1219: la presa di Damietta

Una delle più grandi operazioni militari dei Cavalieri di San Giovanni fu la presa di Danietta, durante la Quinta Crociata. Nell'ottobre del 1217 si tenne a San Giovanni d'Acri il consiglio di guerra al quale parteciparono i leader più importanti dei crociati: Andrea II, Re di Ungheria; Giovanni di Brienne, Re di Gerusalemme; il Patriarca di Gerusalemme; il Re di Francia Filippo II Augusto; il Duca d'Austria, Leopoldo IV d'Asburgo; il Conte di Olanda, Guglielmo I; Boemondo IV d'Antiochia; Ugo I di Cipro; il Gran Maestro dei Templari, e Garin de Montaigu, Gran Maestro dei Cavalieri di San Giovanni.


imbarco di armi e cavalieri crociati per la Terra Santa

Durante il consiglio di guerra si decise che la cosa migliore da fare sarebbe stata quella di attaccare l'Egitto e, in termini strategici, i cristiani vedevano la conquista di Damietta come la chiave per la Terra Santa. I Crociati lasciarono San Giovanni d'Acri il 24 maggio 1218, partendo per l'Egitto. Una cronaca di quei tempi parla di 20.000 cavalieri a cavallo e 200.000 fanti.


Damietta sul delta del Nilo

L'obiettivo immediato era Damietta, una città nel delta del Nilo che proteggeva la via principale fino al Cairo. Catturare la capitale, dove il sultano viveva, era lo scopo finale della crociata poichè il resto dell'Egitto sarebbe immediatamente caduto. Damietta era il primo, fondamentale passo da farsi.

Secondo il piano strategico, l'esercito crociato cominciò con l'assedio di Damietta. La città, nel delta del Nilo, era a due miglia dalla costa, protetta da ovest e ad est dall'acqua. Una catena bloccava il canale navigabile, fissata da un lato alle mura cittadine e, dall'altro, ad una torre su un'isola vicina alla spiaggia.

Ai Crociati occorse quasi un mese per catturare quella torre, ma il 17 agosto 1218 cadde. Con la torre nelle loro mani, i cristiani erano ora in grado di rompere la catena e passare il fiume per attaccare la città.

I Crociati decisero di attendere i rinforzi che erano ancora in Italia, prima di rischiare l'assedio di Damietta. Durante questa attesa il Sultano Al-Malik Al-Adil, morì all'età di 73 anni; gli successe il comandante sul campo, suo figlio al-Malik al-Salih.

I rinforzi attesi dai crociati arrivarono ai primi di settembre. Un certo numero di Conti ed altri signori vennero con i loro soldati, ma l'arrivo più importante e influente fu quello del cardinale Pelagio Galvani, un legato pontificio inviato dal Papa Onorio III, convinto che una crociata avrebbe avuto successo solo se veniva condotta direttamente da un uomo di Chiesa.

Il cardinale Pelagio Galvani rapidamente si insediò nel consiglio di guerra. Con i loro numeri ora notevolmente aumentati, i crociati avanzarono verso Damietta. Era settembre 1218; intanto al-Malik al-Salih aveva concentrato i suoi sforzi nelle opere difensive a Damietta, costruendo barricate ed affondando alcune navi nel fiume per impedire alle navi cristiane di navigare verso la città.


le navi cristiane assediano la torre di Damietta

Era chiaro che i crociati non sarebbero stati in grado di agire lungo il Nilo, così cercarono di riaprire un canale che era stato a lungo abbandonato per salpare le loro imbarcazioni in un punto al di sopra Damietta e di quindi attaccare la città da due lati. Riuscirono a dragare il canale, ma una terribile burrasca a fine novembre invase il campo cristiano causando grande distruzione, seguita dalle malattie.

Il tempo durante l'inverno fu infelice ed i campi su entrambi i lati vennero fortemente danneggiati. Si era ad un punto morto, quando il cardinale Pelagio Galvani emerse come l'esponente di punta dei cristiani. Questo fatto non venne ben accolto da tutti i crociati, tanto che chiesero che fosse qualcun altro a guidare le operazioni, in quanto Pelagio non aveva mai ottenuto una grande vittoria per sostenere la sua posizione.

All'alba del 5 febbraio 1219, tra l'esercito egiziano si diffuse la voce che il Sultano era fuggito per il Cairo. Confusione e il panico scoppiarono in una sola volta, con le truppe che fuggivano in ogni direzione. Una spia ritornò al campo cristiano per informarli di quello che stava accadendo; Giovanni di Brienne, Re di Gerusalemme, inviò degli esploratori a verificare la veridicità dell'informazione e, quando questi ultimi confermarono le notizie, i Cavalieri Teutonici, i Templari ed i Cavalieri di San Giovanni, insieme ai crociati provenienti dalla Frisia occuparono il campo musulmano abbandonato sulla riva occidentale del Nilo.

Gli ufficiali egiziani furono in grado di riorganizzare l'esercito pochi chilometri a monte, ma avevano perso la loro posizione protettiva attorno a Damietta. La cattura del campo egiziano fece guadagnare molto credito al cardinale Pelagio, anche perché un paio di settimane precedenti era emerso un libro che sembrava prevedere una vittoria cristiana. Questo libro, scritto in arabo, prevedeva che Damietta sarebbe caduta e sembrava aver previsto anche una serie di eventi che, fino a quel momento, erano già accaduti.


il Re di Gerusalemme
Giovanni di Brienne

Ma anche Giovanni di Brienne, re di Gerusalemme, godeva di grande prestigio, tutto finì in modo che Giovanni ed il cardinale Pelagio insieme comandarono la crociata.

Nel successivo mese di febbraio, gli emissari del Sultano contattarono i Crociati, richiedendo che venissero mandati ambasciatori al campo egiziano per discutere le condizioni per una pace. Il Sultano offriva di restituire il Regno di Gerusalemme più una tregua di trent'anni. In cambio di questo, i cristiani dovevano evacuare immediatamente l'Egitto.

 Fu un'offerta generosa, ma mostrava anche la paura di al-Malik al-Salih di perdere di Damietta. Il Re Giovanni di Brienne voleva immediatamente accettare l'offerta, ma il cardinale Pelagio invece la voleva respingere ed era sostenuto dagli italiani e dai Gran Maestri sia dei Templari che degli Ospitalieri.

Alla fine l'offerta venne respinta. al-Malik al-Salih rifece la proposta per la seconda volta, con l'aggiunta di 30.000 bisanti, ma ancora una volta l'offerta venne respinta da Pelagio.

Nel mese di marzo al-Malik al-Salih ricevette rinforzi e le operazioni militari ripresero. I crociati cercarono ripetutamente l'assalto di Damietta, senza ottenere alcun successo, tanto che alcuni di loro cominciarono a ritirarsi. Nello stesso mese di maggio, però, cominciarono ad arrivare altri rinforzi cristiani. Il cardinale Pelagio fu incoraggiato abbastanza per ordinare nuovi assalti.


1220: la presa di Damietta
(affresco nel palazzo del Gran Maestro a La Valletta)

Nonostante il pericolo, una forza crociata aggirò la città per attaccarla da sud. Nel mese di luglio Pelagio tentò questa tattica tre volte e per tre volte non vi riuscì, anche a causa della difesa coraggiosa dei cittadini di Damietta.

Gli egiziani contrattaccarono più volte, ma sempre senza risultato. Il 31 luglio, sotto la guida di al-Malik al-Salih, i musulmani presero d'assalto il campo dei Templari e iniziarono a inseguire i cristiani in ritirata. In questo momento critico il Maestro dei Templari riuscì a fermare la ritirata delle truppe e ad organizzare un contrattacco, in seguito del quale i musulmani vennero espulsi fuori dal campo.

Il cardinale Pelagio continuò ad ordinare attacchi, a metà del mese di agosto, però, il Nilo era calato così in basso che le navi non potevano avvicinarsi alle mura della città abbastanza vicino perché le scale rampanti le potessero raggiungere.

Ora i crociati erano impediti: faceva molto caldo ed erano stati in Egitto per oltre un anno. Le lamentele scoppiarono dappertutto, fino a quando i capi crociati convennero in un assalto generale al campo egiziano di al-Fariskur. L'esercito crociato avanzò il 29 agosto; all'avvicinarsi dei crociati, gli egiziani smantellarono il loro campo e si ritirarono. I Crociati si fermarono, incerti su cosa fare.

Quando al-Malik al-Salih vide che i crociati si erano fermati, ordinò subito un contrattacco, cogliendo i cristiani talmente impreparati che presto si diedero alla fuga.

Solo la forte leadership del Re Giovanni e degli Ordini Militari salvarono l'esercito dei crociati che quel giorno lasciarono sul campo migliaia di morti.

Pensando che i cristiani ora volessero venire a patti, al-Malik al-Salih rinnovò la sua offerta, offrendosi anche di restituire la Vera Croce ed i prigionieri che aveva catturato. Al Consiglio militare che si tenne tra i crociati ancora una volta il Re Giovanni di Brienne sollecitò fortemente l'accettazione dell'offerta ma, di nuovo il cardinale Pelagio rifiutò. Il cardinale teneva conto dell'arrivo di un altro grande esercito, promesso dall'imperatore Federico II.


Giovanni di Brienne prende Damietta

Le cattive condizioni all'interno di Damietta stavano crescendo disperatamente. La città era stata tagliata fuori dal febbraio e il cibo era quasi scomparso, inoltre tutto l'Egitto stava affrontando la carestia.

Anche in queste condizioni al-Malik al-Salih fece diversi tentativi di sfondare al fine di ottenere i rifornimenti per la città, ma i cristiani furono in grado di contrastarlo; questi tentativi durarono fino a ottobre.

La notte del 4 novembre, quattro sentinelle cristiane notarono che una delle torri di Damietta sembrava di essere abbandonata, salirono quindi per una scala a pioli e trovarono la torre vuota; tornati al campo, riferirono quanto avevano visto e venne immediatamente inviato a controllare un gruppo di crociati.

Una intera sezione delle mura venne occupata, poi l'esercito cristiano si precipitò nella città. Al-Malik al-Salih si era ritirato in mattina. Non ci fu alcun massacro dei difensori, in gran parte perché quasi tutti erano fuggiti.

La città fu trovata in gran parte integra, così che i cristiani si sentivano al sicuro all'interno delle sue mura e potevano essere riforniti dalle navi degli italiani.

I crociati, una volta insediatisi nella città di Damietta, cominciarono quasi subito a conquistare le terre circostanti, catturando Tannis il 23 novembre.


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