La diffusione dell'Islam

Dopo la morte di Maometto nel 632, gli arabi, guidati dai quattro Califfi Abu Bakr, Umar, Othmàn e Alì, diedero inizio alla “gihad”, la guerra santa islamica, che li portò in breve tempo a conquistare diversi territori.

Fu in particolare il Califfo Umar a iniziare l'espansione, guidato da una forte convinzione religiosa. La prima zona presa di mira fu la Siria: nel 636 il generale Khalid, alla guida di un numeroso esercito, contrattaccò i bizantini che lo avevano sconfitto in precedenza, li sbaragliò ed entrò vittorioso a Damasco. Il resto della Siria fu conquistato in brevissimo tempo, grazie anche alla debolezza delle forze bizantine, lacerate da contrasti interni e invidie tra capi.

L'anno dopo fu la volta dell'Egitto, anch'esso impotente di fronte alla convinzione delle forze musulmane. Sempre nel 637, la battaglia di Al Hira diede inizio alla conquista dell'impero persiano: gli islamici giunsero fino alla capitale Ctesifone e la conquistarono senza perdere uomini e senza spargere sangue. Nel frattempo venivano compiute ripetute incursioni contro i territori bizantini nel mar Egeo: furono saccheggiate Creta, Rodi e Cipro. L'anno seguente gli arabi entrarono a Gerusalemme e conquistarono la Palestina. Poco dopo, si spinsero in Africa, sottomettendo Tripoli e annettendo le coste libiche al loro dominio.

Nel 644 però il Califfo Umar fu assassinato per mano di uno schiavo persiano e cominciarono le liti per la successione. A Umar succedette Othmàn, il quale fu ucciso a sua volta nel 656. Stessa fine toccò al suo successore, Alì, che morì cinque anni dopo.

L'espansione riprese vigorosa sotto la dinastia degli Omayyadi, una delle più importanti dinastie della storia dell'Islam. Gli Omayyadi salirono alla guida degli arabi subito dopo la morte di Alì, e dopo aver posto la loro capitale a Damasco, si espansero sia verso est, conquistando il Turchestan, sia verso ovest, occupando tutto il territorio del Magreb (attualmente Tunisia, Algeria e Marocco). La resistenza del Magreb fu però più intensa, e questa zona fu conquistata soltanto alla fine del VII secolo.

Ma chi erano i nuovi conquistatori? I musulmani seguivano la religione di Maometto, che predicava una totale sottomissione alla volontà di Allah, considerava Gesù come il più grande dei profeti ma non ne riconosceva l'essenza divina, accettava l'Antico Testamento ma non il Nuovo Testamento. I musulmani inoltre praticavano la circoncisione, la poligamia, la preghiera scandita secondo riti ben determinati, l'astinenza dall'alcol e dalla carne suina, e ritenevano che l'Islam fosse l'ultima rivelazione del Dio di Abramo, modificatrice quindi dell'Ebraismo e del Cristianesimo.

Fin da subito l'Islam aveva assunto i caratteri di una religione che imponeva il suo credo con le conquiste territoriali: nelle zone assoggettate, i musulmani davano ai pagani l'alternativa di convertirsi o morire, sebbene tollerassero, secondo certe condizioni, gli ebrei e i cristiani.


La conquista del Marocco

Nel momento in cui Rodrigo succedeva a Witiza al trono di Toledo, gli arabi avevano fermamente messo piede nel Nord del Marocco e stavano terminando la conquista della regione centrale. Gli Arabi furono fermati solo dall'Atlantico, mentre il deserto del Sahara, ambiente a loro familiare, senza dubbio non avrevve ostacolato o impedito loro avanzata; tuttavia, il loro nuovo obiettivo era alla penisola iberica. I terreni fertili, le ricche coltivazioni, le opulente città della Spagna li attirarrono talmente che, molto presto, decisero di attaccare.


Cavaliere arabo

Nonostante questo, lo fecero non senza qualche esitazione, né forse anche senza qualche ripugnanza. Un ostacolo a cui essi non erano abituati, li fece indubbiamente riflettere. Un braccio di mare li avrebbe separati dalle loro basi di partenza e avrebbe reso difficili le comunicazioni con il quartier generale dell'impero arabo, già estremamente complicate dall'enorme distanza del Marocco da Damasco.

L'impresa era rischiosa, e solo il tentarla avrebbe dovuto presupporre nessuna piccola avventatezza e molta fiducia in se stessi, e forse anche determinate garanzie di buona accoglienza nel campo avversario. Se gli arabi non avessero ricevuto qualche stimolo e, soprattutto, non avessero avuto il sostegno dei berberi, loro nuovi sudditi africani islamizzati da poco, probabilmente non avrebbero tentato di attaccare la Spagna così presto.

La conquista del Marocco non era ancora finita del tutto. Le incursioni fatte dagli arabi negli anni precedenti verso determinati punti del Maghreb estremo avevano prodotto appena dei risultati di qualche sostanza. Data la tempistica sommariamente incerta dell'avanzata degli arabi nell'Africa del nord durante l'ultimo quarto del VII secolo, è molto difficile assegnare una data sicura ai primi tentativi di islamizzazione del Marocco.


Moschea fatta costruire da Uqba ibn Nafi a Kairouan (Tunisia)

Sembra tuttavia che tra gli anni 681 e 682, provenendo da est, il generale Uqba ibn Nafi si incamminò verso Tangeri e, poi partendo da questa città, fece alcune audaci incursioni dal cuore del paese che lo portò a Walila (Volubilis), nella valle di Wadi Dar´s (Dra), ai confini dell'Alto Atlante e alle pianure del Marocco Subatlantico.La velocità del generale Uqba ibn Nafi fu così rapida che riuscì ad ottenere l'entusiasmo delle masse berbere del Marocco e consentire la sua definitiva conversione all'Islam.

I generali arabi che furono successivamente inviati in Nord Africa dai Califfi Omayyadi di Siria dovettero sottomettere, nel Maghreb centrale, la feroce resistenza dei campioni della causa berbera: Kusayla e poi il famoso Kahina. Si dovette attendere la morte del Califfo Abd Malik ibn Marwan e la proclamazione di suo figlio di Walid, nel 705, quando finalmente si completò la conquista del Marocco. Questa avvenne sotto la guida di un personaggio che era appena stato nominato governatore dell'Ifriqiya e del Maghreb, e che si chiamava Musa ibn Nusayr.

Questo Musa ibn Nusayr, al quale era riservata, insieme a Tarik ibn Ziyad, la gloria della conquista della Spagna, era, come tanti altri capi militari epoca araba, un ufficiale ambizioso e estremamente geloso della sua autorità. Già aveva giocato in Oriente un ruolo politico abbastanza significativo prima della sua nomina al governo dell'Africa del Nord, che gli era servito in passato sotto la dipendenza dell'arabo Wali d'Egitto e, successivamente, sotto la diretta dipendenza del Califfo siriano.

La campagna di Musa ibn Nusayr in Marocco ebbe un esito positivo. In primo luogo egli guidò il suo esercito a Sichilmasa e poi sulle rive del fiume Muluya, mentre uno dei suoi figli stava per sottomettere i berberi Masmuda del grande Atlante. Più tardi, Musa ibn Nusayr prese possesso di Tangeri, che però, a quanto pare, dovette rinunciare per qualche tempo e prendere possesso del presidio bizantino di Ceuta.

Poi Musa ibn Nusayr consolidò le sue conquiste esigendo da tutte le tribù berbere sottomesse la consegna dii ostaggi che dovevano essere istruiti nella nuova fede e successivamente diventare fervente propagandisti dell'Islam. Fatto questo, pensò di poter tornare in Ifriqiya, lasciando in Marocco dei luogotenenti arabi o anche ufficiali berberi. In queste circostanze lasciò come governatore di Tangeri uno dei suoi liberti, il generale Tarik ibn Ziyad.