La Quarta Crociata

Ancora più intenso fu il coinvolgimento dell'Ordine Cistercense nella Quarta Crociata. Sotto la pressione del Papa Innocenzo III (1198-1216) il Capitolo Generale mise a disposizione un certo numero di abati e di monaci per questa impresa e fornì delle ingenti somme per contribuire ad arruolare gli eserciti.

In Italia, il Legato del Papa che riscosse maggiore successo fu Luca, abate Cistercense di Sambucina, che nel 1198 venne incaricato di predicare la Crociata. Nel 1200 sollecitati dal Papa Innocenzo III, altri sei abati Cistercensi assunsero compiti analoghi e negli anni seguenti alcuni altri furono autorizzati a fare lo stesso.

Quando i crociati vennero dirottati a Zara e più tardi a Costantinopoli molti Cistercensi ripetevano gli ammonimenti del Papa. Fu Pietro, Abate di Lucedio che riportò la protesta del Papa Innocenzo III all'esercito radunato a Zara e fu Guy, abate di Vaux-de-Cernay, che la lesse alla assemblea dei cavalieri alla vigilia del loro attacco contro la città.

Alcuni abati Cistercensi, tuttavia, restarono con i Crociati e li seguirono nell'attacco contro Costantinopoli. Martino, abate di Pairis, in Alsazia, rifiutò di prendere parte al bottino generale, ma si appropriò ugualmente delle reliquie che rinvenne nella Chiesa del Pantocrator e riportò trionfante questi tesori nel 1205, quando fece ritorno alla sua abbazia. Pietro di Locedio rimase nella città conquistata, partecipò alla elezione di Baldovino di Fiandra come primo Imperatore latino d'Oriente e prese parte, per alcuni anni, all'opera di pacificazione svolta sulla Grecia conquistata.

Come frutto tangibile della conquista, tra il 1204 e il 1276 l'Ordine Cistercense acquistò o stabilì entro il territorio dell'Impero latino d'Oriente dodici abbazie, tra le quali due monasteri di monache. La maggior parte di questi monasteri erano stati abitati in precedenza da comunità di rito orientale.

Poche case, tra queste fondazioni Cistercensi, sopravvissero al crollo dell'Impero latino d'Oriente. Una di queste fu Dafni, che era già stato un antico monastero greco, situato tra Atene ed Eleusi; c'erano forse altri due monasteri a Creta. Nel 1217 Dafni venne affiliato alla abbazia francese di Bellevaux.

Quando l'abate di Dafni arrivò a Cîteaux per il Capitolo generale del 1263, egli creò una certa agitazione fra i padri: aveva portato con sé, quale dono per la casa madre dell'Ordine Cistercense, una preziosa reliquia, un braccio di san Giovanni Battista.

Allora, pieno di gratitudine, il Capitolo generale lo esonerò dalla partecipazione alle riunioni capitolari per i sette anni successivi. Quando i Turchi conquistarono Costantinopoli, venne la fine per la comunità cistercense di Dafni (1458); i monaci ortodossi ripresero allora quel monastero che già era loro appartenuto e lo mantennero fino al diciassettesimo secolo.

Fonte: L.J. Lekai, I Cistercensi. Ideali e realtà, V, Certosa di Pavia, 1989.