1270: la seconda Crociata di Luigi IX
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1269: Luigi IX ad Aigues-Mortes

Mentre Luigi IX attraversava il suo Regno per andare ad Aigues-Mortes, dove doveva imbarcarsi l'esercito dei Crociati, dappertutto si imploravano le benedizioni del cielo per le sue armate. Il clero e i fedeli, uniti nelle chiese, pregavano per il Re e per i suoi figli e per tutti quelli che lo seguivano. Ugualmente si pregava per i Principi e i Signori stranieri che avevano preso la Croce, come se con tali preghiere li avessero voluti spingere ad affrettare la loro partenza.

Ma la maggior parte non rispose a quel religioso invito. Il Re Alfonso X di Castiglia, che aveva preso la Croce, aspirava alla corona imperiale e, oltre a questo non poteva dimenticare che i suoi fratelli si erano schierati con Corradino di Svevia durante la guerra contro Carlo d'Angiò.

Non solo le cose dell'Impero trattenevano i Principi e i Signori tedeschi, ma questi piangevano la morte del giovane Corradino e nessun uomo di quel paese voleva combattere sotto le bandiere del Re di Sicilia.

In tale disposizione degli animi si doveva pensare che il cielo fosse indignato contro i Cristiani e che la sua maledizione dovesse ricadere sulle armate dei Crociati.


il porto di Aigues-Mortes
luogo di imbarco per la Crociata del Re Luigi IX

Quando Luigi giunse ad Aigues-Mortes, non vi trovò né l'armata genovese né i principali Signori che si dovevano imbarcare con lui: gli ambasciatori di Michele VIII Paleologo furono i soli che non si fecero aspettare, poiché a Costantinopoli si aveva sempre paura della Crociata ed ora tale paura era più grande, visto l'entusiasmo dei Crociati.

Luigi IX avrebbe potuto chiedere all'Imperatore Bizantino perché, dopo aver promesso i suoi soldati, non avesse mandato altro che ambasciatori, ma alla fine si accontentò di rassicurare gli ambasciatori e li spedì al Conclave dei Cardinali per discutere sulla riunione delle due Chiese.

Frattanto i Crociati si misero in cammino da tutte le provincie, dirigendosi verso i porti di Marsiglia e di Aigues-Mortes. Il Conte Alfonso III di Poitiers giunse con un gran numero di suoi vassalli; i principali Signori conducevano con loro i migliori fra i loro soldati.

Anche alcune città avevano mandato i loro guerrieri. Ogni compagnia aveva la sua bandiera e formava un corpo separato portando il nome di una città o di una provincia. Si Potevano distinguere nell'esercito cristiano le compagnie di Beaucaire, di Carcassonne, di Chalons, di Périgord, ecc. Questi nomi eccitavano vivamente l'emulazione ma furono anche occasione di contese che il Re Luigi ebbe gran difficoltà a sedare.

Giunsero anche i Crociati di Catalogna, di Castiglia e di altre provincie della Spagna; 500 guerrieri della Frisia giunsero pieni di fiducia in un capo quale era Luigi IX, dicendo che la loro nazione era sempre stata fiera di obbedire ai Re di Francia.


Luigi IX ad Aigues-Mortes

Il Re, prima d'imbarcarsi, scrisse ancora una volta ai reggenti del regno per raccomandare loro di vigilare su i costumi pubblici, di liberare la Francia dai cattivi giudici, di rendere a tutti, e specialmente ai poveri, una pronta giustizia. Questo fu l'ultimo addio che Luigi dette alla Francia.

Prima di imbarcarsi, il Re fece un pellegrinaggio a Notre-Dame de Vauvert e in altri luoghi allora noti per santità. Il giorno della partenza, mentre saliva sulla sua nave, chiamò i figli Filippo, Giovanni e Pietro e disse loro:
“Voi vedete come già vecchio intraprendo per la seconda volta il viaggio d'oltremare, come io lascio la vostra madre già pure avanzata in età e il mio regno pieno di prosperità.
Voi vedete come, per la causa di Cristo, non ho riguardo alla mia vecchiaia e come ho resistito alla dispiacere di tutti quelli che mi erano cari.
Io sacrifico a Dio, ricchezze, onori, piaceri; vi conduco con me, voi miei cari figliuoli e conduco pure la vostra sorella maggiore; e avrei anche condotto il mio quarto figlio se avesse avuto un'età sufficiente”.

Rivolgendosi poi a Filippo gli disse:
“Ho voluto ricordarvi queste cose, affinché dopo la mia morte e quando tu sarai asceso al trono, tu non risparmi cosa alcuna per Gesù Cristo e per la difesa della sua Chiesa.
Faccia il cielo che mai né la tua moglie, né i tuoi figliuoli, né il tuo regno lo impediscano, nella via della tua salvezza!
Ho voluto dare quest'ultimo esempio a te e a tuoi fratelli e spero che mi imiterete se le circostanze lo richiedano”.

1270: la partenza della flotta Crociata

Dopo le solite preghiere e cerimonie, la flotta spiegò le vele il 4 luglio del 1270 e i giorno 8 del medesimo mese giunse nella rada di Cagliari. Gli abitanti della Sardegna, alleati o sudditi di Pisa, si spaventarono nel vedere la bandiera dei Genovesi con i quali erano in guerra e rifiutarono il porto alla flotta. I messaggi pacifici del Re Luigi potettero riuscire solamente ad ottenere il permesso di sbarcare i malati e comprare alcune provviste.


Luigi IX parte per la Crociata (miniatura medievale)

La flotta aspettò per otto giorni che le navi disperse dai venti arrivassero. Nella rada di Cagliari il Re di Francia e i suoi baroni tennero un ultimo consiglio per decidere in quale luogo e come sbarcare sulle terre degli Infedeli. Certamente si era già deciso prima sull'oggetto della spedizione; ma non sembrava certo che la decisione fosse nota ai principali capitani.

Alcuni cavalieri si opposero al progetto di portare la guerra sulle terre di un Principe che non aveva fatto alcun male ai Cristiani, mentre si lasciava in pace il Sultano di Egitto e di Siria, crudele flagello dei Cristiani.

Alcuni baroni e Vescovi ricordarono all'assemblea che, prendendo la Croce, i pellegrini avevano fatto voto di andare in Terra Santa e non sulle rive deserte dell'Africa.

Venne ricordato quello che era accaduto nella quinta Crociata, dove un gran numero di signori e di ecclesiastici si ribellarono all'idea di assaltare Costantinopoli e la severità del Papa verso i Crociati che, guardando a destra e a sinistra, avevano dimenticato il cammino per Gerusalemme.

Nella Crociata precedente, i pellegrini avevano già portato le loro armate in Egitto ed ora lo stesso Re Luigi, sedotto dalle accorte insinuazioni del Re di Sicilia e dalla speranza di convertire un principe mussulmano, adottava il progetto di assediare Tunisi e si immaginava di fare cosa gradita a Dio sbarcando sulle rovine di Cartagine.

Tunisi nel XIII secolo gareggiava per ricchezze e popolazione con le più floride città dell'Africa. Ci erano 10.000 case, tre grandi sobborghi; i prodotti di un immenso commercio la aveva arricchita e quanto l'arte della fortificazione può trovar di meglio era stato impiegato per renderla inespugnabile.

1270: l'arrivo sulla costa d'Africa

La flotta genovese uscì dalla rada di Cagliari il 15 luglio ed il 17 giunse in vista di Tunisi. Vedendo quel formidabile apparato da guerra, gli abitanti della costa d'Africa furono meravigliati e spaventati.

Subito il Califfo di Tunisi mandò dal Re di Francia un ambasciatore incaricato di ricordargli l'amicizia che si erano reciprocamente professata. L'ambasciatore mussulmano offrì a Luigi IX 80.000 scudi d'oro in segno di amicizia, ma il monarca accettò il dono senza rinunciare ai suoi progetti.

Quando la flotta si avvicinò alla costa, tutti quelli che abitavano sulla riva fuggirono sulle montagne o a Tunisi, mentre alcune navi che erano nel porto rimasero abbandonate.


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