1099: la nascita del Regno di Gerusalemme
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1099: l'elezione del Re di Gerusalemme

Dieci giorni dopo la loro vittoria, i Crociati si occuparono del trono che era stato di Davide e Salomone ed insediare un capo che potesse tenere e conservare una conquista che i cristiani avevano fatto al prezzo di tanto sangue.


Stemma del Regno di Gerusalemme

Al Consiglio dei Principi Roberto II di Fiandra si alzò in piedi in mezzo a loro e disse:
“Miei fratelli e compagni, siamo qui per trattare un caso di estrema importanza.
Non abbiamo mai avuto bisogno dei consigli della saggezza e della ispirazione del cielo. In tempi normali è giusto che l'autorità sia nelle mani dei più abili: a maggior ragione dobbiamo cercare il più degno di governare questo regno che è ancora in gran parte in potere dei barbari.
Già abbiamo appreso che gli egiziani stanno minacciando la città in cui verrà scelto un governante. La maggior parte dei guerrieri cristiani che presero le armi, sono desiderosi di ritornare nella loro patria e lasciare ad altri il compito di difendere le loro conquiste.
Il nuovo popolo che deve vivere in questa terra non avrà nelle vicinanze un altro popolo cristiano che possa aiutarlo e confortarlo nelle sue sventure. I suoi nemici sono vicino a lui, i suoi alleati al di là dei mari. Il Re che stiamo per dargli sarà solo in mezzo ai pericoli che lo circondano.
Dobbiamo far sì che colui che è chiamato a governare questo paese abbia tutte le qualità necessarie per mantenerlo con gloria; egli deve unire al coraggio naturale dei Franchi, la temperanza, la fede e l'umanità; perché la storia ci insegna: è vano chi ha trionfato con la le armi, se non aggiunge ai frutti della vittoria la saggezza e la virtù.
Non dimentichiamolo, miei fratelli e miei compagni, che si tratta di dare al regno di Gerusalemme un fedele custode. Colui che noi sceglieremo deve essere un padre per tutti coloro che rinunciano alla loro patria ed alle loro famiglie per il servizio di Gesù Cristo e la tutela dei luoghi santi.
Egli deve far fiorire la virtù su questa terra dove Dio stesso ci ha dato il modello; egli deve convertire gli infedeli al cristianesimo, per abituarli ai nostri costumi, e far loro benedire le nostre leggi.
Se venite per eleggere colui che non è degno, voi distruggete il vostro stesso lavoro, e porterete la rovina del nome cristiano in questo Paese.
Non ho bisogno di ricordare le gesta e le opere che ci hanno permesso di prendere possesso di questo territorio; non ho bisogno di ripetere qui i più cari desideri dei nostri fratelli che sono rimasti in Occidente.
Quale sarebbe la loro desolazione, e quale sarebbe la nostra, se tornando in Europa sentiremo dire che Gerusalemme è stata tradita e abbandonata, la religione abolita dove abbiamo trovato i suoi altari!
Molti non mancheranno poi ad attribuire alla fortuna e non alla virtù le grandi cose che abbiamo fatto, mentre i mali che proverebbe questo regno passerebbero agli occhi degli uomini per essere il frutto della nostra negligenza.
Non crediate però, miei fratelli e miei compagni, che dico questo perché desidero la regalità e chiedo il vostro sostegno e le vostre buone grazie. No, non ho la presunzione di aspirare a questo onore; io chiamo il cielo e gli uomini a testimoniare che, anche se mi avreste dato la corona, non avrei accettato mai, essendo determinato a tornare nella mia condizione.
Quello che ho appena detto è solo per il beneficio e la gloria di tutti. Vi prego, inoltre, di ricevere questo consiglio come io ve lo do, con affetto, onestà e lealtà, per eleggere il Re che, per sua virtù, sarà più in grado di mantenere ed espandere questo regno al quale sono legati gli onori delle vostre armi e la causa di Gesù Cristo”
.

Appena Roberto II di Fiandra smise di parlare, tutti gli altri Principi lo elogiarono per la sua prudenza ed i suoi sentimenti. La maggior parte di loro pensava di offrirgli il titolo di Re che aveva appena rifiutato; ma Roberto II di Fiandra aveva parlato con franchezza e buona fede, sospirava ogni momento di rivedere l'Europa e si accontentava del titolo di “figlio di San Giorgio”, che aveva acquisito attraverso le sue imprese nella guerra santa.

Altri Principi degni di essere chiamati a regnare su Gerusalemme, potevano essere Goffredo di Buglione, Raimondo di Saint Gilles e Tolosa, Roberto II di Normandia e Tancredi d'Altavilla. Quest'ultimo non cercava altro che la gloria delle armi e riteneva che essere Cavaliere significasse avere un rango molto superiore a quello di Re. Roberto II di Normandia aveva ugualmente molto più coraggio che ambizione. In passato aveva rifiutato il regno d'Inghilterra e non gli interessava neanche regnare a Gerusalemme.


Goffredo di Buglione visita il Santo Sepolcro

Raimondo di Saint Gilles e Tolosa aveva giurato di restare in Terra Santa e non tornare più in Europa, ma i Principi temevano la sua ambizione ed il suo orgoglio testardo; inoltre nella Crociata non aveva mai conquistato la fiducia e l'amore dei pellegrini e persino dei suoi servi.

Intanto il clero era indignato perché i Principi si preoccupano di nominare un Re ancora prima di dare una guida spirituale alla Città Santa. Ma la maggior parte del clero, degradato dalla miseria nel corso del pellegrinaggio, ispirava poco rispetto ai Crociati e, dopo la morte del Vescovo Ademaro de Monteil, c'erano pochi uomini che con il loro rango e le loro virtù fossero adatti a questo incarico.

Infine venne deciso che il Re sarebbe stato scelto da un consiglio composto da dieci uomini scelti tra i più lodevoli del clero e dell'esercito. Venne ordinata la preghiera, il digiuno e l'elemosina, così che il cielo si sarebbe degnato di presiedere alla nomina che si stava per fare.

Coloro che erano stati invitati a scegliere il Re di Gerusalemme, giurarono alla presenza dell'esercito cristiano di coronarsi di sapienza e di virtù e non dare ascolto a nessun interesse personale, a nessun affetto particolare.


Goffredo di Buglione viene informato
della sua proclamazione a Re di Gerusalemme

Questi elettori misero la massima attenzione nello studiare le opinioni dei Crociati. Andarono persino ad interrogare i familiari ed i servi di tutti coloro che avevano pretese sulla corona di Gerusalemme, per cercare di conoscere il carattere, le inclinazioni ed ogni altro segreto dei pretendenti al trono.

I servi di Goffredo di Buglione resero la più grande testimonianza delle sue virtù domestiche e, nella loro ingenua sincerità, lo rimproveravano di un solo difetto: contemplava con curiosità le immagini ed i dipinti delle chiese e si fermava lì così a lungo, anche dopo il servizio divino, che spesso lasciava trascorrere l'ora del pranzo ed i piatti pronti a tavola si raffreddavano e perdevano il gusto.


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