1260: il Sultano Baibars

1260: l'avvento di Baibars

A Damasco furono demolite le Chiese; i cristiani furono perseguitati in tutte le città mussulmane, e queste persecuzioni erano foriere di una guerra in cui l'esaltazione religiosa doveva esercitare tutti i suoi furori.

Da ogni parte risonavano minacce contro i cristiani di Palestina, in tutte le provincie obbedienti ai mamelucchi si gridava alla guerra ai cristiani; lo sdegno fu tanto, che il Sultano del Cairo che aveva vinto i Mongoli, fu vittima della sua fedeltà nell'osservare l'ultima tregua conclusa con i Crociati.

Il capitano mamelucco Baibars, che già aveva ammazzato l'ultimo Sultano della famiglia di Saladino, approfittò di questa cattiva disposizione degli animi e formò un partito contro il Sultano Al-Muzaffar Sayf ad-Dîn Qutuz, rimproverandogli di agire con colpevole moderazione verso i nemici dell'Islamismo.

Quando il fervore degli animi giunse al suo eccesso, Baibars ed i suoi complici sorprese il Sultano mentre era a caccia lo ferì mortalmente; poi, tutto lordo del sangue del suo signore, raggiunse l'esercito dei mamelucchi, si presentò al luogotenente del Principe annunziandogli la morte del Sultano.


cavaliere mamelucco

Quando il luogotenente gli chiese chi avesse ucciso il Sultano, Baibars rispose: “Sono io che l'ho ucciso”; allora il luogotenente disse: “Dunque regna tu in sua vece”; strane parole che caratterizzano in un sol tratto lo spirito dei mamelucchi e quello del governo da loro fondato.

L'esercito proclamò Baibars Sultano d'Egitto e le cerimonie preparate al Cairo per ricevere il vincitore dei Mongoli servirono per l'incoronazione del suo assassino.

Dopo questa rivoluzione, i musulmani ebbero il Principe più formidabile mai avuto nella guerra contro i cristiani. Baibars fu sopranominato “la colonna della religione mussulmana” e “il padre delle vittorie”. Doveva meritarsi questi due titoli portando a compimento la rovina dei cristiani: non era ancora salito sul trono che subito dette il segnale della guerra.

1261: la predica della Crociata

I cristiani di Palestina, senza mezzi per resistere alle forze dei mamelucchi, spedirono i loro rappresentanti in Occidente per sollecitare i soccorsi.

II Sommo Pontefice si commosse per i pericoli della Terra Santa ed esortò i fedeli a prendere la croce ma, da come espresse le sue esortazioni e i motivi con le quali le spiegava, queste lasciavano capire che il suo vero desiderio era quello di vedere l'Europa armarsi contro altri nemici ben diversi dai musulmani.

Egli diceva infatti che:
“I Saraceni sanno che sarà impossibile a qualunque principe cristiano fare lunga dimora in Oriente e che la Terra Santa non avrà mai altro che soccorsi passeggeri e venuti da lontano”.


il Papa Alessandro IV

Alessandro IV era stato molto più sincero ed eloquente nelle sue circolari contro la casa di Svevia e, a suo giudizio, la guerra che aveva intrapreso nel Regno di Napoli era in contrasto con una contemporanea impresa di una guerra santa.

Inoltre la politica praticata da lungo tempo dalla Corte Romana aveva disseminato in Italia troppi germi di discordia e di turbolenze, perché i Pontefici potessero dedicarsi alle cose d'Oriente.

La Germania poi, sempre senza Imperatore e travagliata da ogni specie di dissertazioni, aveva allora due pretendenti all'Impero, cioè il Re Alfonso di Castiglia e Riccardo di Cornovaglia, che non riuscivano, né l'uno né l'altro, far riconoscere i loro diritti e ristabilire la pace fra i cristiani.

Nel medesimo tempo i baroni di Inghilterra non potevano pensare alla Crociata in quanto, condotti da Simone V di Montfort, sesto Conte di Leicester, avevano preso le armi contro il loro Re Enrico III di Inghilterra, che accusavano di aver mancato ai suoi giuramenti.

Quello di Francia fu il solo regno nel quale le preghiere dei cristiani di Palestina ebbero qualche ascolto. Alcuni cavalieri francesi presero la croce e scelsero per loro capo il Conte Ottone di Nevers, figlio del Duca Ugo IV di Borgogna. Questi furono i soccorsi che l'Europa poté spedire in Oriente.


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