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Beato Guglielmo (Vilmos) Apor
Vescovo ungherese, martire

Il beato Guglielmo Apor, figlio di nobili ungheresi, nacque a Segesvár (odierna Romania), il 29 febbraio 1892.

Maturata in lui la vocazione sacerdotale, nel 1909 entrò nel seminario di Györ per poi frequentare l'Università dei Gesuiti di Innsbruck, dove conseguì la laurea in teologia.

A Nagyvárad venne ordinato sacerdote il 24 agosto 1915; diventò viceparroco a Gyula e in seguito, durante la prima guerra mondiale, fu cappellano militare su un treno ospedale della Croce Rossa. A 26 anni (a Gyula) divenne il più giovane parroco d'Ungheria.

Il 21 gennaio 1941 papa Pio XII lo nominò vescovo di Györ. Nello stesso anno anche l'Ungheria entrò in guerra a fianco della Germania e, quando nel 1944 la Germania occupò l'Ungheria, vennero promulgate le leggi razziali.

Il vescovo prese posizione in difesa delle vittime dell'ingiustizia, difese gli ebrei, emanò scritti e diverse prediche, condannando le azioni disumane, mettendo a rischio anche la propria sicurezza. Si oppose alla costruzione di un ghetto a Györ e quando iniziarono le deportazioni di massa, creò gruppi di soccorso, lungo il percorso dei convogli che attraversavano la sua diocesi.

La città di Györ, posta in posizione strategica, era sempre più spesso bombardata dall'Armata Rossa ed il fronte si avvicinava sempre più alla città. La sera del mercoledì santo 28 marzo 1945, i primi soldati russi comparvero nel palazzo vescovile, dove erano rifugiate molte ragazze impaurite. Il vescovo si pose sulla porta a sbarrare il passo ai soldati, dicendo che erano sotto la sua protezione; e lì restò notte e giorno.

Il venerdì santo si presentarono dei soldati con un maggiore, che intimò alle ragazze di uscire per “pelare le patate”, il vescovo si oppose ma i soldati presero a trascinarle fuori; il vescovo corse gridando ai soldati di uscire, ma questi aprirono il fuoco contro di lui, colpendolo con tre proiettili. In seguito a ciò i soldati si allontanarono dal palazzo vescovile e le ragazze furono salve.

Adagiato su una barella fu trasportato al lontano ospedale, dove fu operato all'addome; dalle sue labbra uscì solo un sussurro: “Ringrazio Dio che mi ha preparato un Venerdì santo così bello”.

Il sabato fu un giorno di sofferenza e preghiera, il mattino della Domenica di Pasqua ricevé la Santa Comunione; poi sopraggiunse la peritonite, si confessò e ricevé l'estrema unzione, esortò per ultimo i suoi sacerdoti perché rimanessero fedeli alla Chiesa, aiutando la patria a risollevarsi dalle macerie.

Morì all'alba del lunedì dell'Angelo 2 aprile 1945 e venne sepolto nella cripta della chiesa dei Carmelitani Scalzi. L'8 aprile 1997 è stato riconosciuto il suo martirio e papa Giovanni Paolo II l'ha beatificato il 9 novembre 1997.


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