale di Gerusalemme e nei casamenti che ne dipendevano, Fratello Gerardo spedì dei questuanti ai quattro angoli del mondo cristiano: «Stendendo abilmente la mano verso numerosi Paesi, raccolse da ogni parte i fondi destinati a nutrire i suoi».

Anche se Fratello Gerardo perseguì molteplici obiettivi, egli diede comunque sempre la priorità al sostegno dei poveri e dei malati. Se a volte fece ricorso alle armi, fu sempre per legittima difesa, per proteggere i pellegrini e i ricoverati all'Ospizio. Se chiese ed ottenne dalla Santa Sede esenzioni e privilegi, non ne abusò mai.


Fra' Gerardo serve il cibo ai malati

Se ammise che ci fossero distinzioni tra i membri dell'Ordine, queste erano fondate su criteri oggettivi come ad esempio la differenza esistente tra fratelli chierici e fratelli laici. Se elargì il proprio aiuto a tutti i cristiani indistintamente fu perché gli era impossibile agire diversamente alla sua epoca.

Gerardo Sasso morì il 3 Settembre 1120: le sue virtù fecero si che venisse ascritto nella devozione pubblica tra i beati. Il suo corpo che si conservava a Gerusalemme, in seguito fu trasportato a Rodi, e successivamente a Cipro, poi a Malta e finalmente a Manosque, in Provenza, nel 1534. Il commendatore Giovanni de Boniface lo fece depositare, nell'anno 1537, nella cappella degli antichi Conti di Forcalquier, appartenente all'Ordine.

La tradizione attribuisce a Gerardo Sasso questa profezia: “la nostra confraternita sarà eterna, perché il terreno nel quale questa pianta affonda le sue radici, è la miseria del mondo; la nostra confraternita durerà finché piacerà a Dio che vi siano degli uomini disposti ed impegnati a ridurre questa miseria e a rendere più sopportabile la sofferenza”.


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