1411: la prima Pace di Toruń

La guerra terminò nel 1411 con la prima pace di Toruń. Il trattato venne firmato il 1° Febbraio 1411 a Toruń, una delle città più meridionali dello Stato Monastico dei Cavalieri Teutonici. Questo pose formalmente fine alla guerra tra gli alleati Regno di Polonia e Granducato di Lituania, da un lato, e l'Ordine Teutonico, dall'altro. Nella storiografia, il trattato è spesso presentato come un fallimento diplomatico della Polonia-Lituania, visto che non riuscirono a capitalizzare la sconfitta decisiva dei Cavalieri.


il trattato di pace

La Polonia riacquistò la Terra di Dobrzyn che i Cavalieri avevano catturato alla Polonia durante la guerra; la Lituania ha riacquistò la Samogizia (che tornò alla Lituania solo per la durata in vita del Re polacco Ladislao II Jagellone e del Granduca lituano Vytautas) e la Mazovia, oltre ad un piccolo territorio al di là del fiume Wkra. In pratica, secondo il trattato di pace, vennero ripristinate le frontiere del 1409, così che i Cavalieri non subirono praticamente alcuna perdita territoriale e questo era per loro un grande risultato diplomatico dopo la sconfitta.

Tutte le parti convennero inoltre che le eventuali future controversie territoriali o i disaccordi frontiera sarebbero stati risolta attraverso la mediazione internazionale. Le frontiere furono aperte per il commercio internazionale, che era più vantaggioso per città prussiane. Ladislao e Vytautas promisero anche di convertire tutti i pagani che ancora esistevano in Lituania, che ufficialmente si era convertita al cristianesimo nel 1386, e nella Samogizia, che non era ancora ufficialmente convertita.


Ladislao II Jagellone

Ladislao quindi procedette a liberare molti alti funzionari e Cavalieri Teutonici per un modesto riscatto. Questa mancanza di volontà a voler sfruttare la vittoria a favore dei suoi nobili provocò l'insoddisfazione crescente degli oppositori al regime di Ladislao dopo il 1411, ulteriormente alimentata dalla concessione della Podolia, contestata tra la Polonia e la Lituania, in favore di Vytautas.

Una persistente diffidenza polacca nei confronti di Ladislao, che non riuscì mai a parlare fluentemente in polacco, venne espressa nel il secolo più tardi dal cronista e storico Jan Dlugosz: “Egli amava il suo paese la Lituania e la sua famiglia ed i suoi fratelli, tanto che, senza esitazione, ha portato al regno polacco tutti i tipi di guerre e di angosce. Le ricchezze della corona e di tutto ciò che ha conquistato sono andati verso l'arricchimento e la protezione della Lituania”.

Nello sforzo di aggirare le critiche nei suoi confronti, Ladislao, nell'autunno del 1411, promosse il capo dell'opposta fazione, il Vescovo di Cracovia Mikolaj Traba, come Arcivescovo di Gniezno e lo sostituì a Cracovia con Wojciech Jastrzębiec, un sostenitore di Vytautas. Lui cercò anche di creare più alleati in Lituania.


documento con cui Holbracht von Loym
si impegna a pagare il riscatto

Tuttavia le grandi riparazioni di guerra furono un notevole onere finanziario per i Cavalieri, causando disordini interni e il declino economico. I Cavalieri Teutonici mai più recuperarono la loro forza di prima. Dopo la prima pace di Toruń, Ladislao II Jagellone tenne ancora prigionieri quei soldati per cui era previsto che avrebbero pagato un riscatto. Ci furono taglie notevoli, come ad esempio quella del mercenario Holbracht von Loym che dovette pagare l'equivalente di 30 chilogrammi di argento.

La pace di Toruń aveva previsto un riscatto in massa: il Re polacco avrebbe liberato tutti i prigionieri in cambio di 6.000.000 groschen di Praga, pari a circa 20.000 kg di argento, pagabili in quattro rate annuali. Il riscatto era una cifra enorme, pari a dieci volte il reddito annuo del Re d'Inghilterra.

Al fine di raccogliere il denaro necessario per pagare il riscatto, l'Hochmeister Heinrich von Plauen fu costretto ad aumentare le tasse e chiese al consiglio dei rappresentanti delle città prussiane di approvare un prelievo speciale. Danzica e Toruń si ribellarono contro le nuove tasse, ma furono subito sottomesse.

I Cavalieri sequestrarono anche l'oro e l'argento della chiesa ed ottennero prestiti dall'estero, in cambio di pesanti interessi. Le prime due rate furono pagate per intero ed in tempo; tuttavia era difficile raccogliere il denaro per i successivi pagamenti, visto che i Cavalieri avevano esaurito il loro tesoro cercando di ricostruire i loro castelli e l'esercito, fortemente composto da mercenari. Essi inoltre in precedenza avevano inviato regali costosi al Papa e Sigismondo d'Ungheria, per garantirsi il loro sostegno alla causa teutonica.


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