1131: il regno di Folco e Melisenda
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1131: il Principato di Antiochia

Nel 1131, quando salì al trono del Regno di Gerusalemme il Conte Folco di Angiò, la discordia turbava gli stati cristiani e minacciava di rovinare il Principato di Antiochia.


matrimonio di Folco e Melisenda

Nel 1126 il diciottenne Boemondo II, figlio di Boemondo I di Antiochia, era giunto dall'Italia per raccogliere l'eredità di suo padre. Appena insediatosi fu subito attaccato da Josselin, Conte di Edessa, che ebbe il coraggio di schierarsi con i musulmani per invadere e devastare il Principato di Antiochia.

Il povero Boemondo II si trovò inoltre costretto a respingere gli attacchi dei turchi. Nel febbraio del 1130 la sua armata fu sconfitta in Cilicia dai Danishmendidi e il Principe morì in battaglia. La sua morte gettò il Principato di Antiochia nel massimo disordine: lasciava solo la figlia Costanza d'Antiochia, alla quale la debolezza della sua età e il sesso non gli consentiva di prendere le redini del governo.

Alice, vedova di Boemondo II e figlia del Re Baldovino II di Gerusalemme, tormentata, come dice Guglielmo di Tiro, “dallo spirito del diavolo” e volendo a tutti i costi diventare “la signora del paese”, per soddisfare la sua ambizione di governare, oso chiedere aiuto a Zengi, Signore di Mosul e di Aleppo, al quale inviò in dono “un destriero bianco come la neve, ferrato d'argento, con il morso d'argento, e coperto con una drappo bianco, simbolo del candore delle sue promesse”.

Baldovino II aveva represso e punito la congiura di sua figlia Alice, in cui il desiderio di dominare aveva soffocato l'amore materno, l'amore per Dio e l'amore per la patria. Ma alla morte di suo padre, la principessa, che “era peggiore di tutte le donne orgogliose e astute”, si affrettò a riprendere i suoi ambiziosi progetti.


incoronazione di Folco d'Angiò

Appena iniziò a regnare, Folco d'Angiò fu costretto per due volte a lasciare il suo regno, per riportare nel Principato di Antiochia l'ordine disturbato dalle pretese di Alice, o per respingere le invasioni dei turchi, sempre pronti ad approfittare della discordia tra i cristiani.

Gli spiriti erano talmente animati che Ponzio, Conte di Tripoli, appoggiando la figlia di Baldovino II, osò combattere contro il Re di Gerusalemme nella battaglia di Rugia: una sanguinosa sconfitta punì la sua fellonia ed Antiochia vide la pace ritornare tra le sue mura.

Sulle rive del fiume Oronte, Folco fu più fortunato perché non doveva combattere i cristiani e la vittoria che riportò sui Turchi accorsi in massa dalla Persia e dal paese di Mosul aumentò talmente la sua considerazione, che tutte le parti ancora divise nella città di Antiochia, si riunirono e non vollero più essere governate se non da lui.

Folco approfittò abilmente di questa disposizione d'animo e, per completare la sua opera, decise di dare a Costanza, figlia di Boemondo II un coniuge che la avrebbe aiutata a difendere i suoi diritti e meritarsi la fiducia dei guerrieri cristiani.

Ma la Siria non offriva al Re di Gerusalemme nessun Principe o cavaliere degno della sua scelta, così rivolse il suo sguardo verso i Principi d'Occidente scegliendo Raimondo di Poitiers per governare Antiochia, così come Baldovino II aveva scelto lui stesso per governare Gerusalemme. Così, l'Europa, che aveva fornito dei difensori agli stati cristiani d'Oriente, fornì anche i Principi ed i Re.

Raimondo di Poitiers, per nascondere i suoi progetti e confondere i nemici, fu costretto ad arrivare in Oriente in veste di umile pellegrino. Alla vigilia della sua entrata in Antiochia, Alice era convinta che Raimondo fosse venuto in Asia per sposare lei; non si era accorta dell'astuzia di Raimondo ed anche il Patriarca di Antiochia si prestò a questo trucco per evitare guai e scandalo.

Il matrimonio della figlia di Boemondo II fu celebrato con grande solennità nella chiesa di San Pietro e l'ambiziosa Alice andò a nascondere la sua vergogna a Laodicea, che aveva ricevuto come appannaggio.

1132: il declino del Regno di Gerusalemme

Folco d'Angiò, dopo aver restaurato la pace nel Principato si Antiochia, ritornò a Gerusalemme, dove trovò il suo Regno e la sua casa in preda alla discordia. Gualtiero I de Grenier, Conte di Cesarea e figliastro di Ugo II du Puiset, Conte di Giaffa, accusò il patrigno di fellonia contro il Re.


Folco d'Angiò

Questo Conte Ugo aveva attirato su di sé l'odio del Re Folco e dei signori del Regno, alcuni dicono per suo orgoglio e spirito di disubbidienza, altri perché aveva un legame “troppo familiare” con la Regina Melisenda.

Quando i baroni sentirono le accuse del Conte Gualtiero di Cesarea, proposero, secondo l'usanza del Regno, un duello in campo aperto tra l'imputato e l'accusatore (detto anche: duello di Dio) e, siccome il Conte di Giaffa non si presentò al luogo designato per lo scontro, fu subito considerato colpevole.

Ugo II du Puiset, spogliato dei suoi beni e bandito dalla sua patria, si rifugiò in Palestina, dove le prodezze di suo padre gli avevano fatto ottenere la Contea di Giaffa, che passò a suo figlio. Ugo aveva il carattere fiero e impetuoso di suo padre e, come lui, non poteva né perdonare un insulto o subire un atto autoritario. Nell'apprendere che era stato condannato senza essere ascoltato, non poté trattenere la sua rabbia ed andò subito ad Ascalona per implorare l'assistenza degli infedeli contro i cristiani.

I musulmani, approfittando della divisione che c'era tra i loro nemici, iniziarono immediatamente a devastare tutto il paese sino alla città di Arsuf. Ugo, dopo aver contratto un'alleanza criminale con i Saraceni, tornò a rinchiudersi a Giaffa, dove subito subì l'assedio del Re di Gerusalemme.


rovine della fortezza di Arsuf

La sete di vendetta animava le due parti: Folco d'Angiò aveva giurato di punire il tradimento del suo vassallo ed Ugo era determinato a seppellirsi sotto le mura di Giaffa. Prima che l'attacco iniziasse, il Patriarca di Gerusalemme interpose la sua mediazione e ricordò ai guerrieri cristiani i precetti della carità evangelica. Ugo, inizialmente respinse con indignazione la pace ma infine, abbandonato dalla sua famiglia, prestò ascolto al discorso pacifico del Patriarca ed accettò di deporre le armi. Il Re rimandò il suo esercito a Gerusalemme ed il Conte di Giaffa promise di lasciare il Regno, dove poteva ritornare dopo tre anni di esilio.

Ugo attendeva a Gerusalemme un momento favorevole per la sua partenza, quando una circostanza imprevista stava per rinnovare la lite. Un soldato bretone attaccò il Conte “mentre stava giocando a dadi di fronte al negozio di un commerciante” e lo colpì con diversi colpi di spada che lo lasciarono gravemente ferito.


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