'
dal 1016 al 1024


1016: il Califfo Ali ibn Hammud

Il Califfo Ali ibn Hammud era discendente di Ali ibn Talib e di Fatima, figlia del profeta. Il suo Califfato durò un anno, nove mesi e nove giorni. Suo padre Hammud ibn Maymun era un notabile della zona di Arcila, appartenente a una famiglia araba illuminata fortemente berberizzata.

Durante i primi otto mesi del suo regno, Il Califfo Ali ibn Hammud si assicurò la stima dei suoi sudditi gestendo rigorosamente la legge tra i berberi, fino al punto da condannare a morte un berbero che aveva raccoto un ramo di fiori da un giardino non suo.

Ma servì a poco la rigorosa attuazione della legge, i cordovani cominciarono a mormorare contro di lui considerandolo un usurpatore straniero ed esprimere apertamente la simpatia per il pretendente Omayyade Abderramán IV, che Jayran di Almería e Mundir Al Mansur avevano proclamato, il 29 aprile 1018, come Califfo di Cordova.


vita quotidiana di Al Andalus

Ali ibn Hammud cambiò la sua benevolenza verso popolo di Cordova con il terrore, levando ad alcuni notabili i loro privilegi e immunità e sottoponendo la popolazione a tutti i tipi di imposte, e indicando come responsabili dell'agitazione della plebe i suoi notabili.

I cordovani, in attesa dell'arrivo di Abderramán IV, si sollevarono contro il tiranno, che decise di porre fine al pretendente al trono del Califfato, annunciando l'intenzione di andargli incontro e attaccarlo. Tuttavia non riuscì a dare seguito alle sue intenzioni, perché tre schiavi dell'Alcázar (Munyib, Labib al Fatà e Ayib) risolsero la questione di propria iniziativa uccidento Ali ibn Hammud mentre era nel bagno. Lo colpirono sulla testa con pesante un secchio di rame e lo pugnalarono, per poi evadere rapidamente dall'Alcázar.

Furono le sue concubine, inquiete per il suo ritardo, che scoprirono il suo corpo in una pozza di sangue. I suoi sostenitori avvertirono suo fratello, Qasim ibn Hammud, il quale si trasferì a Cordova, prese il corpo del defunto Califfo, fece fare le necessarie preghiere e inviò la sua bara a Ceuta, dove fu sepolto.

Due degli assassini furono rintracciati e crocifissi sul ponte di Cordoba. I berberi rapidamente proclamarono Califfo Qasim ibn Hammud tre giorni dopo la morte di suo fratello, cioè il 22 marzo 1018.


1017: il Conte Garcia Sanchez di Castiglia

Nel 1017, alla morte di suo suocero il Conte Sancho Garcia di Castiglia, divenne Conte di Castiglia suo cognato, García Sánchez, che aveva ancora nove anni; allora il Re Sancho III Garcés di Navarra, fu nominato tutore del piccolo Conte di Castiglia.

Durante la sua minore età la reggenza fu esercitata da diversi nobili castigliani e dalla madre Urraca Gómez, che dal 1025, anno in cui García raggiunse la maggior età, si ritirò nel monastero di Covarrubias, ma Garcia Sanchez rimase sotto la protezione del Re Sancho III di Navarra.

Il Re Alfonso V di León cercò di approfittare della situazione, occupando alcune terre della Contea di Castiglia, ma Sancho III Garcés eagì respingendo l'esercito di Alfonso V da tutto il territorio occupato.

Nello stesso tempo però Sancho III Garcés di Navarra cercò di trovare un accordo con il Re di León; l'accordo fu trovato nel 1027, con la pianificazione del matrimonio tra il giovane Conte di Castiglia e Sancha, figlia del Re di León.

Nel 1029, però, quando Garcia Sanchez si recò a León per conoscere la sua promessa sposa, fu ucciso all'uscita dal palazzo reale di León, probabilmente da nobili castigliani esiliati nel Regno di León.

Alla sua morte, la Contea di Castiglia passò alla sorella Munia, moglie del Re Sancho III di Navarra, che ne prese possesso assieme alla moglie sino al 1032, facendola governare da suo figlio Ferdinando.


1017: il Conte Berengario Raimondo I di Barcellona

Il Conte Raimondo Borrell di Barcellona morì nel 1017 e gli successe il figlio Berengario Raimondo, che aveva solo 12 anni, per cui la reggenza andò a sua madre Ermesinda di Carcassonne.

Ermesinda di Carcassonne mantenne la reggenza delle Contee di Barcellona, Girona e Osona sino al 1020, quando il Conte Berengario Raimondo I di Barcellona raggiunse la maggiore età. Berengario Raimondo continuò comunque a governare mantenendo sua madre come principale guida e consigliera.

Berengario Raimondo I di Barcellona fu senza dubbio un uomo di pace che cercò l'armonia con tutti i suoi vicini; allo stesso tempo però il suo potere si ridusse di fronte alle richieste dei feudatari, che vedevano nella guerra il modo migliore di conquistarsi gloria e ricchezze, per cui di fronte alla sua politica di pace nei confronti dei Al Andalus, portò i suoi feudatari ad esercitare azioni isolate, al di fuori del controllo del Conte.

Poco prima di morire, nel 1035, Berengario Raimondo I divise il suo dominio in tre parti: a Raimondo Berengario andarono parte delle Contee di Barcellona e di Gerona fino al fiume Llobregat; a Sancho andò l'altra parte delle Contee di Barcellona e di Gerona, tra il fiume Llobregat ed il confine con Al Andalus; a Guglielmo andò la Contea di Osona.


1018: il Califfo Abderramán IV

In realtà questo Omayyade, pronipote Abderramán III non governò affatto. Egli visse durante la fine del Califfato omayyade di Al Andalus e l'inizio dei “Regni di Taifa”. Due di questi Re di Taifa, non ancora indipendenti del potere di Cordova, in particolare Jayran di Almería e Mundir Al Mansur, proclamarono, il 29 aprile 1018, Abderramán IV come Califfo di Cordova.

A quel tempo governava a Cordova come Califfo il berbero di origine africana Qasim ibn Hammud, che aveva sostituito suo fratello Ali ibn Hammud, ucciso nel 1018, proprio quando stava per andare a Jaén a sbarrare la via al Califfato di Abderramán IV.

La ribellione di Abderramán IV avvenne nel levante Al Andalus, dove si era ritirati durante le rivolte che ebbero luogo alla fine del Califfato di Hisam II. Da lì partì, in compagnia dei suoi sostenitori, verso Cordova. Prima, passò per Granada, dove governava il berbero Zawi ibn Ziri.

Avvicinandosi a Granada aveva inviato una lettera a Zawi ibn Ziri, sollecitandogli la sottomissione, ma Zawi ibn Ziri rispose negativamente. Abderramán IV, infuriato, decise di attaccare, ma Zawi ibn Ziri era pronto a riceverlo e, dopo diversi giorni di scontri, sconfisse il pretendente, mentre gli eserciti che lo sostenevano, fuggirono. Tradito dai suoi stessi sostenitori, Abderramán IV fu assassinato vicino a Guadix, senza aver regnato un singolo giorno.


1018: il Califfo Qasim ibn Hammud

Dopo l'assassinio del Califfo Ali ibn Hammud, suo fratello Qasim ibn Hammud fu chiamato a Cordova dai soldati berberi, dove arrivò sei giorni più tardi e fu proclamato Califfo con il titolo onorifico al Mamun.

Nonostante le sue benevoli prime misure di governo e il fallimento del pretendente al trono degli Omayyadi, Abderramán IV, la tesa situazione sociale e politica del Califfato lo portò a fare affidamento sui mercenari neri che aveva reclutato nel nord dell'Africa e che usava come corpo di guardia.

Una insurrezione dei berberi ottenne il sostegno di due dei suoi nipoti, Yahya ibn Ali al Mutali e Idris, figli di suo fratello Ali ibn Hammud, rispettivamente governatori di Tangeri e di Malaga. Yahya ibn Ali al Mutali decise di intervenire ma, poco prima della sua entrata a Cordova, Qasim ibn Hammud si rifugiò a Siviglia dove i suoi abitanti lo proclamarono “amir al muminin” (principe dei credenti), mentre suo nipote Yahya ibn Ali al Mutali usurpò il trono del Califfo. Tuttavia Yahya ibn Ali al Mutali attraversò le stesse difficoltà del suo predecessore e fu costretto a rifugiarsi a Málaga, circostanza consentì a Qasim ibn Hammud di ritornare sul trono del Califfato.

Mesi più tardi, una nuova insurrezione dei cordovani, che trovò Qasim ibn Hammud impotente a frenare, provocò una nuova fuga del Califfo, questa volta a Jerez de la Frontera. Yahya ibn Ali al Mutali, saputa la cosa, assediò Cadice, catturò Qasim ibn Hammud e, assieme a due dei suoi figli, lo imprigionò a Malaga dove pochi anni dopo fu assassinato.


1023: il Califfo Abderramán V

Il Califfo Abderramán V (Abderramán ibn Hisam ibn Abd al Yabbar ibn Abderramán Al Nasir), che prese il titolo di “al Mustazhir bi-llah” (che chiede aiuto Dio), il cui Califfato durò solo 47 giorni, era uomo di grande cultura letteraria e raffinato poeta. Era fratello del Califfo Muhammad ibn Abd al Yabbar al Madhi, che diede inizio alla guerra civile del 1008, e fu proclamato Califfo il giorno della partenza di Qasim ibn Hammud da Cordova, il 2 dicembre 1023.

Cordova, dopo la partenza di Qasim ibn Hammud, era determinata a nominare come Califfo nuovamente un principe Omayyade. Il 2 dicembre 1023, nella Moschea di Cordova, si presentarono come candidati tre discendenti di Abderramán III: Sulayman, figlio di Abderramán IV, Muhammad ibn al Iraq e Abderramán ibn Hisam. Si vide presto che la maggioranza dei voti sarebbe caduta su Muhammad ibn al Iraq.


la pregliera nella Moschea di Cordova (dipinto di Edwin Lord Weeks)

Quando ecco che apparve Abderramán ibn Hisam, scortato da da due Emiri e da un gran numero di soldati armati di tutto punto. Questo fatto spaventò talmente il Visir, si precipitò a baciare le mani e a giurare fedeltà al pretendente, il quale fu riconosciuto come Califfo anche dagli altri due altri candidati. Abderramán ibn Hisam prese il soprannome Califalle di “Al Mustazhir bi-llah” (colui che chiede aiuto a Dio).

Il nuovo Califfo non riuscì a raddrizzare il declino del Califfato: il tesoro era esaurito e quindi non aveva i mezzi per esercitare la sua autorità su una popolazione così turbolenta e disposta alla ribellione come quella di Cordoba. Per procurarsi denaro, il nuovo Califfo ricorse ad espedienti illegali che presto lo resero impopolare tra le classi lavoratrici e tra il volgo. Inoltre gli mancavano dei soldati agguerriti, e accolse nel suo Alcázar un gruppo di berberi giunti a offrire i loro servizi.

Questa sconsideratezza fu sufficiente a essere innescare una rivolta nella città, poiché, ancora di recente, la popolazione aveva sofferto notevolmente per l'occupazione dei berberi. La popolazione, incitata dai nordafricani, uccise tutti quelli che poteva e prese l'Alcázar di Cordova. Il Visir, i notabili e gli sceicchi ai quali il Califfo aveva estorto del denaro e li teneva prigionieri, furono messi in libertà dalla plebe.

Tutti penetrarono nell'harem e lo profanarono. Il Califfo cercò di fuggire dal Palazzo, però, mentre cercava di passare da una porta, Mahmud e Anbar, che giorni prima si erano messi al comando della rivolta, glielo impedirono. Quindi cercò di nascondersi nella legnaia del bagno turco con alcuni berberi. Accorsero numerosi soldati e lo presero da lì, con camicia annerita e in uno stato orrendo e, nello stesso stato in cui si trovava, fu portato dal suo cugino paterno Muhammad ibn Abderramán, il futuro e incapace Califfo Muhammad III, che, il 17 gennaio 1024, ordinò di ucciderlo.