(1461 - 1467)
IL MAGISTERO DI PIERO RAIMONDO ZACOSTA

Nel 1461, dopo Jacques de Milly, venne eletto come Gran Maestro lo spagnolo Pietro Raimondo Zacosta, e castellano di Emposta.

Nel 1462 Pietro Raimondo Zacosta convocò un Capitolo generale con lo scopo di pacificare i dis­sensi interni all'Ordine. Gli Spa­gnoli, più arditi sotto un Gran Maestro connazionale, ottennero la fondazione della Lingua di Castiglia e Portogallo, la quale costituì l'ottava sezione amministrativa nella quale venivano suddivisi i Cavalieri. Fu nella celebrazione di questo Capitolo che il titolo di “eccellentissimo” si aggiunse per la prima volta al titolo di Gran Maestro degli Ospitalieri.

Sempre nel 1462, Pietro Raimondo Zacosta, informato che Maometto II aveva posto l'assedio di Lesbo, un principato di una signoria della Repubblica di Genova, vi spedì i suoi Cavalieri per difenderle l'isola ma, traditi dai Greci, perirono tutti combattendo.

Anche il Gran Maestro Pietro Raimondo Zacosta si preoccupò di migliorare le difese dell'isola e va storicamente ricordato soprattutto per aver diviso la cerchia delle mura in otto settori, attribuendone la difesa ai Cavalieri delle varie “lingue”.

Durante il magistero di Pietro Raimondo Zacosta, uno spiacevole incidente andò a turbare i rapporti dei Cavalieri con la Repubblica di Venezia. Due galere veneziane, con a bordo mercanti e mercanzie saracene vennero attaccate e sequestrate dalle navi dell'Ordine, che resero schiavi tutti i mori trovati a bordo.

Venezia subito inviò contro Rodi una flotta di 42 navi per riavere le due galere, i passeggeri e le mercanzie confiscate. Non appena giunta, la flotta veneziana mise a ferro e fuoco le coste e gran parte dell'entroterra di Rodi. Il Gran Maestro Pietro Raimondo Zacosta, per scongiurare ulteriori danni, aderì a tutte le condizioni imposte dai Veneziani.


galera della marina Giovannita

Alcuni potentati europei, avendo notato la riluttanza di Maometto II ad attaccare Rodi, sospettavano che il Gran Maestro avesse un atto segreto di sottomissione al Sultano.

Per liberarsi di tale sospetto il Gran Maestro fece rappresentare una curiosa dichiarazione di guerra. Inviò sulle strade di Rodi un araldo ed un giullare che, non appena incontrarono l'ambasciatore del Sultano, cantando ad alta voce gli declamarono la dichiarazione dì guerra.

Ma il rimedio si rivelò peggiore del male, perché se la messinscena riuscì a far cambiare opinione ai Principi europei sospettosi, diede modo al Sultano Ottomano di organizzare i primi attacchi all'isola per fiaccare il morale dei difensori.

Il Gran Maestro dovette anche fronteggiare alcune accuse mossegli dal Re di Sicilia Giovanni II d'Aragona, che aveva chiare mire sull'Ordine di San Giovanni. Per rispondere a queste accuse dovette recarsi a Roma, dove poté dimostrare la sua innocenza. Si stava preparando per rientrare a rodi, quando il 28 febbraio 1467, morì. Il Papa ne ordinò la sepoltura nella Basilica di San Pietro.


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