EL CID AL SERVIZIO DEL RE SANCHO II DI CASTIGLIA


Rodrigo Díaz, alfiere di Castiglia


El Cid Campeador alfiere di Castiglia
(illustrazione di Justo Jimeno perla rivista “La España Medieval”)

Con l'ascesa al trono di Castiglia di Sancho II nell'ultimo giorno del 1065 e fino alla morte del Re nel 1072, El Cid poté godere del favore del Re come magnate al suo seguito, con l'incarico di “Armiger Regis” (armigero reale), il cui ruolo era simile a quello di alfiere, cioè capitano supremo dell'esercito.

In questo periodo Rodrigo Díaz de Vivar era già noto per il suo eccezionale valore, per aver sconfitto il cavaliere navarrese Jimeno Garcés per il possesso di alcuni castelli di frontiera, tra i quali quello di Pazuengos.


La guerra dei tre Sanchi


il Re Sancho II di Castiglia
(illustrazione di Justo Jimeno per la rivista “La España Medieval”)

Dopo che nel 1065 Sancho II era succeduto al padre Ferdinando I sul trono di Castiglia, iniziarono i conflitti con la Navarra che sfociarono nel 1067 in quella che fu denominata “la guerra dei tre Sanchi”, che vide contrapposti al Re Sancho II di Castiglia, il Re Sancho IV di Navarra ed il suo alleato, Sancho Ramírez d'Aragona.

In questa breve guerra si liberarono le tensioni accumulate fin dai tempi in cui Fernando I di Castiglia cedette a suo fratello Garcia III di Navarra alcuni territori castigliani per riprenderli con la forza dopo che castigliani si sollevarono contro il governo della Navarra.

Così Sancho IV di Navarra penetrò con le sue truppe in terre castigliane e, nelle vicinanze di Viana (Navarra), affrontò Sancho II di Castiglia. I castigliani guidati da Rodrigo Díaz de Vivar riportarono una iniziale vittoria che permise a Sancho II di Castiglia di recuperare le terre della Bureba e dellaRioja Alta.

Dopo una serie di attacchi da parte di Sancho II di Castiglia Sancho IV di Navarra chiese aiuto a suo cugino Sancho Ramírez di Aragona, il quale, con questa guerra, intendeva vendicare la morte del padre, il Re Ramiro I di Aragona, ucciso alla battaglia di Graus.

Così Sancho IV di Navarra ed il suo alleato, Sancho Ramírez d'Aragona penetrarono con le loro truppe in terre castigliane e, nelle vicinanze di Viana (Navarra), affrontarono Sancho II di Castiglia.

La guerra si concluse nel 1067 senza nessun vincitore assoluto. Sancho II di Castiglia strappò alla Navarra La Bureba, i Montes de Oca e Pancorbo.


La battaglia di Llantada

Sancho II di Castiglia aveva ricevuto come fatale eredità familiare, la guerra con il León: suo nonno, il Re Sancho III Garcés di Navarra e lo stesso padre, Fernando I, avevano entrambi assediato e successivamente conquistato León, la “Città Regia”.


El Cid Campeador alla battaglia di Llantada
(illustrazione di Justo Jimeno per la rivista “La España Medieval”)

Il primogenito di Fernando I non poteva sopportare che il Regno di León, regno imperiale, fosse andato al secondo figlio; l'idea unitaria visigota, violata da Fernando I nella distribuzione dei regni, doveva essere ripristinata, pur tenendo per centro la Castiglia.

Dopo la morte della Regina Madre Sancha I di León, lo spirito battagliero di Sancho II e l'alto prestigio del suo alfiere el Campeador rianimarono come mai prima le antichi brame dei castigliani; così scoppiò la guerra con il León.

Questa avvenne tre mesi dopo l'incontro dei due fratelli a Burgos, in occasione del restauro del monastero di Oca, alla presenza de El Cid. Sancho e Alfonso concordarono il giorno e il luogo per la battaglia.

questa sarebbe avvenuta il 19 luglio 1068, al confine dei Regni di Castiglia e León, sulle rive del Pisuerga, in un campo nei pressi di Llantada, sulle rive del Pisuerga, vicino all'attuale città di Lantadilla (Palencia).

Il risultato della battaglia di Llantada si concluse con Sancho II di Castiglia e il suo alfiere Rodrigo che misero in fuga Alfonso VI di León. Rodrigo aumentò il suo prestigio (è in questo momento che iniziò a essere chiamato “El Campeador”), ma si guadagnò anche diversi nemici nella Corte Leonese e anche tra i nobili castigliani, in quanto come membro della bassa nobiltà, era visto di mal occhio dai nobili di più alto rango.

Secondo quanto era stato stabilito prima della battaglia, il Re vittorioso avrebbe ricevuto il Regno del fratello senza ulteriori bataglie, ma Alfonso fuggì a León e non pensò per niente di rispondere alla condizione concordata. Era forse un po' arcaico questo accordo che dava alla battaglia, secondo le usanze germaniche, il valore di un giudizio di Dio che decideva da quale parte era la ragione.


La spartizione del Regno di Galizia

Malgrado che Sancho II di Castiglia avesse sconfitto suo fratello Alfonso VI di León nella battaglia di Llantada, le relazioni tra i due fratelli rimasero buone. Alfonso VI continuò a regnare in León e in quello stesso anno (1068) osteggiò suo fratello García, Re di Galizia, in guerra con il Re della Taifa di Badajoz, che era tributaria del Regno di Galizia.

Tre anni più tardi, Sancho II di Castiglia e Alfonso VI di León, deposero la loro inimicizia e si accordarono per prendersi il Regno di Galizia, che aveva ereditato Garcia, il più giovane dei figli di Fernando I.

Nel 1071 Sancho II di Castiglia e Alfonso VI del León entrarono in Galizia, dove sconfissero definitivamente García I di Galizia e lo obbligarono ad abdicare e andare in esilio alla corte del suo tributario Al Mutamid, Re della Taifa di Siviglia, ma questo non fu sufficiente a porre fine ai combattimenti tra i due fratelli.


La battaglia di Golpejera

Il compromesso tra Sancho II e Alfonso VI durò molto poco. La vecchia discordia riemerse e i due fratelli decisero ancora una volta di scontrarsi in battaglia sui campi di Golpejera, nei primi giorni di gennaio del 1072.

Recenti studi presso l'Università di Navarra indicano che la battaglia fu combattuta nella località di Villarmentero de Campos (Palencia), situata a 10 km dalla città fortificata di Santa María de Carrión de los Condes, capitale della Contea governata dall'importante famiglia dei Beni-Gomez, dove ancora oggi esistono località denominate “Golpejera”, “La matanza” o “Las tiendas”.


Sancho II alla battaglia di Golpejera
(miniatura da un manoscritto medievale)

Secondo la cronaca del leonese Lucas de Túy, scritta più di un secolo e mezzo dopo la battaglia:“questa fu tremenda, con tale massacro da una parte e dall'altra, che non la si può ricordare senza dolore”.

Infine il Re Sancho II di Castiglia girò le spalle e abbandonò il campo di battaglia con tutto il suo esercito. Poi El Cid Campeador rianimò il suo Re dicendogli: “Ecco qui i galiziani, con tuo fratello il Re Alfonso, che dopo la vittoria può dormire tranquillo nelle nostre stesse tende; piombiamo su di loro all'alba e li vinceremo

Sancho II di Castiglia annuì e, rimesso insieme il suo disperso esercito, alla prima luce dell'alba piombò sui rilassati leonesi e, visto che questi riposavano disarmati, furono sconfitti e il Re Alfonso VI fu preso prigioniero mentre era a pregare nella Chiesa di Santa María de Carrión.

El Campeador, secondo la versione castigliana come leonese, fu il diretto responsabile della grave sconfitta di Alfonso V nella città dei Beni-Gomez; fu la prima causa della caduta di Alfonso.

Il Re Sancho II di Castiglia condusse suo fratello incatenato per diverse città e castelli di León per dimostrare la sottomissione del Re sconfitto; poi, seguendo l'uso neogotico leonese, fu unto e incoronato a León il 12 gennaio 1072.


il Re Alfonso VI in catene
(illustrazione di Justo Jimeno perla rivista “La España Medieval”)

Era la terza volta che un Signore di Castiglia conquistava la città regia e imperiale di León: Sancho III di Navarra, Fernando I di Castiglia e Sancho II di Castiglia, affermavano in maniera continuativa la rovina dell'egemonia Leonese e l'inizio vittorioso di quella Castigliana.

Alfonso VI, l'ex Re di León, fu imprigionato da suo fratello al castello di Burgos, dove non ancora un anno prima era stato prigioniero l'altro fratello, García. Ma l'infanta Urraca, vedendo in pericolo il su fratello prediletto, andò subito a Burgos a intercedere per lui; cosi Sancho II permise ad Alfonso, dopo avergli fatto giurare la sua fedeltà, di andare in esilio nel Regno musulmano della Taifa di Toledo, suo vassallo, dove Al-Mamun di Toledo lo accolse con tutti gli onori, offrendogli il castello di Brihuega, dove Alfonso poté avere una piccola Corte.

Molto probabilmente fu in questa battaglia che El Cid si guadagnò il soprannome di “Campeador”, vale a dire “il Battagliero”, soprannome che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita, fino al punto di essere comunemente conosciuto, sia dai cristiani che dai mori, come “Rodrigo el Campeador”.


La cospirazione della Principessa Urraca

Sancho II fu intitolato Re di León entro il gennaio del 1072. Tuttavia, diversi nobili leonesi si rifiutarono di riconoscerlo come tale; alcuni diplomi pubblici dell'epoca recano l'intestazione: “regnante rege Adefonso in Legione”, come se non fosse avvenuta la messa al bando di Alfonso VI.

Alfonso VI stava andando in esilio in compagnia del suo vassallo Pedro Ansúrez, Conte di Carrión e capo della grande famiglia dei Beni-Gomez.

Nel frattempo la Principessa Urraca, sorella di Alfonso VI e di Sancho II e Signora di Zamora, riunì intorno a lei la nobiltà leonese che non accettava il nuovo Re e che continuava a preferire Alfonso VI.

In realtà non si trattava di un problema di successione tra fratelli, ma di una lotta secolare tra i proprietari della ricca terra agricola di León e i proprietari della terra da pascolo della Castiglia.


El Cid su un francobollo spagnolo

Ancora una volta un Re di Castiglia si era appropriato di León, la città imperiale, e come ai tempi del Conte Fernán González, del Conte Sancho III e del Re Fernando I, i grandi signori leonesi erano stati sconfitti da quella banda di nuovi arrivati dalla Castiglia.

Pertanto i nobili del León, capeggiati da Pedro Ansúrez, alfiere di Alfonso VI, scontenti della nuova situazione, non accettarono il fatto compiuto, si recarono a Zamora dalla Principessa Urraca e, insieme a lei, si sollevarono contro Sancho II.

Sancho II di Castiglia, dopo aver espugnato la Signoria di Toro della sorella Elvira, il 4 marzo del 1072, pose l'assedio a Zamora.


L'assassinio di Sancho II

Sancho II stava tentando di togliere la Signoria di Zamora a sua sorella la Principessa Urraca, la quale, assistita dal suo precettore Arias Gonzalo, si era trincerata nella città.

Sancho II aveva capito che se non riprendeva Zamora non poteva essere chiamato “Signore di Spagna” e mandò El Cid Campeador a proporre alla Principessa Urraca la consegna pacifica di Zamora. Dopo la risposta negativa di Urraca, Sancho II decise di mettere la città sotto assedio.


l'assedio di Zamora

Erano passati 6 mesi e 7 giorni dall'inizio dell'assedio e gli assediati, stanchi e afflitti dalla fame, fecero un ultimo tentativo contro Sancho II. Il cavaliere zamorano Vellido Dolfos, amante della Principessa Urraca, con l'intento di liberare la città dall'assedio di Sancho II, decise di assassinare il monarca.


El Cid Campeador
(illustrazione di Justo Jimeno perla rivista “La España Medieval”)

Vellido Dolfos finse di fuggire dalle fila di Urraca e, comportandosi come un traditore, finse di offrire il suo vassallaggio a Sancho II, conquistando la fiducia del Re che accettò volentieri.

Il 7 ottobre del 1072, durante una ricognizione intorno alla città assediata per cercare potenziali debolezze nelle mura di Zamora, il cavallo del Re si fermò per soddisfare delle esigenze personali, dando a Vellido la possibilità di prendere la lancia che stava trasportando.

Quando il Re si separò dalla sua guardia personale per defecare in un luogo appartato, Vellido approfittò della sua debolezza per trapassarlo con la lancia alla schiena.

Il traditore fuggì rapidamente per rifugiarsi a Zamora dopo il regicidio, cercando la protezione della Principessa Urraca. Secondo alcune versioni sull'accaduto, Rodrigo Díaz inseguì il traditore sino aalle porte della città, ma non riuscì a prenderlo, visto il vantaggio che aveva Vellido.


El Cid raccoglie il corpo di Sancho II di Castiglia
(illustrazione di Justo Jimeno perla rivista “La España Medieval”)

Il Re Sancho II, morendo, capì che la sua morte era il risultato delle azioni che commesse durante la sua vita. Una volta che il chirurgo tagliò le estremità della lancia, non fu più possibile estrarne la parte centrale per paura di una emorragia. Il Re indicò che è stato Vellido Dolfos ad trafiggerlo e confessò a tutti i peccati che aveva commesso verso i suoi fratelli, il Re Alfonso VI di León, il Re García di Galizia ed Elvira, Signora di Toro, in violazione del testamento fatto da suo padre Fernando I.

Poi El Cid raccolse il corpo del suo signore assassinato davanti alle mura di Zamora, e lo fece trasportare nel Monastero di San Salvador di Oña, dove tutt'oggi è sepolto.

Alcuni nobili Zamorani sollecitarono la Principessa Urraca a consegnare il traditore ai castigliani, vista l'infamia con cui fu data la morte a Sancho II. Vellido Dolfos fu tenuto in prigione per nove giorni, il termine stabilito dalla legge locale per cui il danneggiato poteva pretendere che l'indagato venisse processato.

Alcuni sostengono che Vellido abbandonò Zamora con l'acquiescenza di Urraca e si diresse verso le terre dei Mori, altri sostengono che fu consegnato a castigliani e squartato da quattro cavalli.


la morte di Vellido Dolfos (da una miniatura medievale)

Con la morte di Sancho II terminò l'assedio di Zamora. Il suo corpo fu trasferito al monastero di San Salvador de Oña, a Burgos. I suoi fratelli riguadagnarono i loro troni, ad Alfonso il León e a García la Galizia. Nel 1073 Alfonso concertò un'incontro con suo fratello García, durante il quale lo fece catturare e imprigionare nel castello di Luna, dove morì nel 1090.